Lo diceva il povero Malcolm X: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”.

Nulla di più attuale.
I canali sullo schermo al plasma sono decine, ma facendo zapping col telecomando, il taglio ed i commenti, soprattutto in politica internazionale, non differiscono.

Per chi ha modo di vedere i media europei, nordamericani o sudamericani la situazione è identica.

Grandi banche, holding, grandi imprese, magnati, cordate, finanziarie, chiese evangeliche, possiedono tutti i più grandi network che hanno sede in quei continenti ed il loro riferimento politico sono loro stessi, la destra, l’ultradestra o i grandi poteri economici.

Non fa eccezione la grande carta stampata.

Volendo rimanere in Italia è sufficiente osservare le varie rassegne stampa delle prime pagine dopo la mezzanotte.
Anche i quotidiani regionali non sfuggono a questa regola e l’omologazione sfiora il 100%

Con questo panorama è sempre più difficile digerire la situazione.
L’obiettivo chiaro è indottrinare le menti nel modo più subdolo, facendogli credere che siccome i media sono molti l’offerta è variegata e rispettosa di tutte le opinioni.

I nomi scelti da queste testate sono a volte grotteschi rispetto alla realtà: “Libero”, “La verità”, “L’indipendente”.

È pressoché impossibile trovare un telegiornale che racconti una cosa buona, almeno una, che avvenga in Cina, a Cuba, in Venezuela, in Russia, in Vietnam, in Corea del Nord, in Nicaragua, in Siria, ecc. ecc. in quei paesi le cose buone da mostrare non esistono mai.

Il taglio delle notizie su quegli Stati è un eterno pendolo tra notizie manipolate e fake news, senza mai offrire scuse o rettifiche nel caso di una bufala conclamata.

Pare poi, che in alcuni paesi a caso, come ad esempio l’Ucraina ed Israele sia tutto una fantastica meraviglia.
Eppure in Donbass ed in Palestina qualcosa di tragico da mostrare ci sarebbe…

A ciò si aggiungono gli ostacoli per chi tenta di esprimere una opinione differente.

I giornalisti scomodi, scomparsi nei vari paesi del mondo, è difficile ricordarli tutti.
Sono decine gli omicidi dei cronisti d’inchiesta nel continente americano e non solo (ricordiamo Ilaria Alpi).

Il network sudamericano TeleSUR (inizialmente frutto della cooperazione statale tra Venezuela, Argentina, Ecuador, Nicaragua e Cuba) viene spesso oscurato nei quei paesi dove è andata al governo la destra al fine di impedire l’informazione dell’unico network del continente non allineato con Washington.

Dei blocchi e delle chiusure dei profili Facebook, Twitter e Instagram chiunque condivida post “scomodi” sa già tutto.

Sui fatti statunitensi di questi giorni, infine, quasi mai vengono mostrate le immagini dall’alto dove si nota la vastità dei cortei.
Si predilige piuttosto la tecnica tanto cara al prode Emilio Fede ai tempi del G8 di Genova diventata poi un cult: insistere su qualche vetrina rotta, meglio ancora se seguita da qualcuno che asporta prodotti, per occultare le migliaia di persone che in piazza scendono per una causa nobile e convincere gli spettatori che prima li si arresta tutti, meglio se con qualche manganellata, e meglio è.

Di seguito le 10 principali testate giornalistiche video italiane, le prime 5 pagate coi soldi di tutti i contribuenti, le altre in mano a privati… e che privati: trovare le differenze.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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