Nel momento in cui per la destra pareva esistere soltanto il potere da esercitarsi per il potere, senza opposizione politica e confronto con corpi intermedi (sia pure di ispirazione corporativa): per far questo, tra l’altro, si escogitavano anche operazioni di puro svuotamento delle istituzioni, di ricentralizzazione autoritaria dello Stato (del cui significato si è persa conoscenza ed esistenza) nel contemporaneo dissolvimento della dialettica centro/periferia.

Fuori da questo quadro di fascismo trasversale sembrava muoversi poco o nulla.

Invece riemerge il ruolo sostitutivo della Magistratura rispetto alla “politica”: quel ruolo sostitutivo che ha tenuto in piedi una forma spuria di dialettica da almeno 30 anni.

Una funzione sostitutiva della magistratura agita all’interno del quadro complessivo di profonda sfiducia che esiste nel rapporto complessivo tra i diversi settori della società italiana, le possibilità di rappresentanza politica e le sempre più labili (dal punto di vista della raccolta del consenso) rappresentanza istituzionali.

Si è sottovalutato e si continua a sottovalutare il “fascismo trasversale” che non nasce dal nulla come un fungo, bensì dallo sfrangiamento sociale, dall’individualismo consumistico, dallo smarrimento culturale, dalla perdita di memoria, dalla resa all’ineluttabile modernità che brucia tutto sull’altare dell’”adesso”, senza prima e senza dopo.

Ed è dalla diffusione, prima di tutto culturale, di questo “fascismo trasversale” che sorge direttamente il rilancio dell’assuefazione di massa dei suoi concetti portanti primi fra tutti quelli della sopraffazione e del razzismo.

 La constatazione più amara in questo frangente, riguarda l’assenza di volontà politica verso la costruzione di una possibilità di contrasto posto all’altezza delle contraddizioni che questo “fascismo trasversale” pone.

Un contrasto che deve principiare da una diffusione di valori portanti contrari e opposti ai disvalori dominanti come diffusi dal “circo Barnum” della comunicazione di massa.

Così si determina il corto circuito tra legge e giustizia, tra disvalori e deficit culturale.

Intanto:Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur (cfr. Livio, XXI, 7, 1).

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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