Quito
QUITO, VULCANI E NUVOLE.


Devo volare in Ecuador perché mi scade il visto. Penso di fermarmi un paio di giorni per vedere Quito. ” Tempo sprecato. Quito è un villaggio andino” mi dice Carlos, dandomi il biglietto aereo. Carlos è un  limeño che crede che i confini della civiltà in latinoamerica coincidano con quelli del Perù. Mi rispetta perché sono nato a Roma. Prima del viaggio leggo qualcosa su Quito. Costruita a 2800 m di altitudine vicino a due vulcani attivi, Quito, capitale dell’Ecuador subisce regolarmente alluvioni e frane; la città vive sotto la minaccia di eruzioni vulcaniche. Atterrando l’aereo vola per un pò sopra Quito a bassa quota, ma non vedo né fango, né crepe nei muri coloniali o no. Chiedo a un vicino che mi dice: ” Non è vero. Al massimo il vulcano Gagua Pichincha ogni tanto ci riempie di cenere e la città diventa Quito la grigia, per l’invidia di Lima.” Evito di dirgli quello che pensa il limeño Carlos di Quito. Quito dista una quindicina di chilometri dal vulcano Gagua Pichincha, che a volte deposita ceneri in città. La cima innevata del vulcano Cotopaxi si trova a una cinquantina di chilometri a sud. Non sono però i due vulcani il pericolo maggiore. L’aereoporto Mariscal Sucre è uno dei più pericolosi del mondo, attorniato da abitazoni è quasi in centro città. Costituisce un’esercizio difficile per i piloti. Vi è in programma la costruzione di un nuovo areoporto, ma ora vi è quello vecchio con le piste tra le case. Il nuovo a valle avrà come punto debole la presenza di nuvole molti giorni all’anno. Rosa la ragazza dell’agenzia di viaggi che mi ha prenotato l’albergo la pensa diversamente da Carlos. Perù ed Ecuador, peruviani ed ecuadoregni a volte si prendono a botte, non solo su chi è più bella Quito o Lima. Una rivalità che viene da lontano. Quando morì l’ Inca Huayna, i figli Ataualpa da Quito e il fratello Huascar da Cuzco si disputarono l’Impero. La guerra fra i due fratelli favorì i conqustadores spagnoli. Sparì l’Impero Inca, ma rimasero le rivalità tra Perù ed Ecuador. Per Rosa, mentre Lima è una città su una costa desertica, avvolta da una nebbia con pioggia fine, la garua, molti mesi all’anno, Quito è una città splendida vicina al cielo e di fronte a un vulcano. Nuvole arrivano dall’Oceano, ma si fermano in città poco tempo. Mi ricordo che Carlos mi aveva detto che quella che  los quiteños chiamano la eterna primavera è una balla, il clima per molti mesi all’anno è freddo, umido e piovoso. Carlos non ha mai messo piede a Quito, comuque  racconto a Rosa, che conosce Lima e mi racconta qualcosa sul clima di Quito  ” A volte un mare di nuvole monta dalla vallata come una vera marea di nebbia che inghiotte anche dove vivo. Formano una specie di bastione agli edifici più alti. Una volta un’aereo miitare si perduto tra le nuvole e si è schiantato contro un fabbricato. Cento metri sopra dove vivo. Una decina di morti!”  
” Pericoloso!” Esclamo.
” La combinazione di luce e di nuvole regala albe e tramonti stupefacenti. Mai due volte lo stesso spettacolo.” Conclude.
