(leggi precedente 8.)

9. Il lavoro che gli italiani non vogliono più fare

I perimetri entro i quali i governi nazionali possono oggi muoversi – l’abbiamo visto – sono ben circoscritti e vanno in una sola direzione. Le possibilità di discostarsi per poter fare qualcosa di sinistra sono ridotte ai minimi, soprattutto per quelle economie più fragili come la nostra. Ma quando si abborda il tema dell’immigrazione si entra in un campo minato, nel quale allo stato attuale non c’è proprio partita.

Non a caso l’immigrazione è per i politici di destra tutto grasso che cola, l’inesauribile serbatoio dal quale attingono la maggior parte dei voti, in Italia come nel resto d’Europa. Molti di loro ci hanno costruito la carriera. Senza migranti non avrebbero mai vinto nemmeno le elezioni condominiali.

Scrive Bertrand Russell: “Ovunque si mescolino razze diverse il sentimento di odio razziale tende a crescere […] Io credo che la componente istintiva dell’odio razziale sia la paura: paura di tutto ciò che è strano, la paura di tutto ciò che minaccia il nostro consueto stile di vita. […] Se il mondo fosse ben equilibrato e la posizione di ognuno fosse sicura, non crederei nemmeno per un istante che le diverse razze potrebbero odiarsi l’una con l’altra”.[1] Ma il mondo, come sappiamo, è ben lungi dall’essere equilibrato, così come la posizione di ognuno è ben lungi dall’essere sicura. E da questi dati di fatto dobbiamo muovere.

Alcune considerazioni generali (cioè, in teoria condivisibili da destra e da sinistra): è contrario a ogni principio etico e al più elementare senso di umanità lasciar morire le persone in mezzo al mare, come di fatto accade tutti i giorni; è immorale finanziare governi e/o bande criminali che trattengono i migranti in delle specie di lager in violazione di ogni diritto umano, come ormai si fa a cuor leggero[2]; è obiettivamente impossibile accogliere tutte le persone che vogliono venire in Europa; è innegabile che all’aumento dei fenomeni migratori si associ un degrado delle periferie e dei centri storici, dovuto in parte a stili di vita molto lontani dai nostri e in parte all’illegalità nella quale, spesso per forza di cose, molti immigrati finiscono per cadere; è altrettanto innegabile che una buona maggioranza della manodopera dei migranti finisca nelle maglie dello sfruttamento, il quale a sua volta si ripercuote sul più generale abbassamento del costo del lavoro.

Date queste premesse, l’immigrazione per la sinistra è un cul-de-sac. I suoi valori le imporrebbero di accogliere tutti. Da una parte, quindi, temendo di passare per razzista, rifiuta di associare immigrazione e aumento dell’illegalità, imbarcandosi nella difesa di cause perse. Eppure, è un dato oggettivo che gli stranieri superano il 35,3% della popolazione carceraria[3] e il 40% dei condannati per reati sessuali,[4] a fronte di una percentuale di circa il 10% della popolazione totale. Ancora di più, le sembra politicamente scorretto ammettere l’impatto che culture più retrograde, se non oscurantiste, possono avere sul tessuto sociale. Anzi, le sembra già politicamente scorretto ammettere l’esistenza di cultura retrograde.[5] Tuttavia, sotto l’ombrello del relativismo non può starci tutto. In Italia, oggi, nel 2023, un numero compreso tra le 12000 e le 20000 ragazze tra 0 e 18 anni è a rischio di mutilazione genitale.[6] In Italia, non in Sudan. Per non parlare dei cosiddetti “reati culturalmente motivati”, che sono avvertiti come “minacce al nostro stile di vita”: ci appare come un residuo del medioevo il fatto che una ragazza possa essere uccisa dalla propria famiglia perché rifiuta un matrimonio combinato.

Dall’altra parte, accogliere tutti è ovviamente insostenibile e avrebbe il solo effetto di fornire ulteriore alimento alla propaganda di destra, anche perché bisogna pure considerare che i nostri modelli di accoglienza non sono quelli tedeschi. Non si risolve il problema accogliendo gli immigrati per poi lasciarli sotto i ponti o nelle baraccopoli.

La sinistra prova quindi a tracciare una linea con formule che dovrebbero, da un lato, giustificare in una certa misura il flusso migratorio, tipo «gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare», e dall’altro fissare dei paletti per non trasformarlo in invasione, invocando la distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici. Strategie entrambe che però mancano di molto il bersaglio.

