Michele Santoro durante la presentazione del programma ''M'' in onda su Rai3 da giovedi 11 gennaio 2018, Roma, 8 gennaio 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

Michele Santoro, con una lettera indirizzata ai Presidenti di Camera, Rai e Vigilanza, pubblicata sul sito www.michelesantoro.it, interviene sul quesito rivolto alla concessionaria pubblica dai parlamentari leghisti Paolo Tiramani, Giorgio Maria Bergesio, Massimiliano Capitanio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Igor Giancarlo Iezzi e Simona Pergreffi rispetto a indiscrezioni circa un’eventuale collaborazione lavorativa del conduttore con Rai 2. Al Presidente della Camera Al Presidente della Commissione di Vigilanza Rai e p.c. al Presidente della Rai Gentili Presidenti, in questi giorni si è parlato di un’interrogazione o di un quesito presentato (non so se, non so quando e in quale forma) in Commissione Parlamentare di Vigilanza da esponenti della Lega. In estrema sintesi si chiedeva alla Rai “di sapere se a Santoro sia stato affidato dal Direttore di Raidue, Carlo Freccero, il compito di lavorare a un programma d’informazione e con quali compensi”. Ho deciso di sollecitare la vostra attenzione perché si tratta di un’iniziativa senza precedenti. Non solleva, infatti, obiezioni di merito su fatti, accordi reali o (cosa che sarebbe comunque grave) trattative in corso. In assenza di qualsiasi notizia di stampa sull’argomento, utilizza voci di corridoio per diffondere falsi allarmi e costringere la Rai a chiudermi la porta in faccia. A scanso di equivoci, voglio precisare che discutere della conformità dei contratti e dei contenuti delle trasmissioni agli indirizzi parlamentari rientra perfettamente nelle prerogative della Commissione; ma ciò non può permettere di interferire sui diritti individuali e sulla libertà d’informazione che, fino a prova contraria, restano principi costituzionalmente garantiti. Ricordo, prima di tutto a me stesso, che la Rai è un Servizio Pubblico della cui autonomia è custode il Parlamento e non il Governo, anche se i partiti ieri come oggi hanno spesso provato a trasformarlo in un organo della maggioranza. Ciò contrasta con la legge, che indica la rappresentazione plurale della società come l’obiettivo da perseguire; e il fatto che il Governo sia stato decisivo nel rinnovare i vertici della Rai non libera i nuovi dirigenti dal dovere di provvedere all’offerta televisiva in piena autonomia e respingendo pressioni indebite. In un’altra epoca la magistratura è dovuta intervenire per sanzionare duramente la Rai per aver chiuso una mia trasmissione senza valide ragioni editoriali. Penso che, da qualunque prospettiva guardiamo a quei giorni, riprodurre un clima che pensavamo di esserci messi definitivamente alle spalle non serva al Paese. “È vero che Santoro tornerà a collaborare con la Rai? E con quali compensi?”. Sono domande improponibili, ledono il diritto privato e impediscono a un professionista di svolgere liberamente la sua attività; inoltre una siffatta formulazione assume un grado di deterrenza nei confronti non di una collaborazione esistente ma di qualsivoglia ipotetica futura collaborazione, quando la Costituzione Italiana “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Vi chiedo scusa di aver distratto la vostra attenzione dai vostri impegni istituzionali; ma ho ritenuto di sollevare la questione non per me stesso ma perché sento messi in discussione princìpi fondamentali. Noi giornalisti, in particolare quelli che lavorano o collaborano con la Rai, siamo sempre richiamati al rispetto di regole e regolamenti elaborati dai parlamentari in quanto espressione del popolo. Ma nemmeno il popolo può conferire loro l’autorità di agire offendendo i principi fondamentali a cui si ispira la nostra Repubblica. Almeno fino a quando resteremo una democrazia. Spero che il vostro intervento possa ristabilire un clima di rispetto, scoraggiare altre iniziative inopportune e fare in modo che ciascuno con le sue idee possa contribuire a far crescere civilmente e culturalmente il nostro Paese.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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