Gli scet­ti­ci di­co­no che le rin­no­va­bi­li non sono af­fi­da­bi­li ma già oggi pos­so­no por­ta­re a una rete af­fi­da­bi­le e pu­li­ta

Anche in Ita­lia hanno di nuovo rial­za­to la testa gli scet­ti­ci sulle ener­gie rin­no­va­bi­li (di so­li­to fan pa­le­si o sotto co­per­tu­ra delle ener­gie fos­si­li e del nu­clea­re) che so­sten­go­no che, a causa della loro va­ria­bi­li­tà, eo­li­co e so­la­re non pos­so­no es­se­re alla base di una rete elet­tri­ca af­fi­da­bi­le. Ma l’e­span­sio­ne delle ener­gie rin­no­va­bi­li e nuovi me­to­di di ge­stio­ne e stoc­cag­gio del­l’e­ner­gia pos­so­no por­ta­re a una rete af­fi­da­bi­le e pu­li­ta E’ quel che di­mo­stra­no Amory  Lo­vins, pro­fes­so­re di in­ge­gne­ria ci­vi­le e am­bien­ta­le alla Stan­ford Uni­ver­si­ty e co-fon­da­to­re e chair­man eme­ri­tus del Rocky Moun­tain In­sti­tu­te, e M. V. Ra­ma­na, pre­si­den­te della Si­mons Chair in Di­sar­ma­ment, Glo­bal and Human Se­cu­ri­ty e di­ret­to­re del Liu In­sti­tu­te for Glo­bal Is­sues at the School of Pu­blic Po­li­cy and Glo­bal Af­fairs del­l’u­ni­ver­si­tà della Bri­tish Co­lum­bia – Van­cou­ver, nell’ar­ti­co­lo che pub­bli­chia­mo, com­par­so ori­gi­na­ria­men­te su Ya­leEn­vi­ron­men­t360 con il ti­to­lo  “Three Myths About Re­newa­ble Ener­gy and the Grid, De­bun­ked”.

Poi­ché l’e­ner­gia eo­li­ca e so­la­re sono di­ven­ta­te  for­te­men­te più eco­no­mi­che e la loro quota di pro­du­zio­ne di elet­tri­ci­tà cre­sce, gli scet­ti­ci di que­ste tec­no­lo­gie stan­no dif­fon­den­do di­ver­si miti sul­l’e­ner­gia rin­no­va­bi­le e sulla rete elet­tri­ca. I miti si ri­du­co­no a que­sto: af­fi­dar­si a fonti di ener­gia rin­no­va­bi­li ren­de­rà l’ap­prov­vi­gio­na­men­to elet­tri­co inaf­fi­da­bi­le.

La scor­sa esta­te, al­cu­ni com­men­ta­to­ri so­ste­ne­va­no che i blac­kout in Ca­li­for­nia fos­se­ro do­vu­ti all’“in­ter­mit­ten­za” delle fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li, quan­do in real­tà le cause prin­ci­pa­li erano una com­bi­na­zio­ne di un’on­da­ta di caldo estre­mo pro­ba­bil­men­te in­dot­ta dal cam­bia­men­to cli­ma­ti­co, pia­ni­fi­ca­zio­ne er­ra­ta e man­can­za di fles­si­bi­li­tà delle fonti di pro­du­zio­ne e in­suf­fi­cien­te ac­cu­mu­lo di ener­gia elet­tri­ca. Du­ran­te una bru­ta­le on­da­ta di fred­do del Texas lo scor­so in­ver­no, il go­ver­na­to­re Greg Ab­bott ha er­ro­nea­men­te ac­cu­sa­to l’e­ner­gia eo­li­ca e so­la­re del mas­sic­cio gua­sto alla rete dello Stato, che è stato di gran lunga più gran­de di quel­lo della Ca­li­for­nia. In real­tà, le rin­no­va­bi­li hanno su­pe­ra­to le pre­vi­sio­ni del­l’o­pe­ra­to­re di rete du­ran­te il 90% del blac­kout e, per il resto, sono state in­fe­rio­ri di un quin­di­ce­si­mo al mas­si­mo ri­spet­to agli im­pian­ti a gas. In­ve­ce, erano state altre cause, come le cen­tra­li elet­tri­che ina­de­gua­ta­men­te espo­ste alle in­tem­pe­rie e la chiu­su­ra del gas na­tu­ra­le a causa delle ap­pa­rec­chia­tu­re con­ge­la­te, hanno por­ta­to alla mag­gior parte delle ca­ren­ze di elet­tri­ci­tà dello Stato.

