Alexandro Sabetti

Con la nuova composizione i BRICS, dopo l’allargamento che diventerà effettivo nel 2024, controlleranno tra il 42 e il 47 percento della produzione mondiale di petrolio. L’adesione dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e dell’Iran, porterà l’Unione a controllare nei fatti la produzione mondiale di petrolio. Eppure non c’è traccia della notizia sui principali quotidiani italiani.

Rivoluzione BRICS, via all’allargamento

BRICS crescono: da cinque a undici, un terzo del Pil mondiale e metà della popolazione. I nuovi soci dei nuovi ‘non allineati’, hanno un ruolo chiave, si tratta di: Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, invitati a diventare nuovi membri a partire dal 1° gennaio 2024 per completare uno scacchiere che muta la geopolitica mondiale.

E se è immaginabile l’impatto dell’ingresso dei sauditi nell’organizzazione, per le conseguenze sui piani energetici, va sottolineato invece come l’Etiopia sia uno degli hub principali del traffico aereo e commerciale cinese in Africa. Questa ondata di ingressi di area medio-orientale e Mar Rosso fa presagire un maggior peso cinese, perché sembrano ricalcare sia lo scardinamento dell’ordine USA in Medio Oriente, sia la Via della Seta marittima.

I Paesi che finora hanno presentato domanda di adesione sono 22, secondo quanto detto ai giornali dall’ambasciatore sudafricano Anil Sooklal.

Il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha evidenziato che con i nuovi ingressi il gruppo arriverà a rappresentare il 36% del Pil mondiale e il 46% della popolazione globale.

“La Repubblica Islamica dell’Iran è diventata un membro dei Brics. La piena adesione al gruppo delle economie emergenti del mondo è uno sviluppo di portata storica”, ha commentato Mohammad Jamshidi, vice capo dello staff per gli affari politici della presidenza iraniana, confermando ufficialmente la piena adesione di Teheran al gruppo delle economie emergenti.

il premier sudafricano Ramaphosa ha informato che gli stati membri hanno “raggiunto un accordo sui princìpi fondamentali, gli standard, i criteri e le procedure del processo di espansione dei BRICS”.

Tra le proposte su cui si è discusso, una moneta comune alternativa al dollaro per gli scambi tra i Paesi che fanno parte del gruppo. Questa valuta “consentirà maggiori scambi tra Paesi come il Brasile e il Sudafrica senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo”, ha affermato Lula. “La cooperazione tra i Paesi del sud del mondo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo”, ha aggiunto il presidente brasiliano.

La clamorosa censura dei media italiani

Eppure di tutto questo, sui grandi media italiani, non c’è traccia. Una rimozione che ha del clamoroso.

Ad oggi, scorrendo tutta la home di Repubblica e Corriere, i due principali diffusori dell’informazione mainstream italiana, “scrollando” fino in fondo, giù giù dove compaiono le cronache locali, i video di criceti che si tuffano e ricette di melenzane con farina di tarme, su nessuno dei due quotidiani c’è un solo trafiletto su uno degli eventi geopolitici più importanti degli ultimi anni. .

I nostri bollettini dell’informazione, fino a che non arrivano evidentemente ordini narrativi dall’alto, non ritengono di doverci informare. Bisogna pensare al libro di Vannacci e alle ə rovesciate

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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