Mostra fotografica di Tina Modotti a Città del Messico nel dicembre del 1929.
Francesco Cecchini
Nella foto gli occhi di Tina sono tristi e preoccupati. Dall’ assassinio di Antonio Mella, avvenuto il 10 gennaio 1929, sta vivendo momenti difficili. Gli assassini dell’ uomo che amava hanno ferito anche la sua tenerezza.
La mostra venne chiamata “La prima mostra fotografica rivoluzionaria in Messico”. Fu la prima e l’ ultima mostra di Tina Modotti e fu l’ apice della sua carriera di fotografa. La critica lodò l’ estetica ed il contenuto delle fotografie. Frances Toor in un’articolo apparso nella rivista Mexican Folkwys, sottolineò i valori che le immagini propongono ed i cambi sostanziali nella forma di guardare e conoscere la realtà del Messico. Il messaggio politico e sociale e la forma cambiarono profondamente quella che fino ad ora era stata la fotografia nel mondo intero. Nello scritto di presentazione, Sobre la fotografia, Tina Modotti tra l’ altro scrisse: “La fotografia, per il solo fatto che solo può essere prodotta nel presente e basandosi su tutto quello che esiste obiettivamente di fronte alla macchina fotografica, si afferma come il mezzo più incisivo per registrare la vita reale in tutte le sue manifestazioni. Da qui il suo valore di documentario e se a questo si aggiungono la sensibilità e la accettazione del tema trattato ed innanzitutto una chiara orientazione del luogo che occupa nel divenire della storia, penso che il risultato sia degno di avere una funzione propria nella rivoluzionene sociale, alla quale tutti dobbiamo contribuire.“
La vita di Tina Modotti, una donna infinita, fu intensa, ma breve. Morì con il cuore spezzato a Città del Messico il 5 gennaio 1942, aveva 46 anni.
La vita di Tina Modotti sembra ispirata ad una poesia di Kostantinos Kafavis, Itaca.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
Devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure ed in esperienze.
…
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutte le tue esperienze addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. Tina nei pochi anni che ha vissuto è stata un’ esploratrice di terre difficili, ha praticato la fotografia come arte e come strumento di lotta, si è impegnata con la rivoluzione, in Messico ed in Spagna, ha scelto di amare chi sentiva di amare, Robo, Weston, Guerrero, Mella, Vidali. La sua Itaca cercata, attraverso Italia, Austria, Stati Uniti, Messico Germania, Unione Sovietica, Spagna la ritrovò in Messico, dove terminò la vita, giovane. La vera terra di Tina non fu il Friuli dove nacque, trascorse i primi anni e mai dimenticò, ma il Messico dove visse da artista e da militante rivoluzionaria.
Tina iniziò la pratica della fotografia in Messico con Edward Weston, assieme al quale arrivò nel 1923.
Nel lavoro fotografico di Tina Modotti, si possono distinguere tre fasi: una prima, prima coincide con l’influenza più diretta del suo maestro Edward Weston, Tina è l’apprendista di Weston, una seconda in cui l’apprendista viaggia con completa indipendenza la propria strada, Tina è una fotografa autonoma, e una terza dove la fotografia è essenzialmente al servizio di un impegno politico sociale. Tutte e tre condividono una cura consapevole per la tecnica e una sensibiità estetica , e sono differenziate dal tema comunicato, che corrisponde semplicemente a un’evoluzione interna delle preoccupazioni del fotografo. Le prime foto di Tina dal 1923 all’ estate del 1926 furono still life oggetti, fiori, architetture, ritratti.
Gigli, 1925
La prima foto di Tina Modotti che univa arte e politica fu la Marcia di Lavoratori verso il Zocalo, presa il primo maggio del 1926. Tina fofografò dall’alto i campesinos in manica di camicia e larghi cappelli di paglia simbolo del Messico rurale. I capmpesinos mostravano unità, solidarietà di classe e reclamavano una riforma agraria. Questa foto segnò un punto di svolta nell’attività artistica di Tina Modotti. Va detto che due giorni prima di scattare questa foto a Tina fu proposto da Anne Brenner di fotografare assieme a Edward Weston per Idols Behind Altars, il progetto che cambiò la vita di fotografa di Tina.
Campesinos 1926
Il processo di trasformazione da una fotografia di fiori e piante a una di realtà sociali del del Messico è influenzato dal lavoro suo e di Weston per dare immagini libro Idols behind altars di Anita Brenner.
Tina ed Edward viaggiano per alcuni mesi in lungo ed in largo il Messico per fotografare arte ed artigianato popolare. Visitano città, villaggi e campagne ed innanzitutto attraversano un Messico scosso da instabilità sociale e politica. È in corso la guerra dei Cristeros. L’ antica società messicana l’affascina, la miseria del popolo la colpisce. Dopo quest’ esperienza la vita e la fotografia di Tina Modotti non sono saranno più le stesse.
La vita artistica di Tina si intreccia ben presto con il suo impegno sociale e politico e nel 1926 si deteriora il suo rapporto con Weston che ritorna negli Stati Uniti. Tina continua il suo lavoro di fotografa, ma partecipa con maggior impegno alla vita politica.
Nel 1927 si iscrive al Partito Comunista Messicano, suggellando indissolubilmente il legame fra la sua arte e la vita politica. Volge sua attenzione al mezzo fotografico come strumento di indagine sociale. ritratti agli indios messicani, alla loro realtà e alla loro condizione umana.
Partecipa alle manifestazioni in favore di Sacco e Vanzetti , contribuisce a creare e far vivere organizzazioni antifasciste ed antiimperialiste. Frequenta intellettuali, esponenti sindacali e figure ben note come Siqueiros, Rivera e Orozco, Il suo attivismo politico le consente di pubblicare diverse fotografie su riviste di sinistra e, in particolare, diventa fotografa ufficiale di “El Machete”, portavoce della cultura comunista, nato come la rivista degli artisti iscritti al partito e divenutone organo ufficiale.
Campesino che legge El Machete
Tina, una fotografa italiana, è riuscita a penetrare il Messico in profondità, nei pochi anni in cui è stata qui. Le sue fotografie offrono uno specchio di grandezza per le cose semplici di ogni giorno e per le persone semplici che lavorano qui con le loro mani.
Edoardo Galeano, Memoria del Fuego
Tina Modotti