Dall’Italia, nell’ultimo decennio, sono emigrati circa 250000 giovani. Per descrivere il fenomeno è invalsa l’espressione “fuga dei cervelli”. In sostanza, il quadro semplificato che ne deriva sarebbe: arrivano le braccia, partono i cervelli. Molto semplificato, in verità, visto che alcune delle braccia che arrivano appartengono a laureati e alcuni dei cervelli che partono non sono arrivati nemmeno al diploma. Detto ciò, non è facile capire quali siano questi lavori che gli italiani non vogliono più fare, se a un concorso per 200 netturbini vi partecipano 26000 persone, tra le quali 1200 laureate[7].

In realtà, molti dei “cervelli” che partono, soprattutto dal sud Italia, vanno a lavorare come camerieri o in cucina a Londra, in Svizzera e in Germania, mentre nelle loro città di origine lavorano come camerieri o in cucina persone provenienti dall’Africa, dall’India o dallo Sri Lanka. Mettendo meglio a fuoco la questione, non è che questi giovani non vogliano più fare quei lavori; non vogliono fare i camerieri a Catania o a Reggio Calabria per quattro soldi e senza alcun diritto, cosa che invece gli immigrati accettano di fare perché obbligati dalla necessità. Per chiudere il discorso una volta per tutte, dunque, il lavoro che gli italiani non vogliono più fare è uno soltanto: lo schiavo.

Tra gli altri effetti del fenomeno migratorio sulla nostra società, infatti, dobbiamo considerare oltre all’abbassamento delle retribuzioni, anche il restringimento dei diritti dei lavoratori, perché è chiaro che a certi “imprenditori” sembra assurdo fare un contratto normale a un dipendente quando ormai sono abituati a immigrati pronti a obbedire silenziosamente a ogni loro richiesta e ad accettare ogni loro sopruso senza battere ciglio.

Quanto alla distinzione tra richiedenti asilo per motivi politici e migranti economici, essa è quanto meno illogica. Se uno non ha di che mangiare, muore, e di conseguenza non beneficia più di nessun diritto. Si direbbe che un migrante economico, diversamente da un perseguitato politico, si muova per capriccio, quando, nella sostanza, non cambia molto tra l’essere perseguitati da un regime autoritario o intollerante ed essere perseguitato dalla fame. Anzi, probabilmente è peggio la seconda situazione, perché puoi evitare di professare apertamente le idee politiche o le fedi religiose che ti espongono a essere perseguitato, ma non puoi evitare di manifestare la fame, o meglio, le manifestazioni della fame.

In sintesi, la sinistra non può uscire dall’impasse. Come si muove muove ci rimette. O con le sue discutibili formule finisce per esacerbare l’ostilità popolare verso l’immigrazione e spingere la gente in braccio alla destra, oppure compie azioni degne dei peggiori governi di destra, come firmare accordi e dare sostegno a regimi criminali come quello libico, dei quali peraltro qualche anno addietro un illustre ministro del PD pure si vantava.

Netta, invece, è la posizione della destra. «Aiutiamoli a casa loro» è il suo refrain. Seppur più simile a una barzelletta che a una linea politica, complice anche il progressivo abbassamento del livello di alfabetizzazione dell’elettorato, la formula ha avuto fortuna. Durante le campagne elettorali furoreggia. I risultati delle urne ne confermano l’efficacia.

La sola battaglia che potrebbe condurre la sinistra dovrebbe necessariamente uscire dai confini nazionali. Non “aiutiamoli a casa loro”, bisognerebbe dire, che è presumere troppo, ma evitiamo di importunarli ulteriormente a casa loro, che già sarebbe un primo passo. Perché questo è il punto. Questo hanno fatto e continuano a fare i paesi occidentali fin dalla fine del colonialismo. Cominciando con il favorire colpi di stato che hanno stroncato sul nascere la speranza di riscatto di alcuni paesi, eliminando personaggi simbolo come Sankara e Lumumba, a beneficio di autocrati senza scrupoli che hanno collaborato al saccheggio delle ricchezze dei propri paesi, per arrivare fino a oggi. I fenomeni migratori sempre più di massa sono imputabili anche alle guerre locali favorite in maniera diretta o indiretta dalle potenze occidentali e/o allo sfruttamento selvaggio delle risorse di quei paesi ad opera delle multinazionali occidentali o dei paesi emergenti, Cina in primis, nonché ai vari conflitti innescati direttamente dall’Occidente.[8]

Ancor prima dell’immigrazione, bisognerebbe contrastare le cause che la determinano, ma questo è oggi ben al di là delle possibilità della sinistra, che, a dire il vero, sembra averne perso anche la vocazione. Il problema è globale e, come dice Bauman nell’intervista citata prima, «i problemi di origine globale possono essere risolti soltanto nella sfera globale».

