La storia dirà se stiamo vivendo una fase di transizione verso un conflitto globale nel segno dello “scontro di civiltà”.

Intanto però gli analisti dei mercati finanziari appaiono super-eccitati ad ogni segnale di rincrudimento della logica bellica.

Come rileva Eric Salerno ( “Il Manifesto” 22 ottobre) sul sito di uno dei grandi gestori di fondi e investimenti “National Defense Authoriziation” si legge come per il 2024 la difesa statunitense preve 886,3 miliardi di spesa con un incremento del 3,3% rispetto al 2023.

Le dinamiche del settore della difesa statunitense sono radicalmente cambiate dal 7 ottobre e alcuni titoli degli armamenti hanno registrato un balzo dall’inizio del conflitto in Israele.

Alcune cifre: Tre dei primi 10 importatori di armi nel periodo 2018-2022 sono in Medio oriente e precisamente Arabia Saudita, Qatar, Egitto.

L’Arabia Saudita è stata il secondo più grande importatore di armi nel mondo nel 2018-2022 e ha ricevuto il 9,6% di tutte le importazioni di armi in quel periodo.

Le importazioni di armi del Qatar sono aumentate del 311% tra il 2013-17 e il 2018-22 rendendolo il terzo importatore di armi al mondo nel 2018-22.

Quali sono i paesi esportatori verso questi paesi del Medio Oriente?

In testa gli USA con il 54%, seguita dalla Francia 12%, Russia 8,6% e Italia 6,4%.

Le esportazioni includevano complessivamente 260 arei da combattimento avanzati, 516 nuovi carri armati (il mercato usato dei thanks è in grande fioritura) 13 fregate.

Gli stati arabi della sola regione del Golfo hanno effettuato ordini per altri 180 arei da combattimento mentre 24 sono stati ordinati dalla Russia e dall’Iran (che non ha ricevuto armi importanti tra il 2018-22).

Un dato quest’ultimo molto interessante quando si sostiene che l’Iran appoggia Hamas e ci si dimentica di alcuni grandi acquirenti arabi che pure appoggiano il gruppo che ha scatenato l’attacco ad Israele.

Insomma attenzione al traffico d’armi in tutta l’area e come silloge ricordare la dichiarazione di Biden “Un investimento intelligente nella sicurezza americana pagherà dividendi per intere generazioni”.

Insomma: finché c’è guerra c’è profitto.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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