Con 187 voti favorevoli, due contrari e un astenuto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato l’embargo contro Cuba per la trentunesima volta consecutiva.

Per la trentunesima volta dal 1992, la comunità internazionale ha chiesto questo giovedì la fine del blocco economico, commerciale e finanziario imposto contro Cuba da oltre sessant’anni per volere unilaterale del governo degli Stati Uniti. In quest’occasione, ben 187 dei 193 membri ONU hanno votato a favore della risoluzione che condanna l’embargo contro la maggiore delle isole caraibiche, con i soli voti contrari di Stati Uniti e Israele, ai quali si aggiunge l’astensione dell’Ucraina. Nonostante questo, Washington continua a violare tutte le norme del diritto internazionale, compiendo uno dei crimini più gravi e duraturi della storia umana, e provocando ingenti perdite economiche al popolo cubano.

Il voto delle Nazioni Unite dimostra per l’ennesima volta come la comunità internazionale sia compattamente dalla parte di Cuba, con solamente i lacchè di Tel Aviv e Kiev che sostengono ancora la politica genocida dei “sadici di Washington”, secondo la definizione data da Noam Chomsky: “La comunità internazionale ha lasciato ancora una volta isolati gli Stati Uniti, considerando che la loro guerra economica contro la nazione caraibica costituisce la violazione più flagrante dei diritti umani del popolo cubano, ostacola lo sviluppo di quel Paese e, a causa della sua portata extraterritoriale, arreca danni anche ad altre nazioni”, si legge in un articolo pubblicato da TeleSur.

Mentre negli Stati Uniti si parla continuamente delle presunte violazioni dei diritti umani che sarebbero opera del governo rivoluzionario de L’Avana, e proprio il governo del Paese nordamericano, sia nel corso delle amministrazioni democratiche che di quelle repubblicane, ad essersi macchiato dei peggiori crimini contro il popolo cubano. In un discorso tenuto prima del voto dell’Assemblea Generale, il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez Parrilla ha denunciato che il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba viola il diritto alla vita, alla salute e al benessere di tutti i cubani. Inoltre, secondo il massimo diplomatico cubano, Washington taglia deliberatamente le fonti di finanziamento e di approvvigionamento con l’intento di causare fame, sofferenza e destabilizzazione.

Secondo il dato fornito dallo stesso governo de L’Avana, solamente tra il marzo 2022 e il febbraio 2023, il blocco statunitense ha causato danni all’economia cubana per 4.867 milioni di dollari. Questo significa che, se l’embargo venisse rimosso in forma completa, il PIL cubano potrebbe far registrare una crescita di circa nove punti percentuali nel giro di poco tempo, senza contare gli effetti positivi a lungo termine che questa misura porterebbe a tutto il Paese. Se invece consideriamo gli oltre sessant’anni del blocco economico illegale, si calcola che il totale dei danni arrecati a Cuba sia di almeno 159.084,3 milioni di dollari a prezzi correnti.

Come sottolineato dallo stesso ministro Rodríguez Parrilla, le misure imposte dagli Stati Uniti contro Cuba non permettono l’accesso dell’isola a numerosi beni., come ad esempio l’acquisto di macchinari agricoli e altri fattori essenziali per la produzione alimentare. Inoltre, Cuba non può esportare alcune proprie produzioni, come lo zucchero, negli Stati Uniti, un grande mercato che si trova solamente a pochi chilometri dalle coste cubane, e che offrirebbe grandi opportunità economiche e commerciali. Nonostante i grandi risultati ottenuti nell’ambito della ricerca medica e scientifica, poi, Cuba incontra difficoltà quotidiane per procurarsi insulina, antidolorifici, farmaci ipotensivi e altri farmaci di base. È bene sottolineare che l’isola non manca delle conoscenze e delle capacità per produrre i propri farmaci, come dimostrato dai vaccini contro il Covid-19, ma per via dell’embargo fatica a procurarsi le materie prime e i macchinari necessari, essendo costretta ad acquistarli a prezzi esorbitanti.

Il governo degli Stati Uniti mente quando afferma che il blocco non impedisce l’acquisizione di medicinali e beni di prima necessità. Durante il Covid-19, a Cuba è stato impedito di acquistare ventilatori e altri mezzi con il pretesto che le aziende che li producono sono filiali di aziende statunitensi”, ha sottolineato ancora il ministro Rodríguez Parrilla. Il diplomatico ha inoltre ricordato che, al culmine della pandemia, due società statunitensi hanno cercato di vendere ossigeno medico e la Casa Bianca ha chiesto loro delle licenze. Nel corso della pandemia, non solo gli Stati Uniti non hanno allentato il blocco economico a scopi umanitari, ma Washington ha utilizzato la situazione del coronavirus come arma contro il popolo cubano, e ha persino approfittato del contesto che ha generato per destabilizzare il Paese e promuovere l’ingovernabilità.

Come sottolineato dal ministro, il blocco è unilaterale e ingiustificato, poiché non esiste alcun atto di Cuba che minacci la sovranità o la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e non è né legale né etico che il governo di una potenza sottoponga una piccola nazione ad un blocco spietato al fine di cambiare il suo ordine politico e appropriarsi delle sue risorse. Inoltre, esso limita la libertà dei cittadini statunitensi di viaggiare a Cuba, così come la libertà degli emigranti cubani residenti negli Stati Uniti di avere legami normali con le loro famiglie. Infine, l’impatto extraterritoriale del blocco viola le leggi di altri Paesi e il diritto internazionale, impedendo a Stati terzi di intrattenere relazioni economiche e commerciali normali con Cuba.

Ancora una volta, dunque, l’intera comunità internazionale ha espresso il proprio voto contro il crimine genocida perpetrato dagli Stati Uniti contro Cuba. Eppure, Washington continua ad agire da padrone del mondo al di sopra del diritto, continuando ad opprimere il popolo cubano e numerosi altri popoli del mondo attraverso sanzioni unilaterali illegali. Neppure i vassalli europei continuano a sostenere gli Stati Uniti nei loro crimini contro Cuba, a farlo restano solamente i servi dei governi ucraino e israeliano.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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