Il liberismo di pancia contrapposto ai cattivi maestri di una sinistra che residualmente ragiona di testa, ha prodotto null’altro che una riedizione banalizzata del darwinismo sociale nazista: chi vince prende tutto.

Il liberismo di pancia, la sinistra di testa e i cattivi maestri

Di Francesco Erspamer*

Il popolo della nuova destra liberista e individualista ragiona con la pancia, che è una metafora imprecisa in quanto nell’America e nell’Europa di oggi ben pochi hanno fame o sanno cosa sia la fame e il bisogno, se non di un iPhone ultimo modello, di un SUV o di un pickup a quattro ruote motrici, di una vacanza all’estero, oltre che di droghe, pornografia e altra virtualità.

Ma non mi è chiaro in che organo abbiano sede questa brama di consumismo e questa fuga dalla realtà, per cui resterò con la pancia. Con la quale ragionano i trumpisti, inclusi quelli de noantri – leghisti, fascisti immaginari, anarcolibertari, complottisti –, a compensare la perdita delle tradizioni, della fede e delle virtù che un tempo la destra voleva conservare e oggi annienta in nome del diritto dei vincenti di prendersi tutto e di fare quello che gli pare (una riedizione banalizzata del darwinismo sociale nazista).

Però i loro burattinai ragionano con la testa: sono cinici manipolatori e abili mentitori che sfruttano le frustrazioni e l’ignoranza dei loro seguaci e sostenitori per fare i propri interessi privati, ossia quelli delle loro ricchissime multinazionali.

Purtroppo l’attuale sinistra è speculare. Il suo popolo tende a ragionare con la testa, ossia in termini di progetti e di ideali; e benché anch’esso si stia appiattendo sul presente, mantiene un certo rispetto per la Storia, un vago senso del bene comune e addirittura un po’ di responsabilità nei confronti del futuro.

Ma non i suoi intellettuali, i quali ragionano con la pancia e con gli organi genitali, ancora condizionati dall’ubriacatura di irrazionalismo e di edonismo amorale (il culto della trasgressione e del dionisiaco) che caratterizzò buona parte dei movimenti degli anni sessanta e settanta (quelli che rifiutarono la disciplina del marxismo).

Eccoli lì dunque, questi intellettuali, a ripetere logori slogan pacifisti anche quando occorrerebbero lotta e resistenza, eccoli lì a riempirsi la bocca di presunti valori universali e umani senza accorgersi di promuovere la globalizzazione (e che è per questo che giornali e talk show danno loro tanto spazio), eccoli lì a denigrare lo Stato e il sistema pubblico come dei radicali qualsiasi, a favorirne la privatizzazione e americanizzazione.

La sinistra (definisco in questo modo chi dia la priorità all’eguaglianza economica sulla meritocrazia, ai diritti collettivi sulle libertà individuali e al principio di realtà (o coscienza storica) sul principio di piacere (o pulsione verso il soddisfacimento immediato del desiderio) deve innanzi tutto emanciparsi dai suoi cattivi maestri e dall’ideologia liberal e libertaria che da mezzo secolo l’ha resa l’apripista del neocapitalismo e complice della sua barbarie.

La contrapposizione speculare tra liberismo di pancia e sinistra "di testa"

Ripreso da Francesco Erspamer, professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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