Manifesto di Greenpeace sul Treno Maya


Francesco Cecchini


Recentemente è stato scoperto un nuovo tempio Maya a Aguada Fenix, vicino al confini con il Guatemala. E’ il più grande complesso Maya fino ad ora trovato. La dimensione di questo sito archeologico Maya scoperto, è molto più grande della base della piramide di Giza. La natura, che circonda e ricopre il sito archeologico è stato messo sotto protezione e salvaguardia. Senza dubbio questa scoperta archeologica è tra le più importanti degli ultimi anni. Che questa scoperta modifichi il percorso del treno Maya andando a Aguada Fenix ed evitando così le terre dove i popoli originari non lo vogliono?
Poco probabile, anzi impossibile, per varie ragioni, ma principalmente perché il presidente Andrés Manuel López Obrador, AMLO, si è buttato a capofitto e si sta giocando tutto per tutto sul treno Maya. E’ già stato speso il 29% del budget, e per non perdere tempo i lavori finora sono stati appaltati direttamente senza concorsi d’ appalto. Il primo giugno López Obrador, nonostante il coronavirus imperversi in Messico, si è recato nel sud- est del paese, a Palenque Chiapas, per dare il via a uno dei tratti del Treno Maya. Tra l’ altro ha dichiarato che nella costruzione interverrà anche l’ Esercito non appena termini l’ Aereoporto Felipe Ángeles

Il Presidente Andrés Manuel López Obrador in un tratto del Treno Maya a Palenque, Chiapas.


In considerazione di tutto ciò, dopo il segnale di partenza dato in un tour nel sud-est totalmente inappropriato nel mezzo della pandemia di COVID-19, Greenpace Messico il due giugno ha emesso e diffuso una nota ricordando che 159 organizzazioni e 85 attivisti hanno inviato una lettera ad AMLO per avvertirlo delle gravi conseguenze ambientali del progetto “Tren Maya” e delle violazioni dei diritti della popolazione locali (in particolare i popoli originari) coinvolti nel progetto,
Cinque sono i punti elencati nella lettera.
PRIMO: ci sono varie ingiunzioni che ordinano la sospensione del progetto. La Comissione NazionalE di Diritti ha ordinato la sospensione delle attività non essenziali del progetto, come misura precauzionale, per cui la visita del Presidente violerebbe l’ordine costituzionale. Inoltre, a causa della pandemia, le riunioni informative e i tavoli di discussione sono stati cancellati ed è stato stabilito che i termini per ottenere informazioni non vengono rispettati, il che limita l’accesso della popolazione coinvolta a informazioni complete, sufficienti,
SECONDO : il megaprogetto colpisce direttamente almeno quattro comunità originarie e procede senza coinvolgerle assieme ad altri settori della società. Non vi è stato alcun dialogo preliminare con le comunità, ignorando il diritto che hanno di decidere in libertà sul proprio futuro (diritto all’autodeterminazione). Le riunioni tenute dall’ Istituto Nazionale dei Popoli Originari tra il 15 novembre e il 15 dicembre del 2019, non possono essere considerate un processo di consultazione, poiché si sono svolte attraverso organismi non rappresentativi e non soddisfacevano gli standard del diritto alla consultazione, stabilito nella Convenzione 169 della OIT (Per il Messico, dopo la Costituzione politica degli Stati Uniti messicani, la Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro,OIT, è lo strumento giuridico più importante che indica i diritti minimi dei popoli indigeni.), come denunciato all’epoca dall’Ufficio in Messico dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Decidere unilateralmente il futuro delle comunità e dei popoli indigeni, affermando che saranno i principali beneficiari di un progetto che non conoscono e in cui il loro ruolo principale sarà quello del lavoro a basso costo, significa riprodurre la discriminazione sistemica che lo Stato messicano ha promosso per anni.
TERZO; Ci sono serie domande sulla fattibilità ambientale del progetto, come è stato sottolineato da accademici, accademici e comunità e istanze del governo federale stesso. Uno studio di 30 scienziati convocato dal Consiglio Nazionale per la Scienza e la Yecnologia (CONACYT) sottolinea i rischi ambientali e sociali in questo progetto. Questo e altri studi concludono che il Treno Maya promuoverà il degrado, la deforestazione e la frammentazione di ventitre Aree Naturali Protette, tra cui le aree naturali protette di Quintana Roo, di Yum Balam, le mangrovie di Nichupté, Uaymil e le Riserve della Biosfera di Sian Ka’an e Calakmul, entrambi Patrimonio dell’Umanità, nonché sette Regioni Terrestri Prioritarie e undici Regioni Idrologiche Prioritarie, a tal punto che potrebbero trasformarsi in aree biologicamente inospitali.
QUARTO: il progetto comporta gravi rischi per il patrimonio storico e culturale della Penisola dello Yucatan. Nei dintorni della linea Treno Maya, l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) ha un record di 7.274 siti archeologici. Di questi, 1.288 sono situati a distanze non superiori a 10 chilometri dalla ferrovia, in modo da avere un impatto diretto, secondo il summenzionato studio CONACYT. Nello stesso si afferma che “Secondo il numero dei passeggeri e dei carichi del treno, vi potrebbe essere la distruzione irrecuperabile di possibili vestigia culturali, danni fisici, adulterazione o uso turistico eccessivo”.
QUINTO: il governo federale ha cercato di pubblicizzare il presunto sostegno delle Nazioni Unite per il progetto, che in realtà non esiste. Vi sono consulenti assunti da FONATUR attraverso UN-Habitat e UNESCO che stanno attualmente collaborando con studi per il progetto, il che non significa supporto alle Nazioni Unite.
CONCLUSIONI: Questo progetto è stato opaco dall’inizio a causa della mancanza di informazioni. Beneficeranno i consorzi di grandi imprese e, inoltre è andato avanti anche durante la pandemia di Covid-19, mettendo a rischio la salute dei lavoratori, delle comunità e della popolazione in generale. Diverse comunità indigene e contadine negli stati colpiti hanno iniziato varie azioni legali.

Treno Maya? No grazie, preferisco la Selva

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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