RIPORTO UNA LIRICA DI GIORGIO AGAMBEN (forse non l’avrebbe chiamata così,semplicemente un gioco linguistico). Agamben, come si sa, è stato martoriato, in particolare da modesti intellettuali, perchè fu tra i primi a comprendere il gioco politico della follia pandemica. Del resto chi ha lettura di Foucault, sa bene come il progetto politico del Potere capitalista sia la creazione di una biosicurezza autoritaria in cui la salute non sia più un diritto ma un dovere cui devono obbedire i cittadini responsabili da separare socialmente e giuridicamente dagli irresponsabili, cioè da coloro che non sono stati plasmati dalle ordinanze degli alti comandi e sono perciò ancora capaci di giudizio critico.
Si è abolito l’amore
Si è abolito l’amore
in nome della salute
poi si abolirà la salute.
Si è abolita la libertà
in nome della medicina
poi si abolirà la medicina.
Si è abolito Dio
in nome della ragione
poi si abolirà la ragione.
Si è abolito l’uomo
in nome della vita
poi si abolirà la vita.
Si è abolita la verità
in nome dell’informazione
ma non si abolirà l’informazione.
Si è abolita la costituzione
in nome dell’emergenza
ma non si abolirà l’emergenza.
Un’emergenza che diventerà stato di eccezione che permetterà qualsiasi arbitrio per difendere, appunto, la “salute” e la “vita” in cambio della razionalità, della dignità, della libertà, della giustizia. Per i reietti l’esclusione, la repressione, la soppressione.Diciamo tra Huxley ed Orwell…a meno che…