di Sylvia Kay

“Ce l’avete fatta! Congratulazioni alla Grecia e al suo popolo per aver concluso il programma di assistenza finanziaria. Con grandi sforzi e con la solidarietà dell’Europa avete colto il momento.” Con questo tweet il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha festeggiato la fine ufficiale del terzo programma di aggiustamento strutturale il 20 agosto 2018. Ma mentre “l’era dell’austerità” della Grecia è consegnata alla storia, le cicatrici di otto anni di tagli feroci ai salari, ai redditi e alla spesa sociale continueranno a perseguitare il popolo greco per molti anni a venire.

Il tasso di disoccupazione in Grecia ha raggiunto quasi il 30 per cento e la disoccupazione giovanile ha superato più volte il 50 per cento negli ultimi anni, toccando il suo picco al 60 per cento nel 2013. La Grecia continuerà a essere sottoposta alla supervisione finanziaria dei creditori, con una clausola di mantenimento di un avanzo fiscale del 3,5 per cento fino al 2022 e del 2,2 per cento fino al 2060, smentendo ogni affermazione di solidarietà europea e in effetti legando le mani dei governi greci per decenni a venire.

Un’eredità tossica

La narrazione ufficiale dei creditori secondo la quale le dolorose misure d’austerità sono state messe in atto per “salvare la Grecia”, dimostra l’incapacità di identificare o riconoscere le vere lezioni della crisi. Le misure d’austerità hanno condotto a violazioni di diritti economici, sociali e culturali, compreso il diritto al cibo.

Un recente rapporto del Transatlantic Institute, di FIAN International e di Agroecopolis, documenta l’impatto delle misure d’austerità sull’accesso della popolazione al cibo e sul più vasto sistema alimentare e agricolo della Grecia.  Sulla base di un lavoro originale sul campo in tutta la Grecia, di interviste a più di cento persone, dati aggregati e analisi di indagini, revisioni di letteratura, analisi legali e commenti di esperi, il rapporto assesta un colpo schiacciante ai resoconti dominanti dell’esperienza greca dell’austerità.

Analizzando il mondo in cui onde di austerità hanno attraversato il sistema alimentare e quello agricolo diviene chiaro che gli stenti di alcuni hanno prodotto benefici indicibili per altri. Ciò non dovrebbe sorprendere. Il sistema alimentare mondiale è pieno di disuguaglianze strutturali e la Grecia sotto questo aspetto non è diversa. E’ insolito, tuttavia, vedere tali disuguaglianze portate in rilevo con tale forza.

Date per esempio un’occhiata a come i prezzi degli alimenti si sono evoluti durante la crisi:

Fone Eurostat

Per una parte considerevole della crisi – fino al 2013 – i prezzi degli alimenti in Grecia sono cresciuti a un ritmo ancor più elevato che nel resto dell’eurozona, mentre i redditi sono precipitati e i costi del lavoro sono stati tagliati. Gli effetti perversi delle misure d’austerità sono qui chiari. Aumenti dell’IVA sugli alimenti sono stati introdotti come parte dello sforzo di accrescere le entrate fiscali durante la crisi, spingendo al rialzo i prezzi degli alimenti anche di fronte al declino del tenore di vita. Tutto questo sullo sfondo di una pesante dipendenza dal cibo importato e dal potere oligopolistico dei supermercati.

Le misure d’austerità hanno favorito i maggiori dettaglianti del settore alimentare e commercianti privati a detrimento dei produttori di piccola scala mentre venivano perseguite numerose riforme strutturali, tra cui la liberalizzazione del commercio al dettaglio e all’ingrosso degli alimenti e la privatizzazione della Banca Greca dell’Agricoltura.

Violazioni di diritti umani

Questo ha avuto gravi conseguenze sull’accesso della popolazione al cibo. La quota delle famiglie che non può permettersi a giorni alterni un pasto con carte, pollo, pesce o equivalenti vegetariani, è aumentata fortemente dall’inizio della crisi, da circa il 7 per cento nel 2008 a più del 14 per cento nel 2016. C’è stato un visibile aumento del ricorso alle mense dei poveri, ai banchi alimentari e ad altri programmi di assistenza umanitaria. Nel 2016 nella sola prefettura dell’Attica c’erano almeno 200 organizzazioni che fornivano pasti gratis ai bisognosi.

Diverse misure d’austerità, tra cui modifiche alle imposte sull’agricoltura e la spinta alla privatizzazione e alla liberalizzazione del commercio, hanno minato direttamente il diritto al cibo in Grecia. Altre misure, quali le riduzioni del salario minimo e i tagli alle pensioni, hanno anch’esse influenzato questo fondamentale diritto umano e violato altri diritti economici, sociali e culturali, tra cui il diritto al lavoro, alla casa e alla salute.

Le ricadute dell’austerità mostrano che c’è una necessità fondamentale di assumere il controllo del sistema alimentare, togliendolo dalle mani dei grandi dettaglianti alimentari e passandolo ai contadini, pescatori e cittadini che stanno proponendo una nuova politica alimentare.

Questo sta già accadendo. Il movimento “no intermediari”, sorto durante gli anni della crisi e che ha coinvolto mercati diretti dal produttore al consumatore nei quali il cibo era venduto al 20-50 per cento al di sotto del prezzo dei supermercati, è un esempio importante di questo genere di “sovranità alimentare” in azione.

OItre a ciò è decollata ogni sorta di iniziative sociali e di solidarietà economica, non solo incentrate sul cibo ma anche in altre sfere, tra cui cliniche sociali e alloggi comunitari. Nel 2013 sono state registrate 372 imprese sociali. Nel 2016 sono ce n’erano 907.

In questo non mancano le tensioni e le difficoltà per il futuro, ma è da questi movimenti per la giustizia sociale, e non dall’eredità tossica dell’austerità, che si possono apprendere le vere lezioni della crisi economica della Grecia.

Sylvia Kay è una politologa con una laurea magistrale in Politica Globale della London School of Economics and Social Science (LSE). Da ricercatrice sta attualmente collaborando con il Transnational Institute su temi relativi alla proprietà fondiaria, alla gestione delle risorse naturali e agli investimenti agricoli.  

 

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-true-cost-of-austerity-lessons-from-greece/

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2018 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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