In Eu­ro­pa, l’o­biet­ti­vo di so­li­to è la Ger­ma­nia, in parte a causa delle sue po­li­ti­che Ener­giewen­de (tra­sfor­ma­zio­ne ener­ge­ti­ca) che pas­sa­no dai com­bu­sti­bi­li fos­si­li e dal­l’e­ner­gia nu­clea­re al­l’u­so ef­fi­cien­te e alle rin­no­va­bi­li. Il neoe­let­to go­ver­no te­de­sco pre­ve­de di ac­ce­le­ra­re il primo e com­ple­ta­re il se­con­do, ma al­cu­ni cri­ti­ci hanno av­ver­ti­to che la Ger­ma­nia sta cor­ren­do “con­tro i li­mi­ti delle rin­no­va­bi­li”.

In real­tà, è del tutto pos­si­bi­le so­ste­ne­re un si­ste­ma elet­tri­co af­fi­da­bi­le ba­sa­to su fonti ener­ge­ti­che rin­no­va­bi­li più una com­bi­na­zio­ne di altri mezzi, in­clu­si me­to­di mi­glio­ra­ti di ge­stio­ne e stoc­cag­gio del­l’e­ner­gia. Una com­pren­sio­ne più chia­ra di come ge­sti­re in modo af­fi­da­bi­le la for­ni­tu­ra di elet­tri­ci­tà è fon­da­men­ta­le per­ché le mi­nac­ce cli­ma­ti­che ri­chie­do­no un ra­pi­do pas­sag­gio a fonti rin­no­va­bi­li come l’e­ner­gia so­la­re ed eo­li­ca. Que­sta tran­si­zio­ne è stata ac­ce­le­ra­ta dal crol­lo dei costi – Bloom­berg New Ener­gy Fi­nan­ce stima che per il 91% del­l’e­let­tri­ci­tà mon­dia­le il so­la­re e l’eo­li­co siano la fonte più eco­no­mi­ca – ma è fre­na­ta dalla di­sin­for­ma­zio­ne e dai miti.

Mito n. 1: una rete che fa sem­pre più af­fi­da­men­to sul­l’e­ner­gia rin­no­va­bi­le è una rete inaf­fi­da­bi­le.

Se­guen­do il cli­ché, “In God we trust; all others bring data”, vale la pena guar­da­re le sta­ti­sti­che sul­l’af­fi­da­bi­li­tà della rete nei Paesi con alti li­vel­li di rin­no­va­bi­li. L’in­di­ca­to­re più spes­so uti­liz­za­to per de­scri­ve­re l’af­fi­da­bi­li­tà della rete è la du­ra­ta media del­l’in­ter­ru­zio­ne di cor­ren­te spe­ri­men­ta­ta da cia­scun clien­te in un anno, una me­tri­ca nota con il nome in­gan­ne­vo­le di “Sy­stem Ave­ra­ge In­ter­rup­tion Du­ra­tion Index” (SAIDI). Sulla base di que­sta me­tri­ca, la Ger­ma­nia, dove le ener­gie rin­no­va­bi­li for­ni­sco­no quasi la metà del­l’e­let­tri­ci­tà del Paese, vanta una rete che è una delle più af­fi­da­bi­li in Eu­ro­pa e nel mondo. Nel 2020, il SAIDI in Ger­ma­nia era solo di 0,25 ore. Solo il Lie­ch­ten­stein (0,08 ore) e la Fin­lan­dia e la Sviz­ze­ra (0,2 ore) hanno ot­te­nu­to ri­sul­ta­ti mi­glio­ri in Eu­ro­pa, dove la pro­du­zio­ne di elet­tri­ci­tà nel 2020 è stata per il  38% rin­no­va­bi­le (in testa ri­spet­to al 29% del mondo). Paesi come la Fran­cia (0,35 ore) e la Sve­zia (0,61 ore) – en­tram­bi molto più di­pen­den­ti dal nu­clea­re – hanno fatto peg­gio, per vari mo­ti­vi.

