Circa cinquemila razzi lanciati in poche ore all’interno del territorio israeliano e la contemporanea incursione via terra di un numero imprecisato di miliziani armati che hanno sfondato i confini israeliani e fatto irruzione negli insediamenti israeliani. Le notizie sono frammentate e difficili da verificare ma è certo che alcuni mezzi blindati dell’esercito israeliano sono stati conquistati dai palestinesi, mentre le immagini che circolano sui canali social palestinesi mostrano diversi soldati dell’esercito israeliano presi in ostaggio. Altre immagini mostrano miliziani armati palestinesi che entrano armi in pugno dentro una base militare israeliana vicino a Rafah, della quale avrebbero preso possesso. Di certo c’è che quella lanciata da Gaza nella notte è la più imponente offensiva della resistenza palestinese almeno dai tempi della seconda Intifada, tale da aver costretto il governo israeliano a dichiarare precipitosamente lo stato di guerra richiamando in servizio i soldati riservisti. «Questo è il giorno della più grande battaglia per porre fine all’ultima occupazione sulla terra», ha dichiarato il comandante militare di Hamas, Mohammad Deif. Mentre, sempre da parte di Hamas – gruppo politico-militare palestinese che governa la striscia di Gaza – è partita la «chiamata alle armi» per i palestinesi della Cisgiordania e per i «fratelli libanesi» oltreconfine.

Mentre scriviamo il bilancio certificato delle vittime dei razzi sarebbe di almeno 5 morti e una ventina di feriti, mentre niente di concreto si sa circa gli effetti delle incursioni via terra, verosimilmente molto più pesanti. Incursioni di miliziani palestinesi si sarebbero verificate in decine di città e kibbutz (villaggi rurali israeliani), e vi sarebbero decine di morti. Le incursioni sono certamente entrate in profondità dentro i confini israeliani: 4 morti si registrano ad esempio a Kuseife, città ad oltre 60km dal confine con la striscia di Gaza. Inoltre la resistenza palestinese sarebbe riuscita a sequestrare numerosi soldati israeliani e a requisire mezzi dell’esercito. “Abbiamo visto immagini e video di soldati israeliani uccisi e video di combattenti palestinesi che festeggiavano attorno a veicoli armati israeliani dati alle fiamme” scrivo i cronisti di Al Jazeera, unica grande testata giornalistica ad avere propri inviati sul territorio. Secondo quanto riportato dal giornalista israeliano Yoav Zitun, della testata Ynet: “L’intera linea di difesa israeliana è stata violata” e “l’esercito israeliano ha diviso la Divisione di Gaza in diverse sezioni di combattimento per cercare di controllare gli eventi nel territorio”, mentre vi sarebbero “centinaia di uomini armati all’interno degli insediamenti e delle basi” e almeno tre jeep dell’esercito di Tel Aviv sarebbero state conquistate e “dirottate a Gaza”.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza per le 13 (le 12 in Italia), mentre è stato dichiarato lo stato di emergenza in un raggio di 80km dalla Striscia di Gaza. Diversi attacchi aerei sarebbero già partiti per bombardare Gaza.

Civili palestinesi festeggiano sopra un carro militare sottratto all’esercito israeliano

Automatica, come sempre, la solidarietà nei confronti dell’occupante da parte dei governi occidentali e dei grandi media: uniti nel parlare di “attacco terroristico”, in una logica che riserva questo termine delegittimante esclusivamente alle azioni condotte contro i governi amici. Nessun accenno al fatto che l’attacco palestinese arrivi al culmine di un’occupazione che perdura dal lontano 1948 e che negli ultimi anni si è resa sempre più brutale. La condizione che i palestinesi subiscono ogni giorno è infatti una condizione di apartheid – non secondo chi scrive, ma secondo quanto certificato da diversi rapporti tra cui quello di Amnesty International – , che vede centinaia di civili palestinesi detenuti senza capi di accusa né processo nelle carceri israeliane e progetti di espulsione dei palestinesi da quelli che – secondo le risoluzioni ONU – sono i propri territori. Gli attacchi dell’esercito israeliano sono quotidiani e il 2023 è stato già definito l’anno più letale di sempre per i palestinesi, con centinaia di civili uccisi, tra i quali almeno 38 bambini. Mentre incursioni sistematiche da parte dell’esercito israeliano non risparmiano i luoghi di cultole case dei palestinesi, e nemmeno le scuole elementari palestinesi. Sui crimini di guerra israeliani sta indagando anche la Corte Penale Internazionale.

Gli attacchi, come detto, sono partiti da Gaza: definita la città “prigione a cielo aperto”. Stretta in un blocco militare totale da parte di Israele dall’ormai lontano 2007. Oltre due milioni di persone chiuse in un’area di 365 km quadrati. Il blocco applicato da Israele su Gaza è ermetico, per via terrestre, marittima e aerea. L’aeroporto è chiuso, l’accesso al mare è negato anche per scopi di pesca, due dei tre valichi di frontiera sono controllati dall’esercito di Tel Aviv (l’altro dall’Egitto). Da Gaza i palestinesi non possono uscire, né commerciare. Ora si attende la risposta di Israele, ma per ora il dato di fatto è che la resistenza armata palestinese ha compiuto un salto di qualità inaspettato, capace di cogliere di sorpresa l’intelligence e le difese di uno degli eserciti meglio equipaggiati al mondo.

[di Andrea Legni]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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