Se dovessimo considerare il rispetto dei diritti umani come base per partecipare a qualsiasi competizione sportiva, in particolare ai mondiali di calcio, ci sarebbero ben pochi paesi ad avere il diritto di disputarlo.

Si potrebbe cominciare ad escludere proprio dagli organizzatori del mondiale 2022, il Qatar, che non brilla per diritti umani e democrazia. Dal 2012, anno in cui il Qatar ha ottenuto il diritto ad organizzare i Mondiale di calcio 2022, sono morti 6500 lavoratori, provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, sui cantieri per la costruzione degli stadi e di altre infrastrutture.

Non funziona così, nel bene o nel male. Funzione secondo lo standard occidentale dei due pesi e due misure.

Ovvero, se si tratta di paesi considerati nemici dagli Stati Uniti d’America, come l’Iran si fa una valutazione, mentre per Stati come Israele e Arabia Saudita, alleati dell’occidente, si usa un altro metro di giudizio.

Intanto, proprio la pressione sulla FIFA sta aumentando con la richiesta della squadra di calcio dello Shakhtar Donetsk che si è unita agli appelli del gruppo iraniano per i diritti “Open Stadiums” per bandire la nazionale di calcio iraniana dalla Coppa del Mondo in Qatar e sostituirla con l’Ucraina, che ha perso la partita degli spareggi il 5 giugno contro il Galles per 0-1.

Ieri, il club ucraino ha rilasciato una dichiarazione attraverso il CEO Sergei Palkin, il quale sostiene che una tale mossa sarebbe “storicamente e sportivamente giustificata”.

“Mentre la dirigenza iraniana si divertirà a guardare la propria nazionale giocare ai Mondiali, gli ucraini verranno uccisi da droni e missili iraniani. Quasi 250 di questi droni hanno già attaccato città pacifiche dell’Ucraina”, si legge nella dichiarazione.

“Lo Shakhtar Football Club chiede alla FIFA e all’intera comunità internazionale di vietare immediatamente alla nazionale iraniana di giocare ai Mondiali per la partecipazione diretta del Paese agli attacchi terroristici contro gli ucraini”, ha aggiunto Palkin.

Palkin non è il solo a chiedere di bandire la squadra iraniana dai Mondiali. “Open Stadium” ha inviato una lettera alla FIFA il 30 settembre in merito dopo le proteste antigovernative che hanno attanagliato il paese persiano dalla morte di Mahsa Amini.

Nel frattempo, le richieste di esclusione dell’Iran  hanno ricevuto reazioni contrastanti dagli utenti dei social media. Un utente ha ricordato le guerre in Afghanistan e Iraq, mentre un altro ha ridicolizzato l’idea, suggerendo che le partite dovrebbero essere rigiocate fino alla vittoria dell’Ucraina

Al Ceo dello Shakhtar Palkin, come a tutti i promotori di questi appelli per escludere la nazionale di calcio iraniana andrebbe fatta una domanda semplice: escludiamo anche l’Arabia Saudita che con la sua guerra di aggressione contro lo Yemen dal 2015 ha provocato la morte di migliaia di yemeniti e disintegrato un paese già considerato il più povero del mondo arabo? Soprattutto, escludiamo anche chi come USA, Inghilterra, Spagna, ad esempio, ha fornito armi ai sauditi per questa aggressione?

Per non parlare degli stati Uniti d’America, con le loro guerre di aggressione dal 1945 ad oggi avrebbero partecipato apoche Olimpiadi o Mondiali di calcio.

Sia l’invio di droni o le proteste per la morte di Masha Amini, l’occidente sta aprendo un fronte molto pericoloso di tensione con l’Iran su ordine di Washington

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lultima_trovata_dei_democratici_escludere_liran_dai_mondiali_a_favore_dellucraina/82_47704/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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