Gli Stati Uniti, dove l’e­ner­gia rin­no­va­bi­le e l’e­ner­gia nu­clea­re for­ni­sco­no cia­scu­na circa il 20% del­l’e­let­tri­ci­tà, hanno avuto un tasso di in­ter­ru­zio­ne 5 volte su­pe­rio­re alla Ger­ma­nia: 1,28 ore nel 2020. Dal 2006, la quota di ener­gia rin­no­va­bi­le della Ger­ma­nia è quasi qua­dru­pli­ca­ta, men­tre il tasso di in­ter­ru­zio­ne del­l’e­ner­gia è stato quasi di­mez­za­to. Allo stes­so modo, la rete del Texas è di­ven­ta­ta più sta­bi­le poi­ché la sua ca­pa­ci­tà eo­li­ca è se­stu­pli­ca­ta dal 2007 al 2020. Oggi, il Texas pro­du­ce più ener­gia eo­li­ca – circa un quin­to della sua elet­tri­ci­tà to­ta­le – ri­spet­to a qual­sia­si altro Stato degli Usa.

Mito n. 2: Paesi come la Ger­ma­nia de­vo­no con­ti­nua­re a fare af­fi­da­men­to sui com­bu­sti­bi­li fos­si­li per sta­bi­liz­za­re la rete e so­ste­ne­re l’e­ner­gia eo­li­ca e so­la­re va­ria­bi­li.

An­co­ra una volta, i dati uf­fi­cia­li di­co­no il con­tra­rio. Tra il 2010 – l’an­no prima del­l’in­ci­den­te nu­clea­re di Fu­ku­shi­ma in Giap­po­ne – e il 2020, la pro­du­zio­ne te­de­sca da com­bu­sti­bi­li fos­si­li è di­mi­nui­ta di 130,9 te­ra­wat­to­ra e la pro­du­zio­ne nu­clea­re di 76,3 te­ra­wat­to­ra. Que­sti sono stati più che com­pen­sa­ti dal­l’au­men­to della pro­du­zio­ne da fonti rin­no­va­bi­li (149,5 te­ra­wat­to­ra) e dal ri­spar­mio ener­ge­ti­co che ha ri­dot­to il con­su­mo di 38 te­ra­wat­to­ra nel 2019, prima che la pan­de­mia ri­du­ces­se anche l’at­ti­vi­tà eco­no­mi­ca. Entro il 2020, le emis­sio­ni di gas serra della Ger­ma­nia erano di­mi­nui­te del 42,3% ri­spet­to ai li­vel­li del 1990, su­pe­ran­do l’o­biet­ti­vo del 40% fis­sa­to nel 2007. Le emis­sio­ni di ani­dri­de car­bo­ni­ca del solo set­to­re ener­ge­ti­co sono di­mi­nui­te da 315 mi­lio­ni di ton­nel­la­te nel 2010 a 185 mi­lio­ni di ton­nel­la­te nel 2020.

Per­tan­to, poi­ché la per­cen­tua­le di elet­tri­ci­tà pro­dot­ta da fonti rin­no­va­bi­li in Ger­ma­nia è cre­sciu­ta co­stan­te­men­te, la sua af­fi­da­bi­li­tà della rete è mi­glio­ra­ta e la com­bu­stio­ne del car­bo­ne e le emis­sio­ni di gas serra sono so­stan­zial­men­te di­mi­nui­te.

