Nicolás Maduro saluta a pugno chiuso il popolo venezuelano


Francesco Cecchini


Abbiamo una nuova Assemblea Nazionale, una gigantesca vittoria elettorale per il chavismo. Oggi, cinque anni dopo, sapendo tutto quello che ha fatto la scorsa Assemblea contro il popolo, colpi di stato, interferenze, sanzioni, abbiamo una nuova Assemblea Nazionale. Noi sappiamo vincere e perdere. Oggi ci è toccato vincere, oggi è toccato vincere al popolo del Venezuela. Arriva un cambio di ciclo, un ciclo positivo, virtuoso, di lavoro e recupero, di sovranità e pace.Che nessuno interferisca negli affari del Venezuela. Sappiamo gestire i nostri problemi con il voto popolare Nicolás Maduro
I risultati ufficiali delle elezioni dell’ Assemblea Nazionale di domenica 6 dicembre sono i seguenti. Il sistema elettorale prevede che una parte dei deputati siano eletti col sistema maggioritario ed una parte col sistema proporzionale, più 3 deputati assegnati alle popolazioni indigene che li hanno eletti con una elezione a parte avvenuta ieri. L’ alleanza chavista al governo ha ottenuto 253 deputati e deputate sui 274 totali (altri 3 sono destinati alla rappresentanza indigena). Il numero di seggi ottenuti dal governo rappresenta quindi il 91,34% dei posti per la nuova Assemblea Nazionale, che si insedierà il 5 gennaio 2021. Il risultato è frutto del fatto che le candidature rivoluzionarie chaviste hanno conquistato col sostegno del voto popolare. la maggioranza nelle 87 circoscrizioni elettorali nazionali e nelle 24 liste regionali,
Da parte sua, il Partito Comunista del Venezuela (PCV), alleato del governo, ha ottenuto un rappresentante parlamentare, eletto nella quota proporzionale che attribuisce 48 deputati sui 277 totali.
L’opposizione ha ottenuto 20 rappresentanti, così distribuiti: Azione Democratica (AD), 11 seggi, Avanzata Progressista (AP), 3 seggi,, El Cambio, 3 seggi, Prima il Venezuela (PV), 2 seggi,Partito Social Cristiano (COPEI), 1 seggio.
Deputati eletti col sistema proporzionale
Il Gran Polo Patriottico e l’ Alleanza Rivoluzionaria (Partito Comunista), hanno ottenuto 37 dei 48 seggi che erano assegnati col sistema proporzionale, grazie ai 4.317.819 voti validi, pari al 69,32%.
All’ opposizione sono andati i rimanenti 11 deputati tra i 48 eletti col proporzionale.
Sono oltre 6 milioni e 250 mila i voti validi, per una partecipazione al voto che porta laffluenza al 31% del corpo elettorale. E’ innegabile che si sia registrato un calo significativo del tasso di partecipazione elettorale. Non è il più basso nella storia elettorale del Venezuela, ma è il secondo più basso. L’affluenza più bassa è stata verificata nelle elezioni parlamentari del 2005, quando l’opposizione ha deciso di chiedere l’astensione. In quell’occasione, il 25% degli elettori si è recato alle urne, anche con Hugo Chávez nel Palazzo Miraflores. Va notato che il voto non è obbligatorio in Venezuela. Questa volta c’ era anche una richiesta di astensione, ma meno efficace. In ogni caso è un problema che il governo chavista, il PSUV e le forze politiche alleate dovranno affrontare e risolvere il prima possibile.
Le elezioni di domenica sono state riconosciute dalla maggioranza della comunità internazionale. Sifnificativo il commento della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che ha detto alla stampa che il processo elettorale venezuelano è stato organizzato in modo molto più responsabile e trasparente in molti aspetti rispetto ad alcuni paesi che affermano di essere bandiera di democrazia. Oltre 200 osservatori internazionali indipendenti sul campo hanno evidenziato la fluidità e la solidità del processo elettorale.
Il chavismo esce, quindi, consolidato e fingere che non esista è un grave errore commesso dalle destre e dalla comunità internazionale in questi anni.
Il quadro regionale è cambiato in meglio: restituita la Bolivia alla democrazia, nessuno può negare che il golpe a La Paz era frutto delle stesse mani sporche di sangue che avevano inventato Guaidó, quelle della OEA di Luís Almagro, che ha provato di tutto per imporre una dittatura militare a Caracas.
Delle tre più grandi democrazie della regione due, Argentina e Messico, sono per la non ingerenza se non vicine a Maduro. Il Brasile di Bolsonaro preferisce un Venezuela in crisi e ingerito o governato da una dittatura filostatunitense.
Come giustamente sottolinea l’ ex capo del governo spagnolo Zapatero, in Europa ora deve aprirsi una riflessione serena che ha un unico sbocco possibile: riconoscere Nicolás Maduro e il Venezuela bolivariano.
CONCLUSIONE. Anche in Italia va chiesto il rispetto della sovranità e della volontà del popolo venezuelano che si è espressa chiaramente il 6 dicembre scorso nelle urne. E rivendicare la fine del blocco da parte degli USA e la fine della complicità europea. Che, per piegare un governo che prova con difficoltà a costruire una prospettiva autonoma, puniscono consapevolmente milioni di cittadine e cittadini. Si tratta di crimini ai quali bisogna opporsi con energia.

Nicolás Maduro con la bandiera del Venezuela bolivariano

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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