Javier Milei, detto el loco, il matto
“L’estrema destra ha vinto in Argentina. È la decisione di quella società. Triste per l’America Latina e si vedrà…” Gustavo Petro, presidente di Colombia
La pensano così anche Maduro, presidente del Venezuela, e Lula, presidente del Brasile, che non hanno partecipato all’insediamento di Melei. All’insediamento hanno partecipato personaggi come Bolsonaro, Orbán, Zelensky ed altri che hanno confermato il detto popolare: Dio li fa e poi li mette insieme. La premier italiana Giorgia Meloni non ha partecipato all’insediamento, ma in occasione della vittoria elettorale del 19 novembre ha inviato a Javier Melei un messaggio entusiasta di congratulazioni. Sicuramente lo visiterà in Argentina o lo inviterà in Italia. Giorgia con Javier si sente meno sola al mondo.
Javier Milei il 19 novembre ha ottenuto una clamorosa vittoria al secondo turno delle elezioni presidenziali, battendo il ministro dell’economia uscente Sergio Massa con il 55,6 per cento dei voti. Il partito di Milei, però, ha solo trentacinque deputati su duecentocinquantasette nella Camera dei Deputati argentina (Cámera de Diputadas). I suoi più accaniti avversari, i peronisti e altri partiti di sinistra, ne detengono centocinque. Al Senato (Senado), il partito di Milei ha solo otto membri su settantadue. Questo dato mi ha sorpreso all’inizio, ma è dovuto al fatto che questa volta solo la metà dei seggi della Camera bassa era in palio. Ci vorranno altri due anni prima che gli altri seggi vengano contesi. Al Senato, solo un terzo dei membri è stato eletto di recente. Deve quindi cercare alleati a destra, naturalmente.
Javier Milei, di Libertad Avanza (coalizione politica di destra ed estrema destra, di ideologia conservatrice sul piano sociale e culturale e libertaria in economia), il 10 dicembre ha giurato in Parlamento e assunto la presidenza dell’Argentina per il periodo 2023-2027. Il giuramento è stato preso da Cristina Fernández de Kirchner, che ha salutato Javier alzando il dito medio e Alberto Fernández gli ha consegnato la fascia e il testimone presidenziale. “Lunga vita alla Libertà Avanza, carajo ( cazzo) “, è stata l’ elegante frase che Javier pronunciò firmando il libro d’onore del Parlamento.
Javier Milei è diventato presidente dell’Argentina domenica, annunciando che la situazione economica del paese sarebbe “peggiorata” nel breve termine e promettendo una terapia “shock”. “Non c’è alternativa all’aggiustamento, non c’è alternativa a uno shock”, perché “non ci sono soldi”, ha detto Milei a una folla di sostenitori riuniti fuori dal parlamento, dove aveva appena prestato giuramento.
In armonia con questa affermazione Javier Milei ha annunciato lo scorso mercoledì in un messaggio registrato trasmesso alle 21, invece che a mezzogiorno come inizialmente previsto, un decreto d’urgenza contenente ben 366 misure di liberalizzazione dell’economia. Il decreto ha ottenuto le lodi del FMI,Fondo Monetario Internazionale, ma non quelle del popolo argentino. Mercoledì sera molti argentini sono scesi in piazza o sui loro balconi sbattendo pentole e padelle per respingere il decreto di necessità e urgenza (DNU) del presidente Javier Milei che prevede la deregolamentazione dell’economia del paese. I video delle reazioni delle persone nella Città Autonoma di Buenos Aires (CABA), nell’Area Metropolitana di Buenos Aires (AMBA), a La Plata e in altre città del Paese sono diventati virali sui social network. Altri manifestanti hanno suonato il clacson come fanno le persone quando la loro squadra vince un campionato di calcio. Proteste si sono registrate nei quartieri di Constituciَn, San Cristَbal, Villa Crespo, Flores, Almagro, Caballito, Palermo, Belgrano, Boedo, Nٌْez, Chacarita, San Telmo, Balvanera, Recoleta e Parque Patricios. Sbattimenti di pentole sono stati registrati anche nei quartieri di Buenos Aires di La Plata, San Isidro, Esteban Echeverrيa, Quilmes, Avellaneda, Lanْs e Berazategui, tra gli altri. La risposta di Javier Milei è stata repressione con arresti.
Un’ immagine delle proteste contro Javier Milei.