In Giap­po­ne, in se­gui­to alla fu­sio­ne di più reat­to­ri a Fu­ku­shi­ma, più di 40 reat­to­ri nu­clea­ri sono stati chiu­si in modo per­ma­nen­te o in­de­fi­ni­to senza au­men­ta­re ma­te­rial­men­te la pro­du­zio­ne di com­bu­sti­bi­li fos­si­li o le emis­sio­ni di gas serra; il ri­spar­mio di elet­tri­ci­tà e le ener­gie rin­no­va­bi­li com­pen­sa­no pra­ti­ca­men­te l’in­te­ra per­di­ta, no­no­stan­te le po­li­ti­che che hanno sop­pres­so le rin­no­va­bi­li.

Mito n. 3: Poi­ché le ener­gie so­la­re ed eo­li­ca pos­so­no es­se­re pro­dot­te solo quan­do splen­de il sole o sof­fia il vento, non pos­so­no es­se­re la base di una rete che deve for­ni­re elet­tri­ci­tà 24 ore su 24, 7 gior­ni su 7, tutto l’an­no.

Seb­be­ne l’out­put va­ria­bi­le sia una sfida, non è né nuova né par­ti­co­lar­men­te dif­fi­ci­le da ge­sti­re. Nes­sun tipo di cen­tra­le elet­tri­ca fun­zio­na 24 ore su 24, 7 gior­ni su 7, 365 gior­ni al­l’an­no e la ge­stio­ne di una rete im­pli­ca sem­pre la ge­stio­ne della va­ria­bi­li­tà della do­man­da in ogni mo­men­to. Anche senza ener­gia so­la­re ed eo­li­ca (che ten­do­no a fun­zio­na­re in modo af­fi­da­bi­le in mo­men­ti e sta­gio­ni di­ver­si, ren­den­do meno pro­ba­bi­li le ca­ren­ze ), tutta la for­ni­tu­ra di ener­gia elet­tri­ca varia.

Le va­ria­zio­ni sta­gio­na­li della di­spo­ni­bi­li­tà di acqua e, in mi­su­ra cre­scen­te, la sic­ci­tà ri­du­co­no la pro­du­zio­ne di elet­tri­ci­tà dalle dighe idroe­let­tri­che. Gli im­pian­ti nu­clea­ri de­vo­no es­se­re chiu­si per il ri­for­ni­men­to o la ma­nu­ten­zio­ne e i gran­di im­pian­ti fos­si­li e nu­clea­ri sono in ge­ne­re fuori ser­vi­zio circa dal 7 al 12% delle volte, al­cu­ni molto di più. L’ ap­prov­vi­gio­na­men­to di car­bu­ran­te di una cen­tra­le a car­bo­ne po­treb­be es­se­re in­ter­rot­to dal de­ra­glia­men­to di un treno o dal crol­lo di un ponte. Una o più cen­tra­li nu­clea­ri po­treb­be dover es­se­re chiu­se ina­spet­ta­ta­men­te per mo­ti­vi di si­cu­rez­za, come è stato il più gran­de im­pian­to del Giap­po­ne dal 2007 al 2009. Nel 2019, ogni cen­tra­le nu­clea­re fran­ce­se è stata, in media, chiu­sa per 96,2 gior­ni  a causa di even­ti “pro­gram­ma­ti” o “non di­spo­ni­bi­li­tà for­za­te”, Un f dato che è sa­li­to a 115,5 gior­ni nel 2020, quan­do le cen­tra­li nu­clea­ri fran­ce­si hanno pro­dot­to meno del 65% del­l’e­let­tri­ci­tà che avreb­be­ro po­tu­to teo­ri­ca­men­te pro­dur­re. Con­fron­tan­do le pre­sta­zio­ni pre­vi­ste con quel­le ef­fet­ti­ve, si po­treb­be per­si­no dire che l’e­ner­gia nu­clea­re è stata la fonte di elet­tri­ci­tà più in­ter­mit­ten­te della Fran­cia nel 2020.