L’abergo dove Rosa mi lascia ha un nome romboante, Quito Hotel & Casinò, e la facciata che sembra un  Tempio Incaico. Più un casinò che un albergo. Non mi piace, un luogo per giocare alla roulette e non per abitare e vedere la città
” Questa sera sono libera. Se vuoi ti faccio vedere Quito di notte. ”  Mi dice Rosa ed io rispondo di si. Lascio in camera il bagaglio a mano ed esco. Alla reception mi guardano male, perché non vado in sala giochi. Sono in centro, un centro in pendenza. Qui tutto è in pendenza, anche le tombe nei cimiteri, immagino. La città è stretta e lunga. Entro in una piccola libreria e compro un libro sulla città, i vulcani e la geologia. Ecuador, pais de los contrastes. Il padrone della libreria mi dice che Quito sorge su faglie. Dove vive, avenida Gonzalez Suarez, è su una linea di faglia, una zona maledetta, tra l’altro ai bordi del vuoto,dice. In una piazza c’è un monumento a un conquistador ed attorno i discendenti di coloro che sono stati massacrati dai conquistadores vendono artigianato locale ai turisti.  Sono indeciso se prendere l’autubus e andare al luogo esatto della massima circonferenza terrestre, l’Equatore, sono circa tre ore di autubus o taxi, andata e ritorno. Inoltre da buon egocentrico penso che il centro del mondo si sposti con me.       Rimango a salire e scendere.  Mangio in strada empanadas de viento inzuccherate e bevo coca cola. Dopo il pranzo rientro in albergo non per la siesta o per giocare, ma per leggere Ecuador, pais del los contrastes. Molte Ande, poca selva e poca costa, inoltre le isole Galapagos lontane 1000 chilometri sembrano essere più in Asia che in latinoamerica. La vita notturna a Quito inizia dopo cena e termina poco dopo la mezzanotte. Niente a vedere con il fine settimana a Lima, dove i viernes e sabados criollos iniziano il giovedì notte e terminano la domenica mattina. La musica degli huaynos, dei vals e della disco invade il centro della città, nonostante gli apagones di Sendero Luminoso. Non ne parlo a Rosa, che sicuramente ha vissuto qualche notte di Lima. Il quartiere della piccola e breve movida è quello coloniale di Guapulo. Poco dopo la mezzanotte ci sediamo in un bar all’aperto per bere un paio di birra. La notte è tiepida e stellata. Rosa mi chiede delle ore trascorse a Quito, le dico degli indios che attorno al busto di un conquistador vendono artigianato locale, magari made in China. Dicono anche parole inglesi se hai l’aspetto di un gringo.
Rosa mi racconta un racconto di quando Quito era un luogo incaico di cui si sono perse le tracce:
 ” Narra la leggenda che la giovane e bella Pacha,  Huayna Cápac, il conquistatore inca, era il luogo in cui la regina Pacha offriva la sua amicizia. Il sovrano ascoltava con orgoglio le sue promesse di pace. Tuttavia, l’intelligenza e la bellezza di Pacha conquistarono il cuore di Huayna Cápac, che da quel giorno voleva solo compiacerla. La principessa accettò di essere sua moglie. Pacha e Huayna Cápac vivevano in un bellissimo palazzo chiamato Incahuasi. Li nacque il principe Atahualpa, che fin dalla tenera età imparò l’importanza di rispettare e far rispettare le leggi e le decisioni che il padre ha insegnato. Un giorno fu da un bellissimo uccello un  Ara con bellissimi colori. Immediatamente tirò fuori l’arco, tirò una freccia e l’uccise. Con l’ Ara morta, corse dalla madre. Pacha non fu felice, al contrario, sottolineò che non aveva rispettato la legge. Gli ricordò il mandato della suo popolo: “Il nemico viene ucciso solo in guerra, perché ha anche le armi per difendersi, non si uccidono gli uccelli, che adornano la natura con i loro colori e la riempiono di fascino con i loro trilli”. Pacha strappò una piuma dall’Ara e la mise nel ciuffo del piccolo, in modo che non dimenticasse mai la lezione appresa.”
” Bella storia, a me non ne hanno raccontata nessuna.”
” Bisogna parlare quechua, io lo parlo e poi ho anche sangue indio.”
Rosa è una  ragazza elegante. Piel color de la canela, occhi leggermente a mandorla, ma non ha niente della chola, sembra una bella ragazza del Caribe. Inoltre ha viaggiato.
“Quito e Bogotà sono le uniche capitali andine dell’America del Sud. Entrambi sui 3000 m s.l.m.. Bogotà è una brutta città, ma ha delle notti vivaci. Quito è bella e più tranquilla, il pomeriggio ha una lunga siesta e di notte va a dormire presto”
“Se vieni a Lima fatti viva”. Le dico.
Il giorno dopo non ho voglia di fare il turista a Quito, abbandono l’ Hotel Tempio Incaico & Casinò e ritorno in Perù. Prendendo l’aereo riassumo in testa Quito. Una città a 2850 d’altitudine, ai fianchi del vulcano Guagua, da grattacieli ai bordi del vuoto.
Mi dimentico presto di Quito. Mi ricordo un paio d’anni dopo, nel 1984, quando leggo che un DC-8 si è schiantato vicino alla pista, provocando la morte di 75 passeggeri.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy