Isabelle Eberhardt
Francesco Cecchini
Isabelle Eberhardt nasce a Ginevra 1877 e muore a Aïn Sefra Algeria il 21 ottobre 1904, a 27 anni,una vita breve ma intensa. A 11 anni dalla sua morte Isabelle continua a non lasciare indifferenti.
In ricordo di Isabelle pubblico parte di un mio racconto, “C’ era una volta in Algeria”, dalla raccolta Vivere altrove.
Tempo fa visitai Bou Saada; ho saputo di questo luogo leggendo Isabelle Ebherardt che vi andò nel luglio del 1902. Bou Saada, regina fulva, vestita dai suoi giardini scuri e custodito da colline viola, dorme voluttuosamente al ciglio del fiume dove l’acqua scorre su pietre bianche e rosa.
Ho visitato quasi tutta l’ Algeria di Isabelle: Biskra, la Casbah d’ Algeri, Aïn Séfra, dove morì. E’ qui che ho trovato Isabelle, nella sua tomba, con una lapide che la ricorda: sposa di Ehnni Slimane, morta a 27 anni nella catastrofe di Aïn Séfra, il 27 ottobre 1904.
Un temporale di una violenza inaudita trasformò la strada dove abitava Isabelle in un torrente furioso di fango giallo. Le case furono spazzate via assieme agli abitanti. Isabelle spinse fuori suo marito, poi ritornò per prendere un manoscritto, volle uscire a sua volta, ma la casa le crollò addosso. Giorni più tardi fu trovato il suo corpo sotto le macerie. I suoi manoscritti furono recuperati intatti. Isabelle fu affascinata da molte cose d’ Algeria: un desiderio d’ oriente, gli arabi, l’ amore, il kif, il vagabondaggio, il travestimento con vesti beduine e la religione di Allah, l’lslam, innanzitutto. In un edificio sacro,zaouïa, luogo religioso, scuola, sede di una confraternita gestita dai discendenti di un santo mussulmano, di El Hamel, vicino a Bou Saada, incontrò la maraboute Lalla Zeynab, per la quale ebbe una grande ammirazione. Isabelle nei suoi diari, Les journaliers, scrisse: ” Una donna che indossa il costume di Bou Saada , bianco e molto semplice, è seduta. Il suo viso abbronzato dal sole, perché viaggia molto nella regione, è solcato da rughe. Si avvicina alla cinquantina, nelle pupille nere degli occhi dallo sguardo molto dolce, la fiamma dell’ intelligenza brucia, come velata da una grande tristezza. Tutto nella sua voce, nelle sue maniere e nell’ accoglienza dei pellegrini denota la più grande semplicità. E’ Lalla Zineb, figlia ed ereditiera di Sidi Mohammed Belkacem.” Isabelle si confida a Lalla che gli risponde, raccontandogli in poche parole la sua vita. ” Figlia mia… ho dato tutta la mia vita per far del bene sul sentiero di Dio… E gli uomini non hanno mai riconosciuto il bene che ho fatto loro. Molti mi odiano e mi invidiano. Pertanto ho rinunciato a tutto: non mi sono mai sposata, non ho famiglia, niente gioia.” Isabelle abbandonò El Hamel, ” Questo angolo perduto del vecchio Islam, così sperduto nella montagna nuda e oscura, e così avvolto di pesante mistero.” Più tardi scriverà che non si era mai sentita vicina a qualcuno come a Lalla Zineb.
La tomba di Isabelle Eberhardt a Aïn Séfra.