I fat­to­ri le­ga­ti al clima e alle con­di­zio­ni me­teo­ro­lo­gi­che hanno cau­sa­to mol­te­pli­ci in­ter­ru­zio­ni degli im­pian­ti nu­clea­ri, che sono di­ven­ta­te sette volte più fre­quen­ti nel­l’ul­ti­mo de­cen­nio. Anche la pro­du­zio­ne nu­clea­re nor­mal­men­te sta­bi­le può fal­li­re im­prov­vi­sa­men­te e in modo du­ra­tu­ro, come in Giap­po­ne dopo il di­sa­stro di Fu­ku­shi­ma, o negli Stati Uniti nor­do­rien­ta­li dopo il blac­kout re­gio­na­le del 2003, che ha in­ne­sca­to ar­re­sti im­prov­vi­si che hanno fatto sì che 9 reat­to­ri non pro­du­ces­se­ro quasi ener­gia per di­ver­si gior­ni e im­pie­gas­se­ro quasi due set­ti­ma­ne per tor­na­re alla piena pro­du­zio­ne.

Quin­di tutte le fonti di ener­gia prima o poi non sa­ran­no di­spo­ni­bi­li. La ge­stio­ne di una rete deve fare i conti con quel­la real­tà, così come con le flut­tua­zio­ni della do­man­da. L’af­flus­so di mag­gio­ri quan­ti­tà di ener­gia rin­no­va­bi­le non cam­bia que­sta real­tà, anche se stan­no cam­bian­do i modi in cui af­fron­ta­no la va­ria­bi­li­tà e l’in­cer­tez­za . I mo­der­ni ope­ra­to­ri di rete en­fa­tiz­za­no la di­ver­si­tà e la fles­si­bi­li­tà piut­to­sto che le fonti di pro­du­zio­ne di “ca­ri­co di base” no­mi­nal­men­te sta­bi­li ma meno fles­si­bi­li. I por­ta­fo­gli di­ver­si­fi­ca­ti delle rin­no­va­bi­li non fal­li­sco­no in modo così mas­sic­cio, du­ra­tu­ro o im­pre­ve­di­bi­le come le gran­di cen­tra­li ter­mi­che.

Lo scopo di una rete elet­tri­ca non è solo tra­smet­te­re e di­stri­bui­re ener­gia elet­tri­ca al va­ria­re della do­man­da, ma anche af­fian­ca­re im­pian­ti non fun­zio­nan­ti a im­pian­ti fun­zio­nan­ti: ge­sti­re cioè l’in­ter­mit­ten­za degli im­pian­ti tra­di­zio­na­li fos­si­li e nu­clea­ri. Allo stes­so modo, ma più fa­cil­men­te e spes­so a costi in­fe­rio­ri, la rete può fare ra­pi­da­men­te il bac­kup del­l’eo­li­co e delle va­ria­zio­ni pre­ve­di­bi­li del so­la­re fo­to­vol­tai­co con altre fonti rin­no­va­bi­li, di altri ge­ne­ri o in altri luo­ghi o en­tram­bi. Que­sto  è di­ven­ta­to più fa­ci­le con le odier­ne e di gran lunga più ac­cu­ra­te pre­vi­sio­ne del tempo e della ve­lo­ci­tà del vento, con­sen­ten­do così una mi­glio­re pre­vi­sio­ne della pro­du­zio­ne delle rin­no­va­bi­li va­ria­bi­li. Le rin­no­va­bi­li lo­ca­li o on­si­te sono an­co­ra più re­si­lien­ti per­ché by­pas­sa­no in gran parte o com­ple­ta­men­te la rete, dove ini­zia­no quasi tutte le in­ter­ru­zio­ni di cor­ren­te. E la mo­der­na power elec­tro­nics ha ge­sti­to in modo af­fi­da­bi­le il mi­liar­do di watt  della South Au­stra­lian grid  con solo sole ed eo­li­co  per gior­ni in­te­ri, senza car­bo­ne, nien­te idroe­let­tri­co, nien­te nu­clea­re e al mas­si­mo la pro­du­zio­ne di gas na­tu­ra­le del 4,4% at­tual­men­te ri­chie­sta dal re­go­la­to­re della rete.

