La situazione politica attuale, potenzialmente foriera di disgregazione del blocco alla base del PD per le ragioni che si dicevano, potrebbe portarla ad un riorientamento ideologico.

Il PD ha mai avuto un ruolo a sinistra?

Di Tommaso Nencioni*

Sul PD ci sarebbero da dire un po’ di cose magari in controtendenza rispetto all’idea generale.

Il Partito Democratico, per come la vedo io, ha 3 constituency:

1) le clientele

2) pezzi di classi dominanti export-oriented

3) ceto medio istruito, tecnici e quella che un tempo avremmo chiamato “aristocrazia operaia”; quelli che oggi chiamano “i garantiti”.

L’evoluzione di questo blocco e di conseguenza l’evoluzione del partito andrebbero studiati alla luce della situazione politica attuale, caratterizzata dal governo della destra e dall’egemonia di Conte sull’opposizione.

Se la destra tiene a lungo il governo centrale e continuano le sconfitte nelle tornate amministrative, la prima componente è destinata piano piano a sfaldarsi

La seconda componente ci mette niente a ricollocarsi; e comunque, assai influente in quanto ne fanno parte anche gli editori della stampa di riferimento, non è certo una componente numericamente ed elettoralmente di massa. Oltretutto sente forte l’attrazione del renzismo-calendismo.

Rimane la terza componente. Questa costituisce il vero zoccolo duro del partito. Uno zoccolo duro che in occidente, nonostante la crisi ci abbia fottuto tutte e tutti, non è irrilevante. È sempre stata, in ogni epoca e a tutte le latitudini, una componente dei partiti o delle coalizioni di sinistra, essendo appunto presente o direttamente dentro i partiti del movimento operaio o con essi in coalizione con partiti autonomi. Come si inclina questa componente è questione di egemonia.

In assenza di seri competitori sul fianco sinistro, è stata giocoforza subordinata all’interno di un unico blocco con le altre due nel PD.

La situazione politica attuale, potenzialmente foriera di disgregazione del blocco alla base dei democratici per le ragioni che si dicevano, potrebbe portarla ad un riorientamento ideologico.

Se il PD diventasse il partito dei ceti medi istruiti, dei tecnici e dell’aristocrazia operaia dimagrirebbe in quanto a voti ma potrebbe essere riacquistato ad una prospettiva di cambiamento sociale, purché l’egemonia (come per ora è) risieda nella gamba popolare della coalizione.

Il lavoro politico da fare nei confronti del PD penso sia questo, incalzarlo con inflessibilità ma senza settarismi, per costruire un nuovo-vecchio blocco sociale da opporre alla destra

* ripreso da Tommaso Nencioni

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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