La formazione francese titolare ai mondiali del Qatar

Anche nel calcio, come per le merci e le persone, sono state abbattute le barriere ed i confini nazionali, altro che respingimenti e blocchi navali

Nel 1998 la Francia vinse il suo primo campionato del mondo. Gran parte del merito fu di Zinèdine Zidane, calciatore figlio di immigrati algerini. In quella squadra insieme a lui c’erano tanti calciatori di origine non francese come Desailly, Thuram, Djetou, Vieirà, Karembeu e così via.

Degli undici titolari della nazionale che ha vinto il torneo nel 2018 solo tre erano chiaramente di origini francesi: Lloris, Pavard e Giroud. Gli altri erano di etnia africana o comunque di colore, cioè immigrati di seconda o terza generazione: Varane, Umtiti, Pogba, Kantè, Matuidi, Mbappè. Oppure avevano cognomi non propriamente di etnia transalpina: Hernandez e Griezmann. L’unico che di certo era francese era il selezionatore, già vincitore del trofeo mondiale come calciatore nel 1998, Didier Deschamps.

La storia in Qatar non si è ripetuta, ma quella transalpina è rimasta una squadra multietnica. L’allenatore è sempre lo stesso. I calciatori di sicura origine francese sono solo tre: Rabiot A., Giroud O. e Lloris H.. Gli altri sono di colore o di etnia non transalpina. Koundè j., Varane R., Konatè I., Hernandez T., Tchouamèni A., Fofanà Y., Dembèlè O., Griezmann A., Mbappè K.

Una rivoluzione che è iniziata alla fine del secolo scorso e che ormai è una tendenza che coinvolge numerose nazionali e club sportivi e non solo nel calcio. Persino il Marocco, giunto per la prima volta in semifinale è composto da calciatori che non sono nati in Marocco e che, tranne qualcuno, non giocano nel loro Paese.

Anche nello sport, come per le merci e le persone, sono state abbattute le barriere ed i confini nazionali. È la sublimazione della globalizzazione.

La Francia e non solo è una multinazionale d’immigrati di seconda e terza generazione, che rappresenta un esempio d’integrazione e tolleranza etnica, altroché blocchi navali e respingimenti ipotizzati, ma finora non realizzati, dal governo di Giorgia Meloni.

Fonte wikipedia.org

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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