Suscita grande preoccupazione la decisione del Governo di usare l’esercito per compiti di ordine pubblico . Una preoccupazione che va misurata ben oltre il numero degli effettivi che saranno impiegati nel lavoro di controllo del territorio, in luoghi strategici come aeroporti e stazioni ferroviarie.

Il segnale che ne deriva è quella di una irresistibile tendenza alla militarizzazione del territorio prima ancora che del conflitto e del contrasto a situazioni “devianti”.

Una situazione che, naturalmente, fa il paio con l’idea della chiusura dei porti e dell’utilizzo della marina militare: ricordando come, in questi casi, si tratti del respingimento dei migranti e non tanto della lotta ai cosiddetti “scafisti”.

Si tratta di un tema di grande delicatezza considerato che si intende rubricarlo alla voce “sicurezza” mentre l’esatta catalogazione del provvedimento dovrebbe essere quella di “repressione” esercitata senza individuare con chiarezza bersagli e limiti possibili degli interventi.

Debbono essere sollecitate, allora, le forze parlamentari della sinistra, democratiche e progressiste allo scopo di aprire immediatamente un dibattito su questo punto con l’eventuale coinvolgimento delle Camere in una precisa presa di posizione.

Vale la pena ricordare la definizione di Eduardo Galeano circa il termine “democratura” (il modello cui si ispira la destra italiana che guarda ai regimi polacco e ungherese):  “regime politico improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale”.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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