Francesco Cecchini

Tina Merlin con il marito Aldo Sirena, il partigiano Nerone, a un raduno partigiano in Cansiglio nellimmediato dopoguerra.
«Tornando dal comando di Brigata lincontrai, un giorno, sullo stradone per Belluno. Era verso il tramonto, i raggi del sole vibravano ancora nellaria tiepida e lo investivano in viso. Mi
guardò con grande tenerezza, socchiudendo gli occhi, dal sole: Sei stata brava disse, quando sarà “finita ce la racconteremo.
Salutami la mamma. Mi venne una gran voglia di abbracciarlo e anche a lui, mi sembrò. Ma non eravamo mai stati abituati a esternare in quel modo i nostri sentimenti. Ci lasciammo
con un sorriso di complicità totale, pedalando ognuno in senso contrario. Ero molto felice. Ho un bellissimo fratello pensai, che ormai mi stima grande. Per tutta la vita ci racconteremo di
questa guerra fatta insieme».
Tina Merlin, La casa sulla Marteniga, libro autobiografico, pubblicato postumo nel 1993, grazie allo scrittore Rigoni Stern a cui Tina affidò il manoscritto e che scrisse lintroduzione.
Nacque a Trichiana nel 1926 da una famiglia contadina, sesta di sei fratelli, e morì a Belluno il 22 dicembre 1992 a 66 anni.
Tina Merlin giovanissima combattè il nazifascismo nel bellunese, ma fu partigiana tutta la vita. Nel luglio 1944, non aveva ancora 15 anni, entrò nella Resistenza col fratello “Toni” che sarebbe poi caduto combattendo, al comando del Battaglione “Manara”. Da allora fino alla Liberazione Tina è stata una coraggiosa staffetta; coraggio e determinazione che avrebbe mantenuti anche quando, nel dopoguerra, si sarebbe dedicata al giornalismo e alla scrittura. Sposata col partigiano Aldo Sirena, che era stato tra i fondatori del CLN di Belluno, ebbe da lui un figlio a cui fu dato il nome Antonio, in memoria del fratello caduto nella Resistenza.
Nel 1947 si iscrisse al Partito Comunista e su incarico del partito, divenne consigliere nazionale del Fronte della Gioventù e dellAssociazione Ragazze dItalia, entrambe esperienze di breve durata, che sfociarono nella costituzione e guida, a Belluno, della Federazione giovanile comunisti italiani. Nel congresso provinciale dellA.N.P.I. del 1950 venne eletta membro del comitato provinciale e dellesecutivo. Intanto, sotto la guida di Aldo Sirena, compagno di lotta e, dal 1949, anche di vita, rielaborò episodi di guerra partigiana vissuti in prima persona o raccolti da voci altrui e scrisse alcuni racconti. Uno di questi, pubblicato sulla Pagina della donna dell’ lUnità, le valse il secondo premio a un concorso indetto dallo stesso giornale, che le propose anche di collaborare. Iniziò così il suo percorso di giornalista e scrittrice. Tina Merlin fu profondamente impegnata, oltre che come femminista ante-litteram, in battaglie a difesa dellambiente. Dopo un breve periodo a Budapest per lUnità, continuò a lavorare per quel giornale, che ancora era quello fondato da Antonio Gramsci. Lo farà nelle redazioni di Belluno, Milano, Vincenza e Venezia.
Nel lavoro giornalistico di Tina vi furono le condizioni delle montagne bellunesi, lo sviluppo che non arriva, il benessere che non cè, lostinazione di un popolo che vuole un paese migliore a partire dalla propria terra. Come giornalista mise in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont, che provocò la tragedia di Longarone. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare lordine pubblico. Denunciò ogni cosa e ogni sorta di pericolo: la montagna in sinistra orografica del bacino artificiale si muove, cammina, è pericoloso, potrebbe cadere. E se cadesse? Nessun problema, ci rassicura la SADE, al massimo qualche onda azzurrina. Fu Processata per i suoi articoli sull’ Unità e fu assolta.
Due suoi libri Vajont 1963 e Sulla pelle viva, raccontano in dettaglio la tragica vicenda.
.Inizia lultimo giorno. Il 9 ottobre 1963 è una stupenda giornata di sole. Di questa stagione la montagna è splendida, rifulge di caldi colori autunnali. La gente di Casso va e viene ancora dal Toc, portando via dalle case e dagli stavoli più cose possibili. Ma altra gente non vuole abbandonare le case e i beni, malgrado lavviso fatto affiggere dal Comun, pressato dalle richieste provenienti dal cantiere. …
Sono le 22.39. Un lampo accecante, un pauroso boato. Il Toc frana nel lago, sollevando una paurosa ondata dacqua. Questa si alza terribile centinaia di metri sopra la diga, tracima, piomba di schianto sullabitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga unaltra ondata impazzisce violenta, da un lato allaltro della valle, risucchiando dentro il lago i villaggi di San Martino e Spesse. La storia del Grande Vajont, durata ventanni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con lolocausto di duemila vitime.
Scrisse olocausto per sottolineare il fatto che non si è trattò di un cataclisma naturale. Tina Merlin volle ricordare e far vivere a tutti la storia dietro la tragedia del Vajont, una catastrofe costruita, evitabile , ma voluta dagli uomini della SADE con la compiacenza dello Stato italiano del dopoguerra.
In ogni riga che Tina scrisse, si legge rabbia, voglia di essere ascoltati, voglia di difendere i deboli, di sanare le ingiustizie, di raccontare la verità e di certezze. Tina diede voce a chi per colpa della SADE aveva perduto tutto. Donne che hanno perso i mariti. Bambini che hanno perso i genitori, gli amichetti, i maestri di scuola. Qui cè una comunità segnata da una delle più grandi tragedie italiane e se sappiamo tutto questo lo dobbiamo innanzitutto a Tina Merlin.
Ogni anno le ANPI di Treviso, Belluno e Pordenone organizzano, a settembre, un raduno partigiano in Cansiglio. Il prossimo, o uno dei prossimi, potrebbe essere dedicato a Tina Merlin, una donna che fu sempre una partigiana.

Tina Merlin partigiana, al centro della foto

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “25 APRILE, RICORDANDO LA PARTIGIANA TINA MERLIN.”
  1. Non ho conosciuto purtroppo la compagna Merlin ma l’ho idealizzata sempre come un’eroica e fascinosa combattente. Onore a Tina Merlin e un 25 aprile di speranza a tutti.

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