Foto di Pixabay-Telesur

Questo Paese dell’America Latina meridionale sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. Montevideo, la capitale, è a pochi giorni dall’esaurimento dell’acqua potabile.

Paradossalmente, l’Uruguay è stato il primo Paese a sancire l’acqua potabile come diritto nella sua Costituzione. Inoltre, dal 2009 dispone di una legge sulla politica idrica nazionale e di un piano nazionale, in vigore dal 2017. Quali sono dunque le cause di questa situazione?

La causa immediata è identificata nel cosiddetto fenomeno de La Niña, che consiste in un raffreddamento anomalo delle acque dell’Oceano Pacifico tropicale. Questo fenomeno ha un impatto diverso nelle varie regioni e, a differenza del fenomeno El Niño, porta a un’intensificazione della siccità.

Oltre al fattore climatico, gli specialisti e gli attivisti ambientali uruguaiani mettono sul tavolo un altro elemento centrale: l’agricoltura industriale. Secondo loro, in Uruguay ci sono 400 deviazioni di acqua dolce da fiumi e altre fonti verso grandi aree coltivate o di allevamenti.

Marina Meerhoff (una ricercatrice uruguaiana, NdT) ha dichiarato a Télam: “Siamo in una crisi molto grave, la peggiore nella storia dell’Uruguay. La scarsità d’acqua si combina con un’acqua di bassa qualità, poiché a causa della siccità abbiamo iniziato a prelevare l’acqua dal Río de La Plata, che è salmastra”. Altri specialisti affermano che questa crisi era prevedibile, considerando gli oltre due decenni di saccheggio delle risorse idriche del Paese da parte delle multinazionali e dell’agrobusiness. Carmen Sosa (membro della Commissione per la Difesa dell’Acqua e della Vita sostenuta dai sindacati, NdT) spiega che “l’industria del riso consuma quattro volte più acqua della popolazione, la cellulosa 10 volte di più, la soia 17 volte di più e il bestiame 20 volte di più”.

Attualmente, le due principali fonti di acqua potabile di Montevideo, Canelón Grande e Paso Severino, sono completamente prosciugate. Le risposte del governo uruguaiano sono insufficienti e l’opposizione sostiene che esistevano già informazioni e alternative proposte dai governi precedenti, che l’attuale governo non ha preso in considerazione. La decisione di costruire un nuovo bacino in un mese è la più contestata di tutte, per la sua natura a breve termine. I movimenti chiedono soluzioni basate sul rispetto della natura e, logicamente, su profondi cambiamenti del modello agroindustriale.

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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