Viaggio a Khan Sheikoun, la roccaforte di Al Qaida ripresa dall’esercito siriano con l’appoggio di Mosca. Ma per il Cremlino l’offensiva di Idlib coincide con l’inizio di una nuova strategia politico militare che punta a mettere da parte l’Iran e la Turchia e dar vita al nuovo assetto istituzionale della Siria.
Carcasse di carri armati, blindati rovesciati, case sbriciolate dalle bombe, camion carichi di militari e civili che arrancano tra le rovine. La strada, disegnata tra macerie, trincee e campi di battaglia corre da ovest a est. Lungo il suo asse si è snodata l’offensiva che ha portato l’esercito di Damasco e i suoi alleati russi dentro Khan Sheikoun.
Qui, fino a qualche giorno fa, comandava Tahrir Al Sham, la costola siriana di Al Qaida, meglio conosciuta con il vecchio nome di Jabhat Al Nusra. Ora qui sventolano decine di bandiere siriane. Ma la vita stenta a tornare.
Khan Sheikun più che una città liberataè una città fantasma. In verità nel centro della città non si è combattuto molto. Per capirlo basta confrontare i condomini del versante ovest e nord ovest, ridotti a misere gruviere annerite, con i palazzi abbandonati, ma praticamente intatti, del centro. Segno che i ribelli vista la mala parata hanno preferito ritirarsi tre chilometri più a nord portandosi dietro le famiglie di militanti e simpatizzanti.
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