Il ricordo della notte delle matite: “La società non può avanzare se la memoria muore”


Francesco Cecchini, tradotto dall’ Agenzia Paco Urondo.


Gustavo Calotti, sopravvissuto alla Notte delle matite, ha offerto la sua testimonianza a La Garganta Poderosa, in occasione del 43 ° anniversario del rapimento e della scomparsa di giovani studenti nella città di La Plata. Così Calotti ha ricordato: Alcuni giorni fa mi è stato chiesto un ricordo di quella mattina, esattamente 43 anni fa, nella Notte delle Matite. L’8 settembre mi hanno portato via dall’ufficio dove lavoravo. Immaginai nel limite dei miei 17 anni e nonostante la militanza,che sarebbe stata una cosa veloce, che mi avrebbero ucciso e subito. Non mi sarei mai aspettato simili torture, una tale crudeltà e una tale perversione indelebile. È un dolore senza fine, un’agonia, perché dopo la sessione di colpi venivano di nuovo a cercarti e sai che lo faranno ancora e ancora. Ciò è stata la cosa più orribile.
Gustavo Calotti ha reso onore al lavoro sociale e militante dei suoi compagni, scomparsi nell’ultima dittatura militare: Ricordo con affetto tutti i miei compagni, perché la memoria è un muscolo che senza esercizio si atrofizza. Dei dieci studenti sequestrati il 16 settembre, pochi giorni prima e dopo, solo in quattro siamo sopravissuti. E i sei spariti restano nel tempo quello che erano: molto giovani. A volte penso che non sono con noi perché erano i migliori. Insieme abbiamo sognato di fare la rivoluzione, ci siamo sentiti molto vicini all’esperienza cubana. Volevamo una società senza sfruttatori o sfruttati; un paese dove non dobbiamo soffrire quello che oggi ci fa tanto male: una miseria totale, una totale sofferenza, bambini che dormono in strada, fabbriche chiuse, l’Argentina fortemente indebitata e i diritti umani violati; l’unica risposta che questo governo offre al popolo è la violenza.”
Alla fine Gustavo Calotti ha fatto riferimento al momento politico che sta attraversando il paese e all’importanza della memoria e della militanza per la liberazione del nostro popolo: “Credo profondamente che la liberazione stia nell’educazione e nello spirito critico, ed è per questo che la La notte delle Matite deve rimanere nella nostra memoria come una piccola fiamma sempre accesa, presente nella condanna dei genocidi impuniti in modo che non si ripeta, la società non può andare avanti se il ricordo muore o se i giovani lo ignorano della politica come strumento per cambiare la realtà. Dobbiamo concentrarci anima e corpo su questo, per cambiare il paese e il mondo, lasciando da parte l’aspetto più materiale . Questo è fare politica! ”

http://www.agenciapacourondo.com.ar/ddhh/el-recuerdo-de-la-noche-de-los-lapices-no-puede-avanzar-la-sociedad-si-la-memoria-se-muere

Le matite continuano a scrivere.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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