Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN)
Francesco Cecchini
“Siamo spiacenti per l’ inconvenienza, ma questa è una rivoluzione” Subcomandante Marcos
Articolo di Gilberto López y Rivas pubblicato su TeleSUR e tradotto e adattato da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento.
Lo scorso 17 novembre è stato commemorato il 38° anniversario della fondazione dell’ Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, quando nel 1983, dopo almeno un anno di esplorazioni e assemblee preparatorie, 6 messicani, 3 indigeni, 3 meticci, 1 donna e 5 uomini, entravano nella Selva Lacandona, nel Chiapas sud est messicano. formarono il primo accampamento dell EZLN. L EZLN nasce dalle ceneri delle Fuerzas de Liberación Nacional (FLN), gruppo rivoluzionario messicano represso nel sangue negli anni 70 dal governo.
La composizione iniziale è profondamente cambiata: l’ organizzazione politico-militare è oggi prevalentemente indigena e con una significativa presenza di donne in tutti i suoi spazi organizzativi.
I Maya zapatisti hanno fatto molta strada in questi 38 anni: clandestinità, reclutamento e grande crescita nei popoli Tseltal, Tsotsil, Chol, Tojolabal e Nam, preparazione militare e politica per la rivolta del 1 gennaio 1994, dialogo e negoziazione degli accordi di San Andrés con il governo federale (1996) e, dopo il tradimento della classe politica e dei tre poteri sindacali, lo straordinario processo che si è aperto con la costruzione e il rafforzamento delle autonomie locali, comunali e regionali, basate sull’ autonomia.
L’ EZLN fa della pratica dell’ autonomia una strategia di resistenza pacifica contro la guerra di controinsurrezione, la criminalità organizzata, il paramilitarismo e l’invasione corporativa dei territori, che va oltre l’ autogoverno, trasformando il soggetto autonomo in più direzioni: relazioni intergenerazionali e di genere, che promuovono la partecipazione unica delle donne e dei giovani, la permanente consapevolezza politica, culturale e ideologica della loro appartenenza, la preparazione e il rilievo della militanza negli spazi politici delle loro strutture e gerarchie. Questa esperienza di autonomia integrale costituisce un esempio paradigmatico della natura rivoluzionaria di questi processi nella formazione di comunità altamente politicizzate e partecipative, che possono stabilire un nuovo tipo di democrazia e di forme di governo, che si sintetizzano nel concetto di obbedienza al comando, una ridefinizione con l’ ambiente circostante, locale e nazionale, un vero cambiamento nello sviluppo di un’ economia solidale. La difesa dei soggetti autonomi dall’ azione del mercato e dei suoi agenti statali significa il controllo del territorio da parte delle comunità. Allo stesso modo, i Maya zapatisti si rafforzano negli spazi in cui prevale la loro egemonia, un tessuto multietnico di popoli diversi, superando i conflitti secolari sui confini e le risorse, attraverso il consenso, la tolleranza e il superamento delle differenze religiose, etniche e culturali. Allo stesso modo, e senza pretendere di cadere nell’ avanguardismo, che ha caratterizzato anche molti dei gruppi di liberazione nazionale, i Maya zapatisti hanno promosso la formazione del Congresso Nazionale Indigeno-Consiglio del Governo Indigeno (CNI-CIG), che attualmente incarna la resistenza dei popoli indigeni contro il processo di ricolonizzazione, portato avanti con particolare vigore dall’ attuale governo del cambiamento storico.
Come nessuna delle organizzazioni politico-militari emerse dopo il trionfo della rivoluzione cubana, l’ EZLN supera le prospettive proletarie sui soggetti rivoluzionari, formando il suo esercito popolare con i popoli indigeni, che si appropriano del progetto insorto e lo trasformano. Questo fatto significa un cambiamento qualitativo nella concezione del mondo indigeno che avevano tenuto le organizzazioni di liberazione nazionale, in cui i popoli indigeni sono concepiti, nel migliore dei casi, come un alleato secondario e subordinato dei processi rivoluzionari, a quello che un si deve imporre una forma velata di assimilazionismo paternalistico. Lontano da una versione stagnante del marxismo, si applica alle condizioni oggettive e soggettive incontrate dal gruppo fondatore, che, c’ era da aspettarsi, hanno causato rotture, critiche e disaccordi che emergono ancora oggi, in pretese equivoche, fuori luogo. e carichi di risentimento che, nel contesto attuale, aiutano solo la controinsurrezione e il potere costituito.
Nonostante una strategia di controinsurrezione che non ha cessato di essere attiva dal 1994, attualmente esasperata da azioni estreme di provocazione del paramilitarismo criminale, militarizzazione e militarismo dispiegato nell’estensione e profondità del territorio nazionale dall’ attuale governo cuartotransformista, l’ EZLN celebra il suo 38° anniversario con un’audace iniziativa politica per la vita, contro il capitalismo, il razzismo e il patriarcato, che porta fino ai confini del mondo il suo dialogo con i popoli e i movimenti in lotta, a partire dalla terra ribelle d’Europa.
Mantenere la fiamma dell’utopia concreta e possibile, la congruenza etica del “per tutti tutto, per noi niente”, è uno straordinario merito politico dell’ EZLN nei suoi 38 anni di lotta, senza arrendersi, senza svendersi e senza zoppicare..
Oggi, 38 anni dopo, quella storia oltre a stupire costruendo un mondo più umano, ha stupito l Europa riuscendo, giocando con i limiti delle regolamentazioni Covid-19, a portarvi oltre 150 uomini e donne delle comunità, che l’ hanno visitata dal basso e da sinistra.
Subcomandante Marcos