L’Ecuador è finito nel caos con i cartelli del narcotraffico che hanno mosso guerra allo Stato. L’ondata di attacchi, rapimenti e attentati che si susseguono da domenica ha diffuso il terrore e rivelato una crisi di sicurezza senza precedenti nel Paese, che in pochi anni è diventato il più insicuro della regione e un vero e proprio “regno” dei cartelli della droga. Una circostanza impensabile fino a qualche tempo fa, come ha denunciato l’ex presidente Rafael Correa, che ha accusato i governi di Lenin Moreno e Guillermo Lasso di aver consentito l’ascesa del crimine. 

In ogni caso, sono diversi i fattori che hanno fatto prosperare queste bande, tra cui gli effetti negativi della pandemia, il ritiro dello Stato da aree chiave negli ultimi anni e il successo del narcotraffico in una nazione dollarizzata e priva di una banca centrale. Queste ultime due condizioni sono state promesse, ma per adesso non ancora implementate, dal presidente argentino ultraliberista Javier Milei.

La dollarizzazione, introdotta nel 2000 dall’allora presidente Jamil Mahuad, è riuscita a controllare l’iperinflazione dopo una profonda crisi finanziaria, ma ha aumentato la povertà, tranne negli anni dell’ex presidente di sinistra Rafael Correa (2007-2017), e ha ridotto la capacità dello Stato di controllare l’economia (non potendo gestire l’emissione monetaria).

Con la fine del governo di Correa e il conseguente deterioramento della sicurezza, le bande criminali si sono rafforzate riciclando denaro illecito a loro piacimento.

Il dollaro permette ai narcotrafficanti di evitare la svalutazione e di spostare più facilmente il denaro tra i Paesi, in anni in cui i grandi gruppi si sono internazionalizzati.

Infatti, l’adozione del dollaro statunitense come valuta ufficiale ha reso l’Ecuador un obiettivo attraente per le organizzazioni criminali internazionali. L’afflusso di valuta estera ha creato un ambiente favorevole per le attività di riciclaggio di denaro. I cartelli criminali sfruttano la facilità di trasferire e nascondere grandi quantità di denaro sotto la facciata di attività commerciali legittime. Ciò, a sua volta, alimenta la corruzione, indebolisce gli sforzi di applicazione della legge e crea un terreno fertile per le reti della criminalità organizzata. Il traffico di droga, il traffico di esseri umani e altre attività illecite sono diventati pervasivi in Ecuador, contribuendo ulteriormente al problema della criminalità del paese.

Una situazione favorevole alla criminalità come ammesso dallo stesso presidente Noboa in campagna elettorale. “Come mai il narcotraffico è avanzato così tanto in Ecuador?”, chiese un giornalista a Daniel Noboa, allora candidato alle presidenziali. “Innanzitutto perché non c’è un vero controllo alle frontiere, perché i nostri porti sono totalmente privi di protezione. Perché siamo dollarizzati e questo è un elemento che aiuta il narcoterrorismo, perché non devono cambiare valuta. I dollari entrano e i dollari escono. Non c’è traccia”, affermò l’attuale presidente. 

Una disamina che vede concorde anche l’ex presidente dell’Assemblea Nazionale, Gabriela Rivadeneira, che ai microfoni della radio argentina AM750 ha affermato: “L’assenza dello Stato prodotta dai governi di Guillermo Lasso e Lenín Moreno e la contesa non solo del cartello di Sinaloa, ma anche di gruppi minori hanno trasformato l’Ecuador nel Paese più insicuro e violento del continente, con 44 morti ogni 100.000 persone”.

“Il crimine organizzato non è radicato solo in un singolo territorio, ma è un’ancora di una rete internazionale, che vive della rete della droga, ma ha anche i suoi tentacoli nella politica, nella polizia, nelle forze armate, e si nutre anche del traffico di esseri umani e del traffico illegale di migranti”, ha spiegato Rivadeneira.

Per poi aggiungere: “Tutto questo in un’economia dollarizzata, che ovviamente permette al sistema finanziario internazionale di fluttuare più del traffico che sta vivendo l’Ecuador. Oggi l’Ecuador ricicla tre milioni e mezzo di dollari, il controllo statale che dovrebbe esistere è nullo”. 

Un rapporto del Centro Estratégico de Geopolítica (CELAG) fornisce dati agghiaccianti: nel 2021, 3,5 miliardi di dollari di denaro sporco sono stati riciclati nel sistema finanziario, quasi tre volte gli 1,2 miliardi di dollari stimati tra il 2007 e il 2016.

“Sei anni di minimizzazione dello Stato e di de-istituzionalizzazione del Paese hanno lasciato un bilancio sociale ed economico scoraggiante: povertà, violenza e istituzioni catturate dal narcotraffico”, si legge nel rapporto.

E continua: “A questa economia del disastro sociale si aggiunge un effetto paradossale: la ‘stabilità macroeconomica del narcotraffico’, intesa come la capacità dei narcodollari di penetrare nel sistema finanziario, aumentare il tasso di profitto delle banche e fornire una falsa stabilità finanziaria e monetaria, che è discordante con la salute dell’economia reale (occupazione, produzione e povertà)”.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-dollarizzazione_e_ritiro_dello_stato_i_fattori_che_hanno_favorito_lascesa_del_crimine_in_ecuador/45289_52270/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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