Una media di 1.000 arresti al giorno e di un manifestante ucciso ogni giorno e mezzo.
La magistratura cilena ha informato in un nuovo bilancio che il governo filostatunitense di destra di Piñera ha arrestato finora oltre 26.000 persone dall’inizio delle proteste contro il suo governo a causa dei provvedimenti liberisti presi (18 ottobre).
Secondo i dati della Corte Suprema di giustizia, fino all’11 novembre 26.126 persone erano state sottoposte a cattura per controllo nazionale di detenzione, di loro 8.664 nella regione metropolitana.
Secondo l’agenzia, 1.396 sono rimasti in carcere su richiesta del pubblico ministero. Il 4,2% degli arresti totali, ovvero 1.108, sono stati invece rilasciati poiché l’arresto è stato dichiarato illegale dai tribunali.
I cileni hanno iniziato le loro proteste, che hanno lasciato fino ad oggi un bilancio di 22 persone uccise, a ottobre, a causa del rifiuto dell’aumento delle tariffe della metropolitana nella regione metropolitana.
Quello fu solo l’episodio scatenante di un malessere che covava da tempo a causa della crisi economica.
Le mobilitazioni crebbero e le richieste economiche e sociali aumentarono fino a chiedere le dimissioni del presidente Sebastián Piñera e richiedere un’assemblea costituente che rinnovi l’attuale Costituzione la quale è ancora quella che fu approvata durante il governo del dittatore fascista Augusto Pinochet (1973-1990).
Il parlamento cileno ha approvato la realizzazione di un plebiscito affinché la popolazione si pronunci sulla necessità di una nuova Costituzione.
Traduzione rete solidarietà rivoluzione bolivariana