Foto da ips-dc.org

Hanno ricevuto aiuti pubblici per il Covid e distribuito dividendi stellari agli azionisti. Per decine di grandi imprese non c’è contraddizione

Mauro Meggiolaro

Con una mano prendono aiuti statali per la pandemia e con l’altra pagano dividendi elevati agli azionisti. Come se la pandemia non esistesse. Un comportamento apparentemente contraddittorio, che ha però caratterizzato decine di grandi imprese quotate in borsa in Europa nel corso del 2020. In Germania, nella primavera scorsa, è scoppiato un vero e proprio caso politico. «La cassa integrazione è un aiuto pubblico. Chi lo ottiene non può, allo stesso tempo, distribuire utili agli azionisti», ha dichiarato su twitter Carsten Schneider, capogruppo del partito socialdemocratico SPD al Bundestag. «Il capitalismo mostra la sua faccia peggiore. In questi casi bisognerebbe proibire il pagamento di dividendi».

Comparto auto: lavoratori a casa, miliardi agli azionisti

L’appello di Schneider, che fa parte della maggioranza del quarto ed ultimo governo Merkel, è rimasto in gran parte inascoltato. In particolare i big del settore automobilistico, duramente colpiti dalla crisi legata al Covid19, non hanno voluto mollare il colpo. E così BMW, nel corso dell’assemblea degli azionisti del 14 maggio 2020, ha staccato dividendi per un totale di 1,6 miliardi di euro (2,5 euro ad azione). Mentre circa 20.000 lavoratori si trovavano in “Kurzarbeit”, una sorta di cassa integrazione.  

Daimler, con quasi 100.000 lavoratori in Kurzarbeit, ha spostato l’assemblea a luglio e, di fronte a numeri sempre più in rosso, ha dovuto in parte cedere. Il dividendo è stato tagliato del 72%, da 3,25 euro a 90 centesimi. Però Ola Källenius, l’amministratore delegato, ci ha tenuto a sottolineare che Daimler «non sta ricevendo alcun aiuto statale». «Il Kurzarbeit – come strumento di assicurazione contro la disoccupazione – garantisce i posti di lavoro in migliaia di aziende in Germania», ha spiegato sfidando la logica dei fatti. 

Volkswagen, il 30 settembre 2020, ha rinunciato al previsto aumento dei dividendi, che sono però rimasti invariati rispetto al 2019: 4,80 euro per azione.  

..ma anche per il settore chimico e farmaceutico

Il settore automobilistico non è però un caso isolato. Come evidenziato dalla ricerca di Oxfam “Power, profits and the pandemic” (Potere, profitti e la pandemia), pubblicata nel settembre del 2020, i giganti della chimica non sono stati da meno. I colossi tedeschi BASF e Bayer hanno ottenuto crediti di emergenza dal governo britannico, rispettivamente per 1,13 miliardi di euro e 680 milioni di euro. Poche settimane prima di ricevere gli aiuti pubblici, gli azionisti di Bayer hanno votato per pagare 2,75 miliardi di euro di dividendi. Mentre, a giugno, BASF ha approvato un piano per pagare 3,03 miliardi di euro di dividendi, in aumento del 3% rispetto all’anno precedente. 

«Per molte delle più grandi imprese del mondo, il Covid-19 ha significato una continuazione di un modello di business che mette gli azionisti al primo posto», si legge nel rapporto di Oxfam. Gli esempi abbondano, non solo in Europa o negli Stati Uniti. Anche se la domanda di auto è calata durante la pandemia, «Toyota ha distribuito più del 200% dei suoi profitti agli investitori da gennaio 2020», precisa Oxfam. Mentre il gigante del settore farmaceutico AbbVie ha distribuito il 183% dei suoi profitti agli azionisti nei primi due trimestri del 2020.

Il trend dei dividendi pare destinato a continuare anche nel 2021. In Germania, secondo le stime della banca LBBW, non deluderanno le attese i grandi della “old economy” nazionale, come Allianz, BASF, Siemens, Deutsche Telekom e Bayer. Mentre in Europa ai primi posti ci saranno Axa (assicurazioni), Sanofi (farmaceutico), Total (oil & gas), Danone (alimentari) e Ahold (supermercati). 

Conti in rosso, ma i dividendi non si toccano

Un’ondata di tagli è prevista invece per i big del settore automobilistico, che chiuderanno il 2020 con conti pesantemente in rosso. Molto probabilmente BMW, Continental (componenti per auto) e Volkswagen, saranno costretti a tagliare il  50% dei dividendi. Daimler potrebbe andare oltre, con un taglio del 75%. Di azzerare del tutto i pagamenti – come suggerito da politici della SPD e del partito di sinistra Die Linke – però non se ne parla. Nonostante i sussidi pubblici per la cassa integrazione continuino a fluire. 

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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