La mag­gior parte delle di­scus­sio­ni sulle ener­gie rin­no­va­bi­li si con­cen­tra sulle bat­te­rie e su altre tec­no­lo­gie di ac­cu­mu­lo elet­tri­co per mi­ti­ga­re la va­ria­bi­li­tà. Que­sto non sor­pren­de per­ché le bat­te­rie stan­no ra­pi­da­men­te di­ven­tan­do più eco­no­mi­che e am­pia­men­te uti­liz­za­te. Allo stes­so tempo, con­ti­nua­no ad emer­ge­re nuove tec­no­lo­gie di stoc­cag­gio con ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se; l’ U.S. De­part­ment of Ener­gy Glo­bal Ener­gy Sto­ra­ge Da­ta­ba­se elen­ca 30 tipi già im­ple­men­ta­ti o in co­stru­zio­ne. Nel frat­tem­po, oltre alle bat­te­rie gi­gan­ti, esi­sto­no molti altri modi meno co­sto­si e privi di emis­sio­ni di car­bo­nio per ge­sti­re le rin­no­va­bi­li va­ria­bi­li.

Il primo è l’ef­fi­cien­za ener­ge­ti­ca, che ri­du­ce la do­man­da, so­prat­tut­to du­ran­te i pe­rio­di di picco di uti­liz­zo. Gli edi­fi­ci più ef­fi­cien­ti ne­ces­si­ta­no di meno ri­scal­da­men­to o raf­fred­da­men­to e cam­bia­no la loro tem­pe­ra­tu­ra più len­ta­men­te, in modo che pos­sa­no ri­ma­ne­re più a lungo sulla pro­pria ca­pa­ci­tà ter­mi­ca e quin­di so­ste­ne­re il com­fort con meno ener­gia, spe­cial­men­te du­ran­te i pe­rio­di di picco di ca­ri­co.

Una se­con­da op­zio­ne è la fles­si­bi­li­tà della do­man­da o la ri­spo­sta alla do­man­da, con la quale le uti­li­ty com­pen­sa­no i clien­ti di elet­tri­ci­tà che ri­du­co­no il loro uti­liz­zo quan­do ri­chie­sto, spes­so au­to­ma­ti­ca­men­te e im­per­cet­ti­bil­men­te, aiu­tan­do a bi­lan­cia­re la do­man­da e l’of­fer­ta. Uno stu­dio re­cen­te ha ri­le­va­to che, se si per­se­guis­se at­ti­va­men­te una ri­spo­sta ef­fi­ca­ce alla do­man­da, gli Stati Uniti di­spor­reb­be­ro di 200 gi­ga­watt di po­ten­zia­le di fles­si­bi­li­tà del ca­ri­co a un costo con­ve­nien­te che po­treb­be es­se­re rea­liz­za­to entro il 2030. In ef­fet­ti, la più gran­de le­zio­ne dalle re­cen­ti ca­ren­ze in Ca­li­for­nia po­treb­be es­se­re il mag­gio­re ap­prez­za­men­to della ne­ces­si­tà di ri­spo­sta alla do­man­da. A se­gui­to delle sfide delle ul­ti­me due esta­ti, la Ca­li­for­nia Pu­blic Uti­li­ties Com­mis­sion ha isti­tui­to l’Emer­gen­cy Load Re­duc­tion Pro­gram da rea­liz­za­re ba­san­do­si sui pre­ce­den­ti sfor­zi di ri­spo­sta alla do­man­da.

