Quali saranno le conseguenze dopo il discorso di Putin alla nazione nel quale di fatto la Russia riconosce l’indipendenza delle Repubbliche del Donbass, non si sanno. È ancora presto per capirne la portata e andrà analizzato meglio e con calma il contesto. Possiamo comunque dire che Putin, sembra, non si sia limitato solo a riconoscere le Repubbliche ma ha sottolineato che queste siano parte integrante della Federazione russa, o almeno così è sembrato.
Sicuramente una scelta questa che non distendera la situazione, ma anzi la inasprira ancora di più.
Una scelta comunque già nell’aria, e che a mio avviso, e con questo non per giustificare nessuno, la Russia non poteva non prendere visto l’incalzare delle pressioni occidentali.
Ma non solo, probabilmente hanno influito anche pressioni interne. Infatti già da giorni il partito Comunista russo, in forte ascesa e unica vera opposizione, incalzava per il riconoscimento delle Repubbliche.
Proprio alla luce di questo infatti andrebbe vista la prima parte del discorso di Putin nella quale il presidente ha cercato di demonizzare Lenin e il Partito Comunista Sovietico, proprio per non dover condividere con i comunisti russi il merito della scelta sul Donbass.
Come evolverà la situazione è quindi presto per dirlo, ma una valutazione iniziale la possiamo fare riprendendo le parole dell’analista Stefano Orsi
“Con il riconoscimento ora l’esercito ucraino dovrà abbandonare il territorio delle Repubbliche, occupato per otto anni o subirne le conseguenze. Verrà dato loro un ultimatum entro breve per iniziare le operazioni di ritiro e un tempo limite, meno breve, per completarlo.”
Cosa succederà ora? Non lo sappiamo ma nuvoloni scuri si stanno addensando all’orizzonte.