Quello che è problematico, nel tweet del Ministero della Difesa ucraino di cui allego l’immagine

https://twitter.com/DefenceU/status/1735667778835619867?s=20

non è solo l’aquila nazista che, allargando la foto, campeggia sul petto del soldato e che è stata notata da parecchia gente. Non mi pare sia stato notato che anche lo slogan è uno slogan nazista: “Unsere Mauern brachen, aber unsere Herzen nicht”, con la variazione di “spirito” invece che “cuori” come nell’originale. Allego una foto dello slogan,

che è citato nei diari di Goebbels due volte: la prima il 20 aprile 1944, compleanno di Hitler (“Die Parole, die in Berlin ausgegeben ist, lautet: “Unsere Mauern brachen, aber unsere Herzen nicht.”) e la seconda il giorno dopo (“Die Berliner Bevölkerung hat sich an der Ausschmückung der Reichshauptstadt in außerordentlichem Umfang beteiligt. Die Stadt ist übersät mit Transparenten mit der Aufschrift: ‘Unsere Mauern brachen, aber unsere Herzen nicht'”) (le citazioni sono tratte da “Die Tagebücher von Joseph Goebbels”, Teil 2, Band 12, ed. Hartmut Mehringer, 1995, pp. 154, 160).
Lo slogan ha goduto di grandissima fortuna negli ambienti diciamo “conservatori” all’indomani della seconda guerra mondiale, e non mi stupisce che ora sia ricomparso anche in Ucraina. Del resto, se buona parte della tua recente mitologia nazionale si basa sulla lotta contro l’Unione Sovietica, la cosa non è sorprendente e ne abbiamo spesso parlato (e molti ne hanno parlato del tutto a sproposito). E però va anche sottolineato che il problema di questo ambiguo rapporto col nazismo non è solo ucraino, come dimostra il caso del Canada e della standing ovation tributata in parlamento a un reduce delle SS (non ce ne siamo già dimenticati, vero?) e tutti i distinguo capziosissimi che ne sono venuti fuori, che non è che perché uno si è arruolato volontario nelle SS lo puoi automaticamente definire nazista, che non tutti i nazisti hanno commesso crimini di guerra, e che in fondo, appunto, lottavano contro l’URSS che è stata peggio del nazismo, se si esclude quello sfortunato incidente dei campi di sterminio, che, ricordo, secondo Ernst Nolte era una conseguenza del “terrore rosso” provato dai poveri nazisti, quindi una cosa che se non ci fosse stata la rivoluzione bolscevica non sarebbe mai accaduta. Lì si è rotta la diga: “età dei totalitarismi” come se fossero tutti uguali, “cento milioni di morti” o altri numeri a caso, “ragazzi di Salò” e affini, per concludere che il comunismo, quindi l’URSS, alla fine è peggio – ed è buffo notare come le vittime del nazismo vengano quantificate “solo” nei sei milioni di ebrei trucidati nei lager, escludendo dal conto non solo gitani, omosessuali, testimoni di Geova, protestanti, cattolici, disabili e comunisti (che se la sono cercata, ça va sans dire, del resto come ha detto Nolte alla fine era colpa loro), ma anche e soprattutto il genocidio perpetrato in Europa Orientale e soprattutto in Unione Sovietica. Lo sdoganamento del nazismo non se lo sono inventato gli ucraini (o gli estoni, i lettoni o i lituani – e pure i finlandesi non scherzano), viene da lontano ed è roba nostra, di noi occidentali, che abbiamo protetto e foraggiato questa gentaglia, in Ucraina e fuori dall’Ucraina, perché servisse, appunto, nella santa lotta al comunismo. E ora, come al solito, non sappiamo che fare se non fare finta di niente, cosa che ci riesce sempre benissimo. Un’altra delle cose di cui non ci assumeremo la responsabilità.

Francesco Dall’Aglio

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