(Foto di http://www.italiaperme.com/)

Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

L’intervista a Giuliano Amato   ricorda agli smemorati che i paesi della NATO sono abituati a praticare il terrorismo. Come qualificare il tentativo, in quel caso non riuscito, di abbattere aereo libico per uccidere il leader di uno stato sovrano? L’ex-presidente Amato conferma la tesi del compianto Andrea Purgatori e dell’associazione dei parenti delle vittime.

Ricordiamo che si trattava di un’operazione congiunta perché quella notte era in corso una finta esercitazione della NATO che doveva servire da copertura all’attacco terroristico.

Proprio Andrea Purgatori denunciò che gli USA avevano finto di collaborare alle indagini rispondendo formalmente alle rogatorie ma senza fornire gli elementi richiesti dai giudici.

Amato, come nota Bobo Craxi, retrocede  la data della telefonata con cui Craxi salvò la vita di Gheddafi. Si trattava del 1986 quando Reagan fece bombardare la residenza del leader libico.

Anche quello era un atto terroristico in violazione del diritto internazionale.

Come d’altronde è stata la guerra della NATO che ha raso al suolo la Libia e si è conclusa con l’efferato omicidio di Gheddafi.

Gli oltranzisti atlantisti dovrebbero smetterla di presentare la Nato e l’Occidente come l’incarnazione del bene e del diritto.

I cittadini italiani su quel volo sono stati vittime del terrorismo di cui USA, Francia, Gran Bretagna e in generale la NATO sono soliti servirsi.
E non hanno mai smesso.

Chiediamo al governo italiano di convocare  l’ambasciatore francese e il Segretario Generale della NATO.
Ricordiamo che esiste un’altra versione sull’abbattimento del Dc9 Itavia, quella raccontata dal maresciallo radarista Alberto Dettori poi suicida(to?) al capitano Ciancarella e che attribuiva a un F104 italiano l’abbattimento. Anche in quel caso comunque la regia sarebbe stata made in USA.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento Unione Popolare

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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