La Commissione europea ha proposto di modificare lo status di protezione del lupo da specie “strettamente protetta” a solamente “protetta”. La perdita dell’avverbio aprirebbe così la porta alla caccia, seppur con le limitazioni imposte dagli Stati membri poiché ancora “obbligati a garantire che venga raggiunto e mantenuto uno stato di conservazione favorevole per le popolazioni nelle loro regioni biogeografiche”. Sarebbero oltre 20.000 gli individui presenti nel territorio europeo secondo la Commissione, un numero che rappresenta “una vittoria per la conservazione della specie” ma anche “un rischio per i bestiami e le comunità rurali”. La proposta non ha convinto però le associazioni animaliste come il World Wide Fund for Nature (WWF), che scrive di mancanza di prove scientifiche a riguardo e ha accusato Ursula von der Leyen di “sacrificare i successi della conservazione per il proprio tornaconto politico”. Presidente che è stata direttamente interessata dalla vicenda, poiché un pony di sua proprietà è stato ucciso proprio da un lupo il 1° settembre 2022.

Nonostante sia da anni che si dibatte sullo status di protezione del lupo, Bruxelles ha impresso una decisa accelerazione negli ultimi mesi. A settembre l’esecutivo Ue aveva invitato le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate” a presentare dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sui loro impatti. Dalle loro analisi è emerso che le popolazioni di lupi sono “notevolmente aumentate negli ultimi due decenni”, che “occupano territori sempre più vasti” e che comportano «crescenti conflitti con le attività umane, in particolare per quanto riguarda i danni al bestiame, con forti pressioni su aree e regioni specifiche». Da qui la decisione della Commissione, che per diventare effettiva dovrà prima intervenire sulla Convenzione internazionale di Berna sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei, la quale portò alla legge europea che proibisce la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione dei lupi nel territorio dell’Unione. Commissione che ha anche ricordato però che l’adattamento dello status giuridico non significherebbe in ogni caso il via libera ad abbattimenti sistematici, in quanto “l’obiettivo giuridico generale rimane il raggiungimento e mantenimento di uno stato di conservazione favorevole per la specie”. Virginijus Sinkevičius – Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca – ha dichiarato che gli investimenti in misure di prevenzione “rimangono essenziali”, aggiungendo che «la Commissione continuerà a sostenere le autorità nazionali e locali con finanziamenti e orientamenti per promuovere la coesistenza con il lupo e i grandi carnivori in generale».

Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) la popolazione di lupi in Italia è di circa 3.300 esemplari, di cui 950 nelle regioni alpine e 2.400 lungo il resto della penisola. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha commentato la proposta della Commissione definendola «auspicabile e doverosa per garantire la sopravvivenza di altre specie messe a rischio dalla eccessiva proliferazione di questo animale». Ha rilanciato poi Coldiretti, ricordando «le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola», che hanno portato alla «chiusura delle attività e all’abbandono della montagna».

Di opinione diametralmente opposta il WWF, che ha accusato Ursula von der Leyen di “sacrificare i successi della conservazione per il proprio tornaconto politico”. Nel comunicato stampa, l’organizzazione scrive: «Questo è un annuncio oltraggioso che non ha alcuna giustificazione scientifica ma è motivato esclusivamente da ragioni personali e mina non solo lo status di protezione del lupo, ma con esso tutti gli sforzi di conservazione della natura nell’UE. La presidente von der Leyen sta deliberatamente sacrificando decenni di lavoro di conservazione per il suo tornaconto politico, facendo eco ai tentativi dei suoi alleati politici di strumentalizzare il lupo come capro espiatorio per i problemi socio-economici nelle comunità rurali. Ciò è inaccettabile e può creare un precedente pericoloso per tutte le specie e gli habitat all’interno e all’esterno del territorio dell’UE». Tra le accuse inoltre, viene anche ricordato che proprio l’anno scorso la stessa Ue aveva respinto il tentativo della Svizzera di declassare lo status di protezione del lupo sostenendo che non aveva ancora raggiunto uno stato di conservazione nella maggior parte degli Stati dell’Unione e che secondo un recente sondaggio il 68% degli abitanti rurali ritiene che i lupi debbano essere rigorosamente protetti e il 72% concorda sul fatto che abbiano il diritto di coesistere.

[di Roberto Demaio]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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