Al­cu­ne prove sug­ge­ri­sco­no un po­ten­zia­le an­co­ra più gran­de: una si­mu­la­zio­ne ora­ria della rete te­xa­na del 2050 ha ri­le­va­to che 8 tipi di ri­spo­sta alla do­man­da che po­treb­be­ro eli­mi­na­re la ri­pi­da asce­sa della do­man­da di ener­gia in prima se­ra­ta quan­do la pro­du­zio­ne so­la­re di­mi­nui­sce e i ca­ri­chi do­me­sti­ci au­men­ta­no. Ad esem­pio, la ice-sto­ra­ge tech­no­lo­gy at­tual­men­te di­spo­ni­bi­le con­ge­la l’ac­qua uti­liz­zan­do elet­tri­ci­tà a basso costo e l’a­ria più fre­sca, di so­li­to di notte, e quin­di uti­liz­za il ghiac­cio per raf­fred­da­re gli edi­fi­ci du­ran­te le gior­na­te calde. Que­sto ri­du­ce la do­man­da di elet­tri­ci­tà dal­l’a­ria con­di­zio­na­ta e con­sen­te di ri­spar­mia­re de­na­ro, in parte per­ché la ca­pa­ci­tà di stoc­cag­gio per il ri­scal­da­men­to o il raf­fred­da­men­to è molto più eco­no­mi­ca ri­spet­to allo stoc­cag­gio di elet­tri­ci­tà per ero­gar­li. Allo stes­so modo, senza mo­di­fi­ca­re i mo­del­li di guida, molti vei­co­li elet­tri­ci pos­so­no es­se­re ca­ri­ca­ti in modo in­tel­li­gen­te quan­do l’e­let­tri­ci­tà è più ab­bon­dan­te, eco­no­mi­ca e rin­no­va­bi­le.

Una terza op­zio­ne per sta­bi­liz­za­re la rete con l’au­men­to della pro­du­zio­ne di ener­gia rin­no­va­bi­le è la di­ver­si­tà , sia geo­gra­fi­ca che tec­no­lo­gi­ca: eo­li­co on­sho­re, eo­li­co off­sho­re, pan­nel­li so­la­ri, ener­gia so­la­re ter­mi­ca, geo­ter­mi­ca, ener­gia idroe­let­tri­ca, com­bu­stio­ne di ri­fiu­ti ur­ba­ni o in­du­stria­li o agri­co­li. L’i­dea è sem­pli­ce: se una di que­ste fonti, in un luogo, non pro­du­ce elet­tri­ci­tà in un dato mo­men­to, è pro­ba­bi­le che altre lo fac­cia­no.

In­fi­ne, al­cu­ne forme di ac­cu­mu­lo, come le bat­te­rie dei vei­co­li elet­tri­ci, sono già oggi eco­no­mi­che. Le si­mu­la­zio­ni mo­stra­no che l’a­ria con­di­zio­na­ta con ac­cu­mu­lo di ghiac­cio negli edi­fi­ci, oltre alla ri­ca­ri­ca in­tel­li­gen­te da e verso la rete delle auto elet­tri­che, che re­sta­no par­cheg­gia­te per il 96% del tempo, nel 2050 po­treb­be­ro con­sen­ti­re al Texas di uti­liz­za­re il 10% di elet­tri­ci­tà rin­no­va­bi­le senza bi­so­gno di bat­te­rie gi­gan­ti.

Per sce­glie­re un caso molto più dif­fi­ci­le, spes­so si af­fer­ma che la “stasi buia” degli in­ver­ni eu­ro­pei ri­chie­de molti mesi di stoc­cag­gio in bat­te­rie per una rete elet­tri­ca com­ple­ta­men­te rin­no­va­bi­le. Tut­ta­via, i prin­ci­pa­li ope­ra­to­ri di rete te­de­schi e belgi ri­ten­go­no che l’Eu­ro­pa avreb­be bi­so­gno solo di una o due set­ti­ma­ne di car­bu­ran­te di ri­ser­va de­ri­va­to da fonti rin­no­va­bi­li, che for­ni­reb­be solo il 6% della pro­du­zio­ne in­ver­na­le, non è una sfida enor­me.

La linea di fondo è sem­pli­ce. Le reti elet­tri­che pos­so­no ge­sti­re fra­zio­ni molto più gran­di di ener­gia rin­no­va­bi­le a costo zero o mo­de­sto, e que­sto è noto da tempo. Al­cu­ni Paesi eu­ro­pei con poca o nes­su­na ener­gia idroe­let­tri­ca ot­ten­go­no già da metà a tre quar­ti della loro elet­tri­ci­tà da fonti rin­no­va­bi­li con un’af­fi­da­bi­li­tà della rete mi­glio­re ri­spet­to agli Stati Uniti. È tempo di su­pe­ra­re i miti.

Amory B. Lo­vins
V. Ra­ma­na

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Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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