Continua a militare a 84 anni, José Mujica è stato presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, un breve periodo in cui sono state approvate leggi impensabili in altri paesi a queste stesse latitudini come la regolamentazione del mercato della marijuana, il matrimonio egualitario o la depenalizzazione dell’aborto.

Era un guerrigliero Tupamaro, ha trascorso 12 anni in prigione come prigioniero politico durante la dittatura, è stato deputato, ministro, presidente del governo e ora senatore. Mujica riceve eldiario.es nella sua modesta casa. Circondato da libri, fotografie di leader come Fidel Castro e piccoli tesori come una replica del “Diario” che Che Guevara scrisse in Bolivia, dice che sogna che l’America Latina abbia “una voce comune” nel mondo a venire.

(Domanda) Negli ultimi 15 anni, la coalizione con cui ha governato, il Frente Amplio, ha compiuto progressi significativi nei diritti del lavoro, nella riduzione della povertà o nelle libertà civili. Perché hanno perso le ultime elezioni?

“In Uruguay, come ovunque, sta maturando il frutto che il capitalismo ha seminato, il quale ci vuole trasformare in compratori compulsivi per garantirsi futuro e guadagno. Confondiamo la felicità e il progresso col comprare in continuazione cose nuove senza considerare se siamo più o meno felici e trascorriamo gran parte della nostra vita per cercare di ottenere quei soldi che ci permettono di soddisfare quella domanda. Andiamo sempre come l’asino che insegue la carota.

Non solo, abbiamo macchine che non abbiamo mai avuto e altre cose di moda, ma per noi non è mai abbastanza. E questa non è l’unica cosa. Ci sono anche forze molto conservatrici che sono contro le politiche sociali, le politiche di distribuzione e le misere politiche che cerchiamo di fare per mitigare le disuguaglianze delle nostre società. Ci sono persone convinte che la giustizia sia un semplice r esiduo intellettuale e che le disuguaglianze debbano essere accettate.”

(Domanda) Ora, una coalizione di destra, guidata dal Partito Nazionale, governerà in Uruguay per i prossimi cinque anni. Cosa ne pensi di questa coalizione?

“Vi è la tendenza delle forze conservatrici a sostituire i vecchi colpi di Stato con campagne mediatiche pubblicitarie, c’è un’addomesticamento della giustizia, una legalizzazione della politica.
Le forze più conservatrici si sono sempre presentate con un alone di moralità e invece sono la cosa più marcia che sia mai esistita. È sempre stato così nel corso della storia.

Nel caso della Bolivia, la miccia è stata accesa da una presunta frode elettorale. C’è stato un colpo di Stato?

Sì. Supponiamo che la miccia accesa fosse corretta, ma non ha nulla a che fare con tutto ciò che è venuto dopo. In Bolivia, c’è una scandalosa persecuzione. Se anche si volesse pensare che le debolezze della parte a cui appartiene Evo Morales lo abbiano costretto a forzare una candidatura che può essere criticata, ciò non giustifica ciò che è avvenuto dopo. Ciò che è successo dopo è spaventoso. C’è stata una feroce repressione in Bolivia e le organizzazioni internazionali non dicono nulla. L’Organizzazione degli Stati Americani non dice nulla, nessuno dice niente, fanno i gargarismi con la democrazia.

È curioso che quando qualcuno abbastanza di sinistra si sbaglia o commette un errore, questo viene descritto come spaventoso, quando invece persone notoriamente di destra compiono delle barbarie, tutti si girano dall’altra parte. È lo stesso che succede in Venezuela. Io delle discrepanze col governo, ma non potrò mai accompagnare la politica delle sanzioni economiche, perché ne abbiamo già esperienza. L’umanità deve bandire le sanzioni economiche perché a pagare è il popolo, che non ha alcuna responsabilità.”

(Domanda) Cosa ne pensi del progetto di Juan Guaidó e del governo di Nicolás Maduro?

“Guaidó sta facendo turismo internazionale. Ha molto supporto internazionale, in Venezuela è un presidente decorativo, è piuttosto un pezzo di carta. Non vedo altra soluzione che una buona trattativa o qualcosa del genere. Il problema è trovare una via d’uscita in modo che il popolo venezuelano non continui a soffrire. Teoricamente in Venezuela dovrebbero essere tutti affamati e invece no, stanno meglio oggi che a un anno fa.”

(Domanda) C’è un leader in America Latina che ti rappresenta?

“Probabilmente c’è, non lo so. Ho un’affinità con il presidente del Messico, Andres Manuel López Obrador, verso il quale ho molto rispetto, sono amico di quello argentino, Alberto Fernández. Sono un amico di Evo, un vecchio amico di Lula … sono amico di coloro che lottano per diminuire le disparità. Ho anche cercato di coltivare il rapporto con persone che la pensano diversamente. Ad esempio, ho cercato di aiutare il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, con il processo di pace, ho fatto tutto il possibile. Nel primo governo ero un amico di Sebastián Piñera … anche se uno ha delle differenze, devi coltivare le relazioni perché abbiamo interessi comuni.

Noi latinoamericani siamo una nazione non conformata che abbiamo fondato molti paesi perché siamo emersi dall’indipendenza quando ed eravamo più connessi con l’Europa e con il mondo sviluppato che tra di noi. Ciò che resta da fare è che un giorno possiamo creare una macronazionalità federale che rispetti le identità locali esistenti. Perché, in caso contrario, saremo un giocattolo nel prossimo mondo. Dovremmo necessariamente imparare il portoghese a scuola (per parlare coi brasiliani) e avere un orizzonte di accordo federale che ci consenta di rispettare il locale, ma avere una voce comune nel mondo a venire. Io non lo vedrò, ma lo sogno.”

(Domanda) Per quanto riguarda gli Stati Uniti, cosa ne pensi della svolta a sinistra che il Partito Democratico sembra assumere con profili come Bernie Sanders o Alexandria Ocasio-Cortez?

“È interessante. Gli Stati Uniti sono così grandi e diversi … esiste un mondo universitario molto forte e molto importante che ha un peso indiscutibile. E c’è un altro fenomeno molto raro, il fallimento della leadership politiche delle generazioni intermedie. Ci sono un certo numero di anziani che sono molto rispettati dai giovani. Sanders non è esattamente un bambino e tuttavia è il preferito dai giovani. Dobbiamo analizzare questo fenomeno.”

(Domanda) Pensi che la sinistra possa avere una vera possibilità negli Stati Uniti?

“Penso di sì, anche se attualmente c’è una visione più ricca, meno confrontativa. Le lobby hanno un peso terribile, ma ci sono destre e destre. Trump è solo una di queste destre, perché de Gaulle e Adenauer erano di destra, ma non posso confrontarli con Mr. Trump. Se un paese importante come gli Stati Uniti scelgie un personaggio come questo: mia mamma ! Con la sua elezione viene messa in discussione la stessa democrazia rappresentativa.”

(Domanda) Gli Stati Uniti sono uno dei paesi in cui il divario tra ricchi e poveri è cresciuto maggiormente.

“Sì, come sempre. Negli ultimi anni c’è stato un grande cambiamento nell’economia statunitense. Il 10 o il 12% della popolazione 40 anni fa aveva il 30 o il 35% del PIL degli Stati Uniti. Ora, invece, molta meno gente ha molto più PIL, c’è un brutale processo di concentrazione della ricchezza che aumenta la distanza tra il vertice economico e il popolo. Vi sono vasti settori della classe media che sono bloccati e in pericolo di collasso. Questo non è solo un problema di giustizia sociale, ma di sicurezza.”

(Domanda) Nel 2018 ti sei dimesso dal Senato per prenderti, hai detto, “una licenza prima di morire di vecchiaia”. Ma nelle ultime elezioni sei tornato in Senato con la lista più votata all’interno del Frente Amplio. Né hai smesso di frequentare eventi ufficiali e di viaggiare all’estero. Come fai a 84 anni?

“Per tutta la vita sono stato un militante sociale, sono una specie di contadino frustrato, amo la terra, amo la natura. Ho fatto i conti e ho militato per 71 anni, quindi seguo i miei programmi. Sono ancora un militante. Ora andrò al Senato, penso di non poter resistere molto tempo perché mi annoio, ma ho sempre detto che il miglior leader non è quello che fa di più, ma quello che quando scompare lascia persone che lo superano.

Le cause sociali e popolari si trasformano, cambiano, ma esistono sempre. L’unico modo è continuare la lotta per migliorare la società e ciò significa avere persone capaci e impegnate. Dobbiamo generare strumenti collettivi e coinvolgere le persone. Ora sto servendo come una insegna luminosa, un segnale, affinché vengano persone che possono servire alla causa impegnandosi e che rimarranno quando le luci si spengneranno. Anche le insegne luminose sono soggette al calendario. L’unica cosa democratica al mondo che risolve tutto ciò è la morte.”

(Domanda) Avresti immaginato di avere una vita intensa come quella che hai avuto?

“No, ciò è successo perché non ci siamo mai fermati. Anche noi siamo cambiati, ci siamo inseriti in un mondo con determinate regole, abbiamo sopportato, ci siamo resi conto che non avremmo fatto alcuna rivoluzione ma che dovevamo continuare a combattere perché c’erano molte ingiustizie. Non posso presentare alla gente comune un mondo utopico quando mi dicono: “Guarda, domani devo pagare la luce”. Dobbiamo affrontare i problemi che hanno le persone comuni e da un lato questo ci porta a mediare, dall’altro ci umanizza”.

Traduzione Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

https://m.eldiario.es/internacional/Jose-Mujica_0_997050778.html

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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