Alessandro Ferrett

Mentre il mondo discute dell’Iran, Israele ne approfitta per perpetrare la pulizia etnica del nord della Striscia di Gaza a fini di conquista.

Israele massacra i profughi palestinesi

L’altro ieri l’esercito israeliano ha sparato ripetutamente addosso alla folla di palestinesi che cercava di tornare nel nord di Gaza ammazzando cinque persone e ferendone altre, tra cui una bambina di cinque anni cui un soldato ha sparato in testa mentre era in braccio a sua madre.

Stanotte l’esercito israeliano ha tagliato le linee telefoniche e le connessioni Internet nella zona di Beit Hanoun, nell’estremo nord di Gaza, e ha invaso la città con mezzi blindati assediando le scuole nelle quale sono rifugiati circa 3.000 palestinesi cui è stata distrutta la casa.

I soldati hanno aperto il fuoco sulle scuole stesse ferendo molti palestinesi, poi hanno intimato ai maschi di uscire e li hanno spogliati, bendati, ammanettati e arrestati in blocco. Riguardo a donne e bambini, i soldati hanno puntato loro addosso i fucili intimando loro di andare via, a sud.

L’operazione di pulizia etnica riguarda anche chi abita nelle case ancora in piedi ed è tutt’ora in pieno svolgimento: secondo il giornalista Hossam Shabat, che ha realizzato un servizio per Al Jazeera, l’esercito di occupazione ha obbligato le donne rifugiate nelle scuole a togliersi il velo e anche i vestiti.

Stamattina l’esercito di occupazione ha poi bombardato una moschea nel campo profughi di Jabalia, sempre nell’estremo nord di Gaza, uccidendo alcuni dei palestinesi rifugiati al suo interno, e ha iniziato la pulizia etnica nella parte orientale del campo profughi con le stesse modalità adottate a Beit Hanoun.

Infine, arriva la conferma che Israele sta deliberatamente cercando di far morire di fame i palestinesi rimasti al nord: il portavoce dell’ufficio affari umanitari dell’ONUJens Laerke, durante il briefing delle agenzie umanitarie ONU a Ginevra ha affermato che “i convogli alimentari che dovrebbero essere diretti in particolare al nord, dove il 70% delle persone è in condizioni di carestia, hanno il triplo della probabilità di vedersi negare l’accesso [da Israele] rispetto a qualsiasi altro convoglio umanitario con altri tipi di materiale”.

In pratica, quando Israele racconta che decine di camion vengono inviati nel nord di Gaza “dimentica” di dire che tali camion non contengono cibo, che è il bene di gran lunga più necessario.

Ma allora, cosa c’è dentro ai camion? La risposta è un’altra coltellata al civilissimo Occidente, e in particolare al Regno Unito. In un video di un’ipocrisia senza pari scopriamo infatti che il ministero degli esteri inglese si vanta del fatto che invierà “fino a” 20.000 “kit della dignità” alle donne palestinesi a Gaza (che sono un milione e duecentomila, quindi un kit ogni 60 donne).

Cosa c’è nel kit, chiederete voi? “Ciò che è indispensabile a una donna per riprendere la vita in comunità con un senso di dignità”: senza alcuna vergogna, la direttrice del progetto ci spiega fiera che il kit (che costa ben dodici sterline, ringraziate!) contiene le cose che si trovano nei bagni degli alberghi (tipo un prestigioso flacone di shampoo con provitamina B e aloe vera… in un posto dove manca l’acqua!) ma con un’”importante aggiunta”.

La direttrice, in evidente sollucchero, ci dice infatti che c’è anche qualcosa per proteggere le donne: nientemeno che UN FISCHIETTO, come se la principale minaccia alla sicurezza delle donne fossero degli aggressori sessuali e non un esercito armato di tutto punto che le ammazza incessantemente e indiscriminatamente da sei mesi.

Questa rumenta viene recapitata a donne che non hanno da mangiare nè per loro nè per le loro famiglie e prende il posto di cibo, acqua, medicine.

Il fatto che il ministero degli esteri si vanti apertamente di questa impresa ci fa capire che il pubblico cui questo stunt di pubbliche relazioni è destinato (ovvero coloro che ancora credono che l’Occidente stia aiutando i poveri palestinesi) è cerebralmente defunto: encefalogramma completamente piatto.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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