Autoscatto Juan Rulfo, guardando un paesaggio messicano, autoscatto


Francesco Cecchini


Juan Rulfo (Apulco, Jalisco 1918 — Città del Messico, 1986) ha scritto un libro di racconti El llano en llamas (1953), un unico romanzo, Pedro Páramo (1955), dei canovacci cinematografici, Il gallo d’oro (El gallo de oro y otros textos para cine, (1980). Tanto però da farlo considerare uno dei migliori scrittori del secolo scorso. Vinse premi letterari. Sono state pubblicate nel 2000 tutte le lettere alla moglie Clara Aparicio, Aire del las colinas, Cartas a Clara, perché considerate di valore letterario poetico.

Juan Rulfo Pedro Páramo


Juan Rulfo fotografò molto. Prima di diventare scrittore, Rulfo iniziò a fotografare intorno al 1930. Gli anni Quaranta e Cinquanta furono centrali nella sua vita: produsse il suo corpus fotografico all’epoca in cui apparvero El llano en llamas e Pedro Páramo, attività che ha combinato con il suo lavoro e i viaggi come venditore di pneumatici per la ditta Goodrich Euzkadi. Da questi viaggi e dalla sua precoce predilezione per l’alpinismo – camminava tanto che sua zia Lola lo chiamava “Juan gamba di cane” – sono nati molti suoi progetti fotografici.
La data 1980 è importante nella vita del fotografo Rulfo perché, nell’ambito dell’omaggio che gli è stato reso quell’anno in Messico, si è tenuta una grande mostra della sua fotografia al Palazzo delle Belle Arti. Fino ad allora si sapeva poco dell’estensione e della qualità di questa sfaccettatura creativa dello scrittore, che alcuni ritenevano un hobby in più tra i loro: la musica barocca, la lettura invasiva e il cinema. Da allora è arrivato il riconoscimento e quella frase forte di Susan Sontag nel suo libro Sulla fotografia: “Juan Rulfo è il miglior fotografo che abbia mai incontrato in America Latina”.
Dopo la sua morte, la sua famiglia ha informato che c’erano circa 7000 negativi lasciati da Rulfo. Suo figlio Juan Carlos è stato incaricato di ordinare quel grande archivio accumulato dallo scrittore nelle scatole da scarpe in una stanza della sua casa. L’archivio è stato trasferito alla Fondazione Juan Rulfo diretta da Víctor Jiménez.
La scena delle foto è il Messico rurale degli anni Quaranta e Cinquanta, con i villaggi, larchitettura coloniale e quella precolombiana, una natura affascinante ma non certo benevola, e naturalmente il popolo, quello autentico.
Nel 2001 è stato pubblicato uno splendido volume dedicato alle foto di Rulfo esse, edito ora in Italia da Jaca Book, mentre tali immagini sono state oggetto, di unesposizione nellambito del Mois de la Photo a Parigi.
Le sue foto meriterebbero una mostra anche in Italia.

Una foto di Rulfo. Donna anziana seduta sulla soglia di una casa di villaggio, 1950

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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