di Jonathan Cook

Nei quasi due decenni da quando la Corte Penale Internazionale (ICC) è stata creata per giudicare le peggiori violazioni della legge internazionale sui diritti umani ha subito dure critiche per il suo approccio fortemente selettivo alla questione di chi debba essere sottoposto a processo.

Creata nel 2002, la corte, si immaginava, avrebbe agito da deterrente contro l’erosione dell’ordine internazionale concepito per prevenire una ripetizione delle atrocità della Seconda guerra mondiale.

Tali speranze non sono sopravvissute a lungo.

La corte, che ha sede a L’Aja in Olanda, ha affrontato quasi immediatamente un difficile esame: se osasse affrontare la principale superpotenza mondiale, gli Stati Uniti, quando ha lanciato una “guerra al terrore”.

I procuratori della ICC si sono rifiutati di affrontare la rogna  posta dalle invasioni statunitensi dell’Afghanistan e dell’Iraq. Hanno scelto invece i bersagli più facili: troppo a lungo è parso che i crimini di guerra fossero commessi solo da africani.

Oggi la procuratrice capo della ICC, Fatou Bensouda, pare finalmente intenzionata a dare alla corte un po’ di mordente. Sta minacciando di indagare due stati – gli Stati Uniti e Israele – le cui azioni sono state particolarmente dannose per la legge internazionale nell’era moderna.

La corte sta valutando di esaminare diffuse violazioni dei diritti umani perpetrate da soldati statunitensi in Afghanistan e crimini commessi da soldati israeliani nei territori palestinesi occupati, specialmente Gaza, nonché dai dirigenti responsabili del programma degli insediamenti illegali israeliani.

Un’indagine di entrambe le vicende è di importanza cruciale: gli Stati Uniti si sono ritagliati un ruolo di poliziotto globale, mentre le flagranti violazioni israeliane della legge internazionale proseguono da più di mezzo secolo.

Gli USA sono il trasgressore più potente e Israele quello più persistente.

Entrambi gli stati hanno a lungo temuto questo momento, motivo per cui si sono rifiutati di ratificare lo Statuto di Roma che ha creato la ICC.

La settimana scorsa Mike Pompeo, il Segretario di Stato statunitense, ha intensificato gli attacchi contro la corte affermando che la sua amministrazione era “decisa a prevenire che statunitensi e nostri amici e alleati in Israele e altrove siano sequestrati da questa corrotta ICC”.

Una vasta maggioranza trasversale di senatori statunitensi ha inviato il mese scorso  una lettera a Pompeo sollecitandolo ad assicurare un “vigoroso sostegno” a Israele contro la corte dell’Aja.

Israele e gli Stati Uniti hanno tentato di dichiarare un’esenzione dalla legge internazionale per il fatto che non hanno aderito alla corte.

Ma questo non fa che sottolineare il problema. La legge internazionale esiste per proteggere i deboli dagli abusi commessi dai forti. La vittima dal prepotente.

Un sospetto criminale non deve decidere se la sua vittima possa presentare una denuncia o se il sistema legale vada indagato. Lo stesso deve valere per la legge internazionale se deve avere una qualche applicazione significativa.

Anche sotto la Bensouda la procedura si è trascinata interminabilmente. Al suo ufficio ci sono voluti anni per condurre un’indagine preliminare e per stabilire, come ha fatto a fine aprile, che la Palestina rientra nella giurisdizione della ICC perché si qualifica come stato.

Il ritardo ha avuto poco senso, considerato che lo Stato della Palestina è riconosciuto dalle Nazioni Unite, ed è stato in grado di ratificare lo Statuto di Roma cinque anni fa.

La tesi di Israele è che la Palestina è priva delle caratteristiche normali di uno stato sovrano. Tuttavia, come ha recentemente indicato il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, ciò è precisamente dovuto al fatto che Israele ha occupato il territorio dei palestinesi e ha illegalmente trasferito coloni nelle loro terre.

Israele sta rivendicando un’eccezione citando gli stessi reati che necessitano di indagine.

La Bensouda ha chiesto ai giudici della corte di decidere sulla sua opinione che la giurisdizione della ICC si estenda alla Palestina. Non è chiaro quanto presto emetteranno un verdetto.

Le minacce di Pompeo della scorsa settimana – ha detto che gli Stati Uniti chiariranno presto come contrattaccheranno – sono intese a intimidire la corte.

La Bensouda ha avvertito che il suo ufficio è sottoposto a “campagne di disinformazione e diffamazione”. A gennaio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato la corte di essere “antisemita”.

In passato Washington ha negato alla Bensouda un visto d’ingresso e minacciato di confiscare le attività sue e dei giudici della ICC e incriminarli. Gli Stati Uniti hanno anche promesso di usare la forza per liberare statunitensi messi alla sbarra.

Ci sono indicazioni che i giudici possano attualmente cercare una scappatoia. Hanno chiesto a Israele e all’Autorità Palestinese di rispondere urgentemente a domande se gli accordi temporanei di Oslo, firmati più di 25 anni fa, siano tuttora legalmente vincolanti.

Israele ha sostenuto che la mancanza di risoluzione del processo di Oslo preclude ai palestinesi il diritto di proclamarsi stato. Ciò lascerebbe Israele, non la ICC, con giurisdizione sui territori.

Lunedì la Bensouda risulta aver comunicato la sua opinione che gli accordi di Oslo non debbano aver alcun peso sulla prosecuzione dell’indagine.

Mahmoud Abbas, il presidente palestinese, ha dichiarato la settimana scorsa alla ICC che l’Autorità Palestinese si considera esente dagli obblighi di Oslo, considerato che Israele ha annunciato l’imminente annessione di fasce di territorio palestinese nella West Bank.

All’annessione è stato dato semaforo verde nell’ambito del “piano di pace” del presidente Trump rivelato in precedenza quest’anno.

Il mandato della Bensouda da procuratrice termina l’anno prossimo. Israele può sperare di continuare il suo boicottaggio fino a quando non se ne sarà andata. Elyakim Rubinstein, un ex giudice della Corte Suprema israeliana, ha sollecitato il mese scorso una campagna per assicurare che chi la sostituirà abbia maggior simpatia per Israele.

Ma se la Bensouda otterrà effettivamente il via, Netanyahu e una serie di ex generali, compreso il suo ministro della difesa Benny Gantz, saranno probabilmente convocati per interrogatori. Se si rifiuteranno potrà essere emesso un mandato d’arresto internazionale teoricamente applicabile nei 123 paesi che hanno ratificato la corte.

Né Israele né gli Stati Uniti vogliono lasciare che le cose arrivino a quel punto.

Nella lotta hanno reclutato importanti alleati, tra cui Australia, Canada, Brasile e diversi stati europei. La Germania, il secondo maggior donatore della corte, ha minacciato di revocare i suoi contributi se la ICC procederà.

Maurice Hirsch, un ex consulente legale dell’esercito israeliano, ha scritto il mese scorso un articolo su Israel Hayom, un giornale diffusamente considerato megafono di Netanyahu, accusando la Bensouda di essere una “pedina infelice di terroristi palestinesi”.

Ha suggerito che altri stati minaccino di ritirare i loro contributi, neghino al personale della ICC i visti d’ingresso necessari per le loro indagini e addirittura abbandonino la corte.

Ciò distruggerebbe qualsiasi possibilità di far valere la legge internazionale, un esito che delizierebbe sia Israele sia gli USA.

Renderebbe la ICC poco più di una lettera morta, proprio mentre Israele, sostenuto dagli Stati Uniti, si prepara a tirar dritto con l’annessione della West Bank.

Una versione di questo articolo è apparsa inizialmente su National di Abu Dhabi.

Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale Martha Gellhorn per il Giornalismo. I suoi libri includono “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” (Pluto Press) e  “Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo sito web è www.jonathan-cook.net.

da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/israel-and-the-us-step-up-efforts-to-intimidate-the-hague-war-crimes-court/

Traduzione di Giuseppe Volpe

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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