Francesco Cecchini

Dal 31 maggio 2018 la Colombia è la prima nazione dell’America Latina ad essere membro della NATO. Il presidente della Colombia, Manuel Santos, si è riunito a Bruxelles con il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg per uficializzare l’adesione. Una pessima notizia per i colombiani e per i latinoamericani, l’America Latina è un’area di pace priva di armi nucleari. Per attenuare preoccupazioni, Santos ha affermato che, la Colombia non parteciperà a operazioni militari della NATO, ma la dichiarazione suona a propaganda. Inoltre ha detto che la Colombia non è un membro a tutti gli effetti, ma un socio globale, un sofisma. L’ingresso della Colombia nella NATO può significare che diplomazia e negoziazioni politiche vengono messe da parte per dare priorità al linguaggio delle armi. La NATO è un’organizzazione militarista che promuove le guerre e i soldati colombiani rischiano di venir utilizzati come cane da macello in parti del mondo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, la NATO ha assicurato che la Russia non sarebbe stata molestata dal suo esercito, ma oggi questo paese è circondata militarmente. Colombia aderente alla NATO potrebbe diventare un punto strategico per un intervento armato nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, che ha già denunciato la seria decisione del governo colombiano. L’adesione ha avuto il consenso della destra colombiana, del candidato uribista alla presidenza, Duque in primo luogo. Il leader del partito politico Farc, Rodrigo Londoño, Timochenko, ha dichiarato che l’adesione alla NATO ” E’ passo indietro in termini di sovranità e indipendenza e un passo in avanti per l’avanzata del neoliberismo. Stanno aprofittando della fine della guerra civile per l’insediamento totale del neoliberismo, la resa al capitalismo nazionale e internazionale delle nostre ricchezze nazionali. “

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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