Toni Capuozzo: “Se il realismo si fa strada là dove si decide, a restare con un insignificante cerino in mano siamo noi, l’Italia delle armi senza fine, l’informazione di guerra che ha cercato di farci diventare patrioti ucraini, lasciando che a morire, però, fossero loro.”

Capuozzo: “Tutti patrioti ucraini, ma quanti morti servono ancora?”

Toni Capuozzo, giornalista ed ex inviato di guerra, in questi mesi è stato spesso al centro delle polemiche mediatiche in quanto le sue osservazioni non sono state ritenute “confacenti” alla narrazione mainstream, guadagnandosi anche lui l’appellativo di “putiniano”. Ecco le sue ultime riflessioni dalle sue pagine social, nel pieno di quella che ad oggi pare la fallimentare controffensiva ucraina.

Scrive il giornalista” “F16 all’Ucraina, titolano i giornali: sembra la discesa in campo di armi in grado di ribaltare l’esito di un conflitto nel quale la superiorità aerea della Russia è insidiata solo dall’efficacia della contraerea ucraina.

Ma poi leggi che i primi sei caccia arriveranno solo entro la fine dell’anno, e che i piloti ucraini pronti per l’addestramento sono meno di dieci. Insomma è una mossa che non cambia le sorti della guerra, ma piuttosto disegna il futuro prossimo: un’Ucraina mutilata del Donbass e della Crimea, ma rassicurata da una partnership con la Nato, e da un’integrazione della sua Difesa con quella atlantica. E non è impossibile che si arrivi a un negoziato prima della fine dell’anno.”

Continua Capuozzo: “La controffensiva ucraina segna il passo e anzi sono i russi ad attaccare, a nord. E, impietosa, la radiografia di un duello impari. Non tra gli armamenti, ma tra le risorse umane. Noi siamo stati intontiti dalla propaganda, e vedevamo ovunque sconfitte russe, in questo anno e mezzo. Ma il prezzo sono state il sacrificio dei reparti ucraini più esperti.

Ora è la volta di reclute troppo giovani o troppo anziane, e tutte reclutate a forza, senza nessuna voglia di morire per le terre irredente. Hanno perso molti uomini anche i russi? Certo, ma la loro riserva demografica di carne da cannone è molto più vasta.”

E ancora: “All’Ucraina, da qui al generale inverno, sembra non restare altro che punzecchiare l’invasore alle spalle: droni su Mosca, barchini esplosivi; uno sberleffo al nemico che non richiede sacrificio di uomini ma solo tecnologia e inventiva, e però non è così che si conquistano territori, né si vincono le guerre.

Zelenskj è molto meno di moda, sui media occidentali, come se ci si stesse preparando all’ora della verità: il leader gladiatorio di un paese attaccato, che ne ha guidato la resistenza, sarà in grado di essere il leader della mediazione, capace di inghiottire bocconi amari, e di farli inghiottire ai suoi? L’Occidente questo gli chiede in silenzio: nulla sull’Ucraina senza l’ucraina, come hanno sempre detto.”

E arriva il punto “dolente” per l’ex inviato di guerra, ovvero la realtà: “Dovrà essere l’Ucraina a mostrarsi rassegnata e ragionevole, e impossibilitata a vincere sul campo. L’Occidente, dopo averne fatto una trincea del diritto internazionale e della democrazia, dopo aver accarezzato l’idea di una sconfitta strategica della Russia, e addirittura di un cambio di regime a Mosca, può ammettere il topolino di un negoziato?

No, l’ingrato compito spetta a Kiev. Ci vogliono ancora un po’ di morti, lasciamoli fare, tutti eroi e tutti accoppati, anche se lo sanno tutti che si va a negoziare. Di paci giuste sono piene le trincee. Sono le paci possibili, con vittorie mutilate e premi di consolazione, quelle che fermano i conflitti. Le elezioni americane premono, gli F16 sì, ma dopo.”

E dunque, in conclusione: “Se il realismo si fa strada là dove si decide, a restare con un insignificante cerino in mano siamo noi, l’Italia delle armi senza fine, l’informazione di guerra che ha cercato di farci diventare patrioti ucraini, lasciando che a morire, però, fossero loro.”

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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