La globalizzazione ha prodotto una guerra tra poveri. I poveri italiani, francesi e inglesi vedono i loro nemici nei poveri del terzo mondo che vogliono entrare. I proletari di tutto il mondo non si sono uniti. Anzi, ogni forma di solidarietà e di empatia è stata spezzata. La violazione di ogni diritto praticata a Ventimiglia o al confine tra Polonia e Bielorussia, nonché le migliaia di morti nel Mediterraneo[9], sembrano produrre una sorta di mitridatizzazione verso la sofferenza e il dolore. Sono fatti che dovrebbero spingere a scioperi e proteste di massa, invece solo poche e sporadiche voci si levano quando il governo inglese, in spregio di ogni diritto della persona, decide di deportare gli immigrati in Rwanda, dopo averli rinchiusi in una chiatta galleggiante.[10] Un governo, peraltro, che, per ironia della storia, annovera tra i suoi componenti, a cominciare dal primo ministro, diversi discendenti di migranti. L’indifferenza è ormai tanta che se anche si sapesse che in Libia sono stati organizzati dei campi di concentramento, e ci siamo quasi, continueremmo a sostenere e a fare accordi con quel governo.

Alla fine, i movimenti migratori di massa sono la cartina di tornasole del fallimento di ogni ideale di sinistra su scala planetaria, nonché dell’insostenibilità e dell’ingiustizia che il neoliberismo globalizzante sparge nel mondo. «L’organizzazione economica attuale, fondata sulla circolazione incontrollata dei capitali, senza un obiettivo sociale e ambientale, si apparenta molto spesso a una forma di neocolonialismo a vantaggio dei più ricchi».[11]

Ma c’è ancora da soffermarsi su un fenomeno che a prima vista potrebbe apparire inspiegabile. La destra mantiene il favore popolare anche senza far niente. Anzi, anche se fa peggio. Le statistiche ci dicono che nel primo anno del governo Meloni, per una sorta di nemesi, ci si accinge a battere tutti i record degli arrivi di migranti.[12] Si direbbe che questi abbiano atteso il governo della tolleranza zero per invadere la penisola. Eppure, il sostegno popolare al governo non viene meno.

Negli ultimi vent’anni ha governato quanto la sinistra, ma la percezione della gente è che gli immigrati siano arrivati tutti per colpa di quest’ultima. Anche nell’ultimo anno, che, come detto, ha fatto registrare un vero e proprio exploit, a ogni episodio di cronaca che coinvolge degli immigrati, l’opinione pubblica se la prende con la sinistra, come se la destra non fosse mai stata al governo prima e, anche adesso che lo è, a gestire i flussi dell’immigrazione fosse sempre la sinistra.

La spiegazione attiene semplicemente alla comunicazione. Nella guerra tra poveri in atto, la destra si schiera senza esitazioni con i poveri italiani, che sono quelli che più subiscono gli effetti dell’immigrazione. Sono in pochi i kossovari o i nigeriani che si sono installati ai Parioli; la maggior parte alberga nelle periferie. La sinistra, invece, anche quando si comporta come la destra, lo fa cercando di apparire equilibrata. Vuole evitare di schierarsi, mantenere una sorta di obiettività e capire anche le ragioni degli altri poveri, ma uscendosene con affermazioni tipo «anche gli italiani delinquono» (come se ciò fosse un incentivo a farne arrivare altri dall’estero) o tessendo scioccamente le lodi melting pot americano (frutto di un processo e di un contesto storico del tutto diversi e ultimamente impegnato più a costruire muri che ad accogliere), finisce per far passare il messaggio di essere dalla parte degli immigrati.

Nessuno dei due schieramenti, alla fine, è in grado di arginare il fenomeno, come ben possiamo vedere da alcuni decenni a questa parte, ma in questo modo i leader della destra hanno gioco facile nell’indirizzare il malcontento della popolazione verso la sinistra. Gli basta stigmatizzare l’episodio di cronaca che vede implicati degli immigrati, anche quando stanno al governo e sono responsabili dell’ordine pubblico, perché, alla fin fine, la gente si accontenta delle parole. Anzi, attribuisce più peso alle parole che ai fatti.[13]

Ci si potrebbe chiedere a questo punto cosa potrebbe fare un governo di sinistra oggi sul tema dell’immigrazione, ma le risposte non sarebbero molto incoraggianti.

Certo, potrebbe adoperarsi per rendere i poveri in Italia un po’ meno poveri, perché maggiore è la povertà e più i migranti sono avvertiti come una minaccia, e affrontare i numerosi problemi di degrado e illegalità diffusi nel territorio, non solo nelle aree metropolitane, ma anche nelle numerose baraccopoli del centro-sud.[14]

In ambito europeo, potrebbe provare a capire una volta per tutte se l’UE serva a qualcosa, oltre alla libera circolazione dei capitali, perché non si spiega come mai i profughi ucraini che arrivano in Polonia e Ungheria possono poi passare in Italia e nessuno di quelli che arrivano in Italia da Siria e Afghanistan possa essere spostato in Polonia e Ungheria.

Quando poi la stessa UE fa accordi con paesi come Libia e Tunisia, potrebbe premere per subordinare gli aiuti alla presenza di osservatori europei in loco che verifichino il rispetto dei diritti umani o, meglio ancora, partecipare direttamente alla gestione delle strutture.

Inoltre, procedendo per difficoltà crescente, potrebbe frenare o comunque non partecipare a ulteriori conflitti, visto che sappiamo quali sono le conseguenze, e arrestare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse africane, magari cominciando con le aziende italiane,[15] e l’accaparramento delle terre,[16] prima di passare ai tanto attesi aiuti a casa loro.

Tutte misure i cui effetti sarebbero comunque visibili più o meno a lunga scadenza e tutte misure per le quali forse nemmeno gli allibratori inglesi accetterebbero scommesse.

(leggi successivo 10.)


[1] Bertrand Russell, Il trionfo della stupidità.

[2] https://www.amnesty.it/appelli/fermiamo-la-detenzione-la-tortura-rifugiati-migranti-libia/ (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[3] https://openmigration.org/idee/tutti-i-numeri-sugli-stranieri-in-carcere-in-europa-e-in-italia/ (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[4] https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-percorso-giudiziario/denunce (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[5] Senza che ciò costituisca necessariamente un giudizio di valore, tali possono essere considerate culture nelle quali sopravvivono usi e costumi che nella nostra società sono scomparsi trenta, cinquanta o anche cento anni fa, come, per esempio, l’arcaico senso dell’onore di molti immigrati provenienti dai Balcani o la religiosità pervasiva di molti immigrati del Maghreb.

[6] Istituto europeo per l’uguaglianza di genere.

https://eige.europa.eu/sites/default/files/documents/20182881_mh0218658itn_pdf.pdf (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[7] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/14/napoli-piu-di-1000-laureati-al-concorso-per-500-posti-da-netturbino-non-ci-sono-opportunita-lalternativa-e-lasciare-litalia/6803902/

[8] Le principali nazionalità dei richiedenti asilo in Europa nel 2022 sono siriani e afgani, perché gli Stati Uniti sono bravi a difendere la democrazia nel mondo, un po’ meno nell’occuparsi delle conseguenze.

[9] https://www.ilsole24ore.com/art/migranti-cimitero-mediterraneo-26mila-morti-dieci-anni-AErgEVuC (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[10] https://www.nigrizia.it/notizia/londra-richiedenti-asilo-bibby-stockholm-condominio-galleggiante-rwanda (consultato l’ultima volta il 23/7/2023).

[11] T. Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza.

[12] https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2023-07/cruscotto_statistico_giornaliero_21-07-2023.pdf (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[13] Ultimo esempio quello del terrorista che il 16 ottobre 2023 a Bruxelles ha ucciso due cittadini svedesi e che era sbarcato a Lampedusa all’inizio del 2011. Ebbene, immediatamente politici e giornali di destra hanno lanciato l’intemerata contro i terroristi che arrivano insieme ai migranti e la sinistra che li copre, come se oggi non ci fosse un governo di destra dotato di tutti i poteri per arginare il fenomeno e non ci fosse stato un governo di destra che avrebbe potuto arginarlo nel 2011.

[14] https://www.agi.it/cronaca/migranti_baraccopoli_dove_sono-3994448/news/2018-06-05/ (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[15] https://www.amnesty.it/nigeria-scoperte-gravi-negligenze-parte-shell-ed-eni/ (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

[16] https://www.truenumbers.it/neocolonialismo-africa/ (consultato l’ultima volta il 2/12/2023).

Di Giovanni

"Trascorsi nell'antico Pci, ho lavorato in diverse regioni italiane e all'estero (Francia, Cina, Corea), scrittore per hobby e per hobby, da qualche tempo, ho aperto anche un blog ( quartopensiero ) nel quale mi occupo, in maniera più o meno ironica, dei temi che mi stanno a cuore: laicità, istruzione, giustizia sociale e cose di questo tipo."

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy