Foto Roberto Monaldo / LaPresse 06-06-2018 Roma Politica Camera dei Deputati - Voto di fiducia al governo Conte Nella foto Giovanni Tria Photo Roberto Monaldo / LaPresse 06-06-2018 Rome (Italy) Chamber of Deputies - Vote of confidence in the Conte government In the photo Giovanni Tria
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
06-06-2018 Roma
Politica
Camera dei Deputati – Voto di fiducia al governo Conte
Nella foto Giovanni Tria
Photo Roberto Monaldo / LaPresse
06-06-2018 Rome (Italy)
Chamber of Deputies – Vote of confidence in the Conte government
In the photo Giovanni Tria

Poche ore fa il Ministro Tria ha dichiarato “Parlare di pace fiscale non significa varare un nuovo condono”, ma piuttosto significa “fisco amico”. Casomai ha pure ragione, il problema è capire amico di chi.

Questo provvedimento, esattamente come molti altri varati dai governi precedenti e proposti dall’attuale (sgravi fiscali, flat tax) si regge sulla retorica secondo la quale se i ricchi pagano meno tasse allora “girano” più soldi, si fanno più assunzioni, l’economia riparte e ne gioviamo tutti.
Ovviamente è ancora presto per capire come funzionerà il condono delle cartelle che sarà inserito in Legge di Bilancio 2019, ma si parla di una possibile estensione per debiti fino a 1 milione di euro. Quello che invece possiamo già dire, sulla base dei condoni del passato, delle manovre salva-speculatori, è che non vi è alcuna connessione tra questi o l’abbassamento delle tasse e la ripartenza dell’economia. Se pago meno tasse o mi vengono condonato quello che non ho pagato posso, certo, scegliere di assumere un dipendente in più o di spenderli al negozio sotto casa (bha!), contribuendo a far “girare l’economia”, ma posso anche pensare di comprare un immobile, di fare investimenti finanziari, di mettere i soldi in banca. Su questo non c’è certezza, è certo invece che, con questo andazzo, i servizi che servono a tutti, in primis scuola e sanità, subiranno ulteriori tagli e peggioreranno, che ci saranno nuove privatizzazioni.
D’altronde già in campagna elettorale Luigi Di Maio, rivolgendosi al mondo delle imprese, aveva dichiarato che loro obbiettivo una volta al Governo era invertire l’onere della prova, non è il contribuente a dover dimostrare di aver pagato regolarmente, ma lo Stato a doverlo eventualmente beccare. Altro che lotta all’evasione fiscale!
Evidentemente gli unici a cui si vuole continuare a mettere “le mani nelle tasche” sono i lavoratori, i dipendenti – che a questo gioco dell’evasione non possono, anche volendo, partecipare – lasciando stare in pace a fare i loro porci comodi quelli che già hanno e che, senza dare nulla in cambio, prosciugano le nostre risorse.
Viola Carofalo

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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