Francesco Cecchini

Víctor Jara

Canzoni nel video:
1 La Carta – Violeta Parra 2 Plegaria a un Labrador – Víctor Jara 3 Arriba en la Cordillera – Patricio Manns 4 Mocito Que Vas Remando – Rolando Alarcón 5 La Muralla – Quilapayún 6 Carta al Che – Inti Illimani 7 Il Bosco – Payo Grondona 8 Mano Nortina – Kiko Alvarez 9 Valparaíso – Osvaldo Rodríguez 10 Si Somos Americanos – Rolando Alarcón 11 Canción Final, Cantata Santa Maria de Iquique – Quilapayún 12 Canción de Amor – Angel Parra 13 Violeta Ausente – Violeta Parra 14 Señora Mercedes – Tito Fernández 15 El Aparecido – Víctor Jara 16 Estación Terminal – Patricio Manns 17 La Casa Nueva – Tito Fernández 18 Cuando Amanece el Día – Angel Parra
La VI edizione di “Mil Guitarras para Víctor Jara” si è tenuta il 22 settembre in Plaza de La Paz a Recoleta, di fronte all’entrata al Cimitero Generale di Santiago, dove riposano le spoglie del cantante. Quest’anno l’evento è stato dedicato a “Canto Libre”, il quinto album del cantante, che contiene temi emblematici della sua creazione, come “Angelita Huenuman”, “La Pala” e “Canto Libre”, che dà il nome all’album. Il 28 settembre, nello stadio ‘Víctor Jara’, gruppi musicali come Inti Illimani e Illapu, tra gli altri, offriranno un concerto di omaggio al cantautore incentrato sulle sue composizioni. Lo scorso 16 settembre è stato il quarantacinquesimo anniversario dell’assassinio di Victor Jara dopo torture assieme a 5000 persone nell’ Estadio Monumental de Chile per mano di aguzzini fascisti di Augusto Pinochet. Lo hanno eliminato perché il suo talento coloro con i quali aveva sempre combattuto. Chi muore lottando per la rivoluzione, anche con una chitarra, non muore. Victor Jara allo stadio non abbandonò la chitarra e intonò canzoni rivoluzionarie. Per prima cosa i fascisti gli moncarono le mani per impedirgli di suonare, poi lo colpirono sulla testa e lo lasciarono sanguinante fino al giorno dopo. Per finire raccolsero il cadavere e lo esposero davanti ai detenuti come esempio, perché imparassero. I criminali fascisti non sapevano che Victor non era morto in quello stadio che avevano trasormato in un campo di concentramento. La sua voce, le sue canzoni, il suono della sua chitarra si ascoltano ancora e si ascolteranno. Il suo volto è impresso nel cuore del popolo cileno e in quello di tutti coloro che combattono il fascismo.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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