“In Brasile c’è una lotta di classe al contrario: sono i ricchi ad essere disturbati dalla crescita sociale dei poveri”. È un Lula battagliero quello che ha partecipato ieri a un seminario che ha discusso delle azioni per combattere la estrema disuguaglianza che sta peggiorando in tutto il mondo e specialmente in Brasile. Nel 2018, secondo i dati IBGE, l’1% più ricco dei brasiliani ha avuto un guadagno mensile medio di 27.744 reais (5.850 euro) mentre il 50% della popolazione, ha guadagnato 820 reais (172 euro) al mese.
L’ex presidente socialista (PT) ha affermato: “Sono molto irrequieto (…) vorrei sapere chi è che si preoccupa degli 800 milioni di persone che hanno ancora fame nel mondo soprattutto sapendo che il mondo produce cibo sufficiente per tutti. Come può un socialista, un comunista andare a dormire sapendo che c’è un bambino in strada vicino a lui che gli manca pure un bicchiere di latte?”, ha detto l’ex presidente. Per Lula è essenziale che la questione della disuguaglianza diventi un tema di dibattito pubblico, che tutti conoscano la gravità del problema, poiché “la fame non è solo una statistica”.
“In questi decenni ho visto per la prima volta in questo paese una lotta di classe al contrario. Non erano i poveri a essere disturbati dai ricchi, ma i ricchi a essere disturbati dalla crescita dei poveri. Non lo accettano”, ha detto Lula. “Col nostro governo abbiamo dato per la prima volta la tredicesima a una cameriera, le abbiamo dato le ferie per andare in vacanza, abbiamo creato 20 milioni di posti di lavoro vero e abbiamo remato contro corrente ma ai ricchi questo non piaceva.
Il Brasile è cresciuto molto dal 1930 al 1980 ma non c’era distribuzione di ricchezza, i poveri erano sempre più poveri e la ricchezza si accumulava nelle stesse mani anche se il Brasile cresceva del 10% all’anno. Siamo riusciti a dimostrare che era possibile un altro Brasile. Dicevano che il nostro governo è stato un successo a causa del boom delle materie prime. Hanno anche detto che il governo era buono perché ha creato un’economia solo per i consumatori. La verità è che nella mia ignoranza, io volevo essere un po’ più giusto e stare dalla parte dei poveri”.
Mentre l’élite economica agisce con l’obiettivo di mantenere ed espandere i propri privilegi, sul pianeta si verifica un feroce cambiamento nei metodi di produzione e nel mondo del lavoro. Pertanto, Lula difende il ruolo dello Stato come agente di distribuzione.
“Le cose stanno peggiorando. Si parla tanto di tecnologia, di industria 5.0 e che non c’è più bisogno di un lavoratore per produrre un’auto, per guidare un’auto. Stiamo creando una società di algoritmi e di esseri umani disumanizzati. Il progresso tecnologico se non ha uno scopo collettivo non è un progresso. Sono a favore ad un essere umano che continui ad avere sentimenti, ad essere solidale, a porgere la mano.”
Al dibattito hanno partecipato anche l’ex ministro Aloizio Mercadante, l’agronomo José Graziano (ex direttore generale della FAO), gli economisti Tereza Campello ed Eduardo Moreira, la sociologa Jessé Souza, ex sindaco di San Paolo Fernando Haddad e presidente del PT, la vice presidente Gleisi Hoffmann (PR).
Per l’ex ministro (dell’istruzione, scienza e tecnologia), le forze progressiste devono abbracciare il tema: “la destra astutamente ha sempre cercato di usare il tema della corruzione, spesso inventando casi che non esistono, per evitare di discutere di disuguaglianza, di povertà e di esclusione sociale. Non possiamo perdere di vista l’asse fondamentale del Paese, che è questa brutale povertà. Abbiamo 13 milioni di persone che vivono con meno di 1 euro al giorno. Abbiamo 3 milioni di persone che vivono con meno di 50 centesimi di euro al giorno. San Paolo ha 24.000 senzatetto.”
La presidente del partito, Gleisi, da parte sua ha aggiunto che l’argomento è stato manipolato dalla destra conservatrice, che possiede gran parte della ricchezza e che trae beneficio dalla disuguaglianza, con la povertà della maggioranza. “Lo Stato possiede le ricchezze e per questo motivo è attaccato dalla destra. Attraverso la manipolazione mediatica i poveri non vedono i ricchi come sfruttatori, ma lo Stato. Abbiamo perso la narrazione di questi temi dobbiamo riconquistarla”, ha detto Gleisi.
Traduzione Rete solidarietà rivoluzione bolivariana