Il 21 giugno, si sono svolte in Serbia le elezioni legislative, rinviate di quasi due mesi a causa della pandemia da Covid-19. Le elezioni sono state boicottate dalla maggioranza dei partiti dell’opposizione, in particolare dalla coalizione Alleanza per la Serbia (Savez za Srbiju). Il boicottaggio delle opposizioni ha portato, da una parte, al più basso dato di affluenza alle urne dalla fine della Jugoslavia socialista (50.32%), ma anche ad una vittoria senza precedenti per il partito del presidente Aleksandar Vučić.

Il cartello elettorale denominato Per i nostri figli (Za našu decu), capeggiato dal Partito Progressista Serbo (Srpska Napredna Stranka, SNS) del presidente in carica, ha raccolto, secondo i dati provvisori attualmente disponibili, il 61.59% dei consensi. Se tali numeri dovessero essere confermati, la coalizione del presidente Vučić potrebbe disporre di 191 deputati sui 250 seggi che costituiscono l’Assemblea Nazionale (Narodna Skupština), sessanta in più rispetto alla precedente legislatura.

Tra le altre forze presenti, la coalizione guidata dal Partito Socialista di Serbia (Socijalistička Partija Srbije, SPS) ha ottenuto il miglior risultato, con il 10.37% delle preferenze e trentadue deputati potenzialmente eletti. Il raggruppamento che fa riferimento ad Ivica Dačić ha ottenuto anche il sostegno del Partito Comunista (Komunistička Partija, KS), condotto da Josip Joška Broz, nipote del maresciallo Tito.

Il SPS e le forze alleate sostengono a loro volta Vučić, portando a 221 su 250 i deputati favorevoli all’attuale governo. Questo risultato proietta oggi Vučić ai vertici della classifica dei leader europei che possono vantare le maggioranze più schiaccianti in parlamento, alle spalle del presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka e davanti a quello russo Vladimir Putin.

Entrano in parlamento anche i nazionalisti dell’Alleanza Patriottica Serba (Srpski Patriotski Savez, SPAS), che per il loro primo confronto elettorale ottengono undici seggi ed il 3.64% dei consensi, così come l’Alleanza degli Ungheresi di Vojvodina (in serbo: Savez vojvođanskih Mađara – SVM; in ungherese: Vajdasági Magyar Szövetség – VMSZ), con dieci scranni ed il 2.45% dei consensi, rispetto ai quattro seggi della precedente legislatura. Grazie ai seggi riservati alle minoranze etniche, entrano nell’emiciclo di Belgrado anche i rappresentanti macedoni, albanesi e bosniaci.

Le elezioni serbe sono state fortemente criticate dall’opposizione interna e dagli osservatori internazionali per la loro scarsa democraticità, ma allo stesso tempo il calo dell’affluenza alle urne non è stato pari alle attese, nonostante il boicottaggio della maggioranza delle forze di opposizione. Inoltre, alcuni gruppi comunisti minori, come il Nuovo Partito Comunista della Jugoslavia (NKPJ) e la Lega della Gioventù Comunista della Jugoslavia (SKOJ), hanno denunciato di essere stati esclusi dal confronto elettorale in maniera illegittima.

Il dominio del partito al governo mettono a rischio la neutralità delle istituzioni democratiche del Paese, e il dialogo è necessario per colmare le profonde divisioni politiche e proteggere il pluralismo“, ha detto l’ex europarlamentare polacca Urszula Gacek capo della missione speciale di valutazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODOHR) dell’OSCE.

Nonostante tutto, Aleksandar Vučić gode oggi di grande sostegno internazionale, potendo vantare ottimi rapporti con la Russia e con la Cina, ma anche con le principali potenze occidentali. Sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti, infatti, considerano l’attuale capo di stato come l’interlocutore ideale per risolvere la disputa territoriale decennale della Serbia con il Kosovo, l’ex provincia autoproclamatasi indipendente.

L’intensa agenda di Vučić nelle prossime settimane prevede colloqui con i rappresentanti dell’UE, del Cremilino e della Casa Bianca, dove saranno presente anche i delegati kosovari. “Sono pronto e impegnato a proseguire il dialogo senza ulteriori indugi e ad aiutare entrambe le parti a lavorare su un accordo che normalizzerà le relazioni e risolverà tutte le questioni e che sarà accettabile sia per la regione che per l’Unione europea“, ha dichiarato lo slovacco Miroslav Lajčák, inviato speciale dell’UE per il dialogo tra Serbia e Kosovo.

Proprio in questi giorni il rappresentante di Bruxelles ha incontrato il presidente serbo Aleksandar Vučić ed il primo ministro Ana Brnabić, che grazie al risultato delle ultime elezioni non dovrebbe avere problemi ad ottenere un nuovo mandato. Lajčák ha ribadito che la risoluzione della questione kosovara è primordiale nel cammino della Serbia verso l’adesione all’Unione Europea.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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