Luigi Cadorna

Francesco Cecchini

“Qui si fucila senza pietà!”: queste le parole con cui Monsignor Longhin raccontava al Prevosto di Montebelluna il fronte dei nostri soldati impegnati nella Grande Guerra nei mesi successivi alla disfatta di Caporetto.

Il 21 dicembre 1928 moriva il generale Luigi Cadorna a 78 anni a Bordighera.

Luigi Cadorna è l’uomo delle fucilazioni, decimazioni e del disastro di Caporetto. E’ il maggior responsabile perché la Grande Guerra 1915-1918 fu un Grande Massacro.

Diventato capo di Stato Maggiore nel 1914 giudicò deficiente la disciplina del regio esercito, compreso l’atteggiamento degli ufficiali che, a torto, pensavano che i soldati dovevano essere trattati con umanità. Tutto ciò non idoneo ad affrontare la guerra che si profilava. Quindi emise la Circolare n. 1, con la quali con toni molto duri  richiamò i principi fondamentali d’obbedienza e di autorità. Seguirono altre che oltre a destituire alti ufficiali e a mandare sotto processo ufficiali e graduati fecero che l’  esercito italiano ebbe un alto numero di fucilati e decimati. Secondo “Dati di statistica giudiziaria militare”del giugno 1925 furono comminate nel corso del conflitto 4.028 condanne a morte delle quali 2.967 in contumacia, 311 non eseguite e 750 eseguite. Di quest’ultime, 391 riguardarono il reato di diserzione, 5 per mutilazione volontaria, 164 per  resa o sbandamento, 154 per atti di indisciplina, 2 per  cupidigia, 16 per violenza, 1 per reati sessuali, le rimanenti per reati diversi.                                                       La disfatta di Caporetto fu responsabilità del generale Luigi Cadorna, colpevole non solo di quella singola battaglia, ma, più in generale, di tutta la condotta della guerra: se è vero, come è vero, che Caporetto non fu solo una battaglia convenzionale, ma l’  esito di un malessere che serpeggiava nell’  esercito proprio a causa del modo in cui le operazioni venivano condotte, e l’  esercito veniva trattato, dal Comando Supremo di Luigi Cadorna.

Il 4 Novembre 2018, centenario della fine del conflitto per l’Italia, si propose di cancellare in modo totale ed irreversibile il nome di Luigi Cadorna da ogni sua presenza nella toponomastica dei comuni italiani, modificando la dedica di centinaia di vie, viali e piazze delle città d’Italia alle “Vittime del Primo Conflitto Mondiale”. Ciò purtroppo non avvenne completamente, in giro vi sono ancora vie o piazze Luigi Cadorna. Comunque non è mai troppo tardi.

In occasione dell’  anniversario della sparizione di Luigi Cadorna vale la pena ricordare  l’

 azione in corso per riabilitare, storicamente e giuridicamente i fucilati e decimati italiani durante il grande massacro 15-18, promossa dalla senatrice Tatjiana Rojic.

Foto di un fucilato

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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