Uno studio effettuato dal Centro Europeo per la Legge e la Giustizia di Strasburgo ha evidenziato diversi conflitti di interesse tra la Corte Europea per i Diritti Umani ed organizzazioni non governative (ONG) finanziate da George Soros.

Il Centro Europeo per la Legge e la Giustizia è una ONG che spesso si rivolge alla Corte per promuovere questioni di tipo sociale, religioso o relative alla famiglia. Sono orgoglioso di essere un ricercatore presso il Centro, anche se in realtà ho scritto solo un articolo [in inglese] per il suo sito web, e non percepisco alcun compenso. Non ho ricoperto alcun ruolo nella stesura del rapporto [in inglese] .

Lo studio rivela che su 100 giudici che hanno occupato gli scranni della Corte Europea per i Diritti Umani tra il 2009 e il 2019, quasi un quarto (22) hanno legami stretti con la Open Society Foundation di George Soros, o con altre ONG, come Amnesty International, da essa finanziate. Ad esempio, Human Rights Watch ha ricevuto dal 2010 cento milioni di dollari dalla Open Society Foundation.

I bilanci di certe ONG ricevono finanziamenti da Soros in quantità tali da diventare a tutti gli effetti interamente succursali della sua fondazione.

I legami tra i giudici e le ONG sono significativi. Tra questi, l’essere stati per anni membri dei consigli di amministrazione o altri organi esecutivi di queste ONG; l’avere ricoperto posti di insegnamento in istituti da esse finanziati; l’avere ricevuto stipendi quali direttori di programmi della Open Society Foundation o di ONG associate; oppure avere svolto per esse altre forme di impiego retribuito. La lista completa di questi legami si trova alle pagine 7 ed 8 del rapporto [in inglese].

Un caso esemplare è quello del bulgaro Yonko Grozev che, da leader della Open Society Justice Initiative ha difeso le Pussy Riot contro la Russia nel 2018, poco tempo prima di essere eletto giudice della Corte.

Lo studio non prende in considerazione forme di collaborazione meno ufficiali con le ONG, quali lavori occasionali (vedi la nota 15 nel rapporto). Questo significa che i legami sono ancora più stretti di quelli specificamente trattati nello studio.

Il rapporto copre altri funzionari dei diritti umani, come il commissario per i diritti umani al Consiglio d’Europa dal 2012 al 2018 (Nils Muiznieks), che non ricopre il ruolo di giudice ma che per anni è stato un attivista stipendiato dalla Open Society Foundation in Lettonia, e che ha utilizzato la propria posizione ufficiale in campagne contro la cosiddetta “legislazione anti-Soros” in Ungheria.

Queste ONG sono estremamente attive presso la Corte. Solo nel 2017, la Helsinki Foundation for Human Rights in Polonia ha presentato 16 richieste e difeso 32 casi. Molto spesso il ruolo delle ONG non compare nei documenti processuali, ma è necessario rintracciarlo nei rapporti di quelle stesse ONG. Per esempio, un caso può essere patrocinato da avvocati di una ONG con appelli di altre ONG intervenute quali terze parti, anche se queste sono in effetti finanziate dalla stessa fonte dell’appellante, di solito Soros.

Non ci sarebbe niente di male nel fatto che dei giudici abbiano svolto precedenti attività stipendiate per delle ONG. Il fatto è che quelle stesse organizzazioni hanno sollevato casi dinnanzi alla Corte, in qualità di appellanti o difensori dell’appellante, oppure in veste peritale (ma in realtà a sostegno della causa), e quei giudici hanno presieduto la Corte.

A riprova di questo, la più grave scoperta del rapporto è che per ben ottantotto volte le funzioni giudicanti della Corte sono state ricoperte da giudici che avevano precedentemente lavorato per le ONG appellanti, senza avere dichiarato il conflitto di interesse né essersi astenuti dalla partecipazione alle udienze (vedi pagina 15 del rapporto e gli allegati 1 e 2). In un caso, deciso nel 2018, su quattordici ONG appellanti, dieci erano finanziate dalla Open Society Foundation, mentre su diciassette giudici che hanno presieduto il caso, sei avevano legami con gli stessi gruppi finanziati da Soros.

Il rifiuto di auto-ricusazione da parte dei giudici è un disdicevole fallimento professionale che dimostra che la suprema istituzione europea in materia di diritti umani non è di fatto indipendente, ma è una parte integrante della ”industria dei diritti umani” – una piramide di denaro e una stretta rete di relazioni professionali in cima alle quali siede George Soros con i suoi miliardi. Anche se si presume che le ONG rappresentino le “società civili”, indipendenti dagli Stati, in realtà una larga parte di esse non è altro che la creazione di soggetti privi di qualsivoglia legittimazione democratica, come, appunto, la Open Society Foundation.

Diverse cause consentono a questo sistema corrotto di prosperare. La prima è che Soros e le ONG che egli finanzia dominano l’industria dei diritti umani tra i Balcani e gli Stati Baltici. I suoi milioni inondano questi piccoli e poveri Paesi (tanto per fare un esempio, dal 1992 Soros ha speso 131 milioni di dollari in Albania), ed essi in cambio effettuano nomine di giudici nella Corte Europea per i Diritti Umani, che decide su questioni inerenti i diritti umani con giurisdizione su 47 membri del Consiglio d’Europa. Infatti, il rapporto rileva che la spesa totale della Open Society Foundation in Europa, pari a 90 milioni di dollari all’anno, sopravanza lo stesso bilancio annuale della Corte stessa (70 milioni di dollari).

In secondo luogo, nuove procedure introdotte nel 2012 introducono le ONG nel procedimento di selezione dei giudici della Corte. Esse possono proporre candidati ed esercitare attività per promuovere e influenzare la loro nomina. Lo hanno fatto in diverse occasioni, come dimostrato dal rapporto. Nel caso dell’Albania del 2018, ad esempio, due candidati su tre erano dirigenti della Open Society Foundation, e uno di questi ottenne l’incarico.

Infine, per essere nominati a giudici della Corte non è richiesto alcun requisito di precedenti esperienze giudiziali. Su cento giudici che hanno ricoperto seggi nella Corte dal 2009 ben cinquantuno non sono mai stati precedentemente giudici o magistrati. Molto spesso, invece, hanno un passato di attivisti per i diritti umani e hanno lavorato per Soros o qualcuna delle sue organizzazioni di facciata.

Si tratta di un vulnus strutturale che piaga anche i tribunali internazionali per i crimini di guerra. Come ho dimostrato nel mio libro “Travesty”, significa che persone dotate dei poteri di un giudice non hanno alcuna formazione di tipo giuridico legale o forense, ma sono invece attivisti politici. In casi particolarmente oltraggiosi è capitato che persone senza nemmeno un titolo di studio di tipo giuridico siano diventate giudici.

Il risultato è che di fatto non si comportano come dovrebbero comportarsi dei veri giudici. Il ruolo di un giudice è dire quello che è la legge, non quello che loro pensano che la legge dovrebbe essere. Purtroppo, questo è esattamente quello che fanno i giudici della Corte Europea per i Diritti Umani e dei nuovi tribunali internazionali.

Nel 1978 la Corte ha proclamato che la Convenzione era uno “strumento vivente che deve essere interpretato alla luce delle condizioni attuali” e che perciò i suoi giudici, invece di essere vincolati dalla Convenzione, avevano il diritto di leggere in essa elementi nuovi. Un simile attivismo giudiziale è una parodia dello stato di diritto.

È una parodia perché le aree nelle quali i giudici della Corte esercitano il loro attivismo giudiziale sono esattamente le questioni più sensibili dal punto di vista politico, quelle che appropriatamente dovrebbero essere decise da politici eletti nei parlamenti o da referendum, e non da una casta elitaria di attivisti che non rende conto a nessuno. Queste aree comprendono la libertà di espressione, il diritto di asilo, i diritti degli omosessuali e dei transgender, le condizioni di detenzione, i diritti delle minoranze, e così via. Utilizzando il potere loro concesso di manipolazione delle norme, nel corso dei decenni i giudici della Corte hanno promosso una nuova visione dell’Uomo che è l’opposto di quello che era nelle intenzioni della Convenzione delle origini, cioè proteggere gli esseri umani dagli abusi del Potere statale. Ora la Corte impiega gran parte del suo tempo a pretendere più Potere statale per questa o quella causa che va più di moda.

Per lungo tempo George Soros, in particolar modo nell’Europa dell’Est postcomunista, è stato attaccato per l’eccessivo potere politico che gli deriva dall’enorme ricchezza. Il rapporto del Centro Europeo per la Legge e la Giustizia è stato uno dei primi casi in cui gli effetti corruttori di quel potere sono stati scrupolosamente identificati e documentati in relazione alla suprema istituzione incaricata di difendere i diritti umani in Europa. Ad oggi, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo non ha ancora smentito nessuno dei fatti riportati nel rapporto. Inoltre, dato che provengono dalla Corte stessa, questi fatti non possono essere negati, la sua credibilità quale corpo giudiziale indipendente giace oggi in rovina.

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Articolo di John Laughland pubblicato su RT News il 25 febbraio 2020
Traduzione in italiano di DS per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

http://sakeritalia.it/europa/32855/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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