La narrativa occidentale, dopo più di un anno di guerra, continua a descrivere lo scontro come una guerra di conquista e difesa territoriale per raccogliere il massimo consenso intorno al sostegno a Kiev. Sul terreno invece, metodicamente, le forze armate russe distruggono l’esercito ucraino che, per chi non avesse compreso, è stato riallestito e riarmato dalla NATO per la terza volta utilizzando stavolta l’etichette per i media di “controffensiva”.

Controffensiva, Kiev vince la guerra su Twitter ma la realtà sul terreno è tragica

Uno degli errori più scellerati che si possano commettere in guerra è immaginare che l’avversario si comporterà come tu prevedi faccia perché, nelle stesse condizioni, ti comporteresti così. Che è quello che sta più o meno capitando con le analisi che i nostri ‘esperti” sui media ci propinano della guerra russa in Ucraina.

La narrativa occidentale, dopo più di un anno di guerra, continua a descrivere lo scontro come una guerra di conquista e difesa territoriale per raccogliere il massimo consenso dell’opinione pubblica riguardo i molteplici sostegni a Kiev.

Sul terreno invece si vede tutt’altro, come invece sottolineano quasi tutti gli osservatori indipendenti degli aspetti strettamente bellici e strategici, ovvero che continua senza sosta la pressione delle forze russe finalizzata a demilitarizzare l’impianto bellico del combinato Ucraina/NATO.

E in questa visione la Russia si avvicina tangibilmente ai reali obiettivi della sua campagna militare. E badate bene, non è una interpretazione “putiniana” ma semplicemente quello che è stato dichiarato apertamente, più volte, dalla Russia, fin dal primo giorno dell’inizio di quella che Mosca definisce “Operazione speciale“.

Già, perchè c’è questo aspetto, parte della strategia comunicativa atlantista, detta anche più semplicemente propaganda, che sta costruendo e diffondendo una narrazione che non prevede l’ascolto e la divulgazione delle altre fonti, considerate inattendibili “a prescindere”.

Per cui da oltre un anno si ripete che le cose vanno male per Putin poichè avrebbe dovuto “prendere Kiev dopo 3 giorni” senza che questa cosa sia stata mai pronunciata da nessun membro del governo o delle forze armate russe, e per altro non sia stata vista nemmeno come opzione sul terreno, vista la modalità di condotta dell’operazione e il numero di militari impiegati. E contemporaneamente non si tiene conto di quello annunciato dallo stesso presidente russo nel discorso che pronunciò all’indomani dell’inizio del conflitto in cui dichiarava cause, intenzioni e tempi.

Se sulle cause si può discutere a lungo e sono ovviamente soggette ad interessi, interpretazioni e ideologie (si, anche quella!), su intenzioni e tempi invece siamo nel campo dell’osservazione dei fatti. La Russia annunciava l’intenzione di denazificare l’Ucraina (e questo è un artificio politico\propagandistico, ok) e la demilitarizzazione della stessa, prendendosi tutto il tempo necessario. Cosa significa?

Che la Russia intendeva rendere inoffensivo il vicino ingombrante, cioè distruggere le forze armate ucraine e tenerle impegnate fino ad esaurimento. Con queste premesse il conflitto potrebbe durare anni e sarebbe gestito da Mosca nel lungo periodo per suo stesso interesse.

Così, mentre secondo la narrazione ufficiale, la Russia manda in giro un armata Brancaleone di alcolizzati e galeotti, armata di pale, armature raffazzonate, che si sparano da soli nei piedi, si fanno abbattere dal lancio di barattoli di pomodori da parte di nonne contadine, e si bombardano da soli nei posti da loro controllati, metodicamente, le forze armate russe distruggono l’esercito ucraino che, per chi non avesse compreso, è stato riallestito e riarmato per la terza volta, utilizzando stavolta l’etichette per i media di “controffensiva“.

I continui rifinanziamenti, le forniture di armi, l’addestramento di nuove reclute da parte del comparto NATO, uniti alla comunicazione mediatica, vanno non a implementare una strategia di allargamento e potenziamento delle AFU, cosa che sfugge (o volutamente si ignora) ai media ufficiali, ma a rimpiazzare tutto quello che nei mesi precedenti è stato reso inoffensivo.

I fatti dicono che le cose stanno andando come annunciato dalla Federazione Russa.

Le tre dorsali di attacco delle forze armate russe*

Gli attacchi chirurgici ai siti di stoccaggio delle armi occidentali in territorio ucraino rendono evidente la piena capacità offensiva di Mosca sulla totalità del territorio, accorciando il fiato a Kiev e obbligando i suoi alleati della Nato a continui ed inutili sforzi.

L’azione metodica delle forze armate russe, lentamente costruita fin dai primi momenti dell’Operazione Speciale, si sviluppa principalmente su tre dorsali: annientamento chirurgico di tutto il comparto logistico industriale, soppressione dei
reparti operativi accorciando la linea del fronte e concentrando lo scontro in aree determinate, uso moderato e costante della forza, livellandola alla capacità dell’avversario, in maniera che continui ad investire risorse nel conflitto per poi, puntualmente, annientarle.


Ad oggi la strategia del Cremlino risulta vincente a tal punto che le forze di Kiev/NATO non sono in condizione di attuare un’azione di risposta su un fronte che si estende su una linea di circa 1200 km e la situazione difficilmente cambierebbe anche valutando l’ipotesi di un intervento diretto delle potenze occidentali.

Il nodo delle munizioni d’artiglieria da 155mm,indispensabili in questo specifico scenario, che l’Europa vorrebbe fornire a Kiev sembra cozzare con i limiti delle forze armate e dell’industria della Difesa occidentale. Produrre proiettili da 155 mm a un costo medio di circa 4mila euro cadauno comporterà esborsi proibitivi soprattutto a causa dell’aumento dei costi energetici e dell’assenza di quantitativi sufficienti di materie prime in loco.

Le esigenze di guerra si attestano sui 250mila proiettili d’artiglieria al mese, appare evidente che il milione di proiettili che l’industria occidentale potrebbe forse produrre in diversi anni basterebbe solo per 4 mesi ai ritmi di consumo attuale.

Al contrario la Russia, dalla tarda primavera del 2022,è invece passata di fatto a una produzione di guerra senza per questo militarizzare l’economia. É il caso del colosso industriale della Difesa Rostech che, sfruttando energia e materie prime illimitate, ha portato un aumento del 30% la capacità produttiva di sistemi d’arma e munizioni attraverso cicli di produzione 24h/24h.

In una evidente incapacità produttiva per sostenere un confronto simmetrico ed in errore di sottovalutazione delle capacità dell’avversario, l’occidente aspira alla vittoria sul campo e lega il suo destino a quello di Kiev voltando convintamente le spalle ad ogni mediazione.

* Thread di Colonnello Kurtz

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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