Alessandro Ferrett

Gli USA affermano pubblicamente di non volere che Israele attacchi Rafah, ma nel frattempo regalano al governo Netanyahu aerei da guerra e tante bombe, tra le quali 1800 bombe MK84 da una tonnellata.

Queste bombe sono completamente “non intelligenti”: ognuna di esse ammazza qualsiasi cosa si trovi nel raggio di 400 metri dal punto di impatto, che corrisponde a mezzo chilometro quadrato.

1800 bombe simili possono quindi devastare oltre 900 chilometri quadrati di territorio. La superficie della striscia di Gaza è di 365 km2: quindi le bombe possono distruggere l’intera striscia non una, ma quasi tre volte.

Ipocrisia USA: prossimo bersaglio, l’Iran

Il bombardamento israeliano dell’ambasciata dell’Iran in Siria, per la legge internazionale, equivale a un attacco militare diretto contro il territorio iraniano.

Gli USA dicono di non saperne niente, ma allo stesso tempo stanno per cedere 50 F-15 agli israeliani e 30 missili aria-aria. Gli F-15 sono velivoli da superiorità aerea, ovvero il loro ruolo principale è distruggere gli aerei e le difese aeree nemiche, e i missili aria-aria servono solo ad abbattere aeroplani nemici.

Hamas naturalmente non possiede nè aerei nè difese aeree, e neanche Hezbollah in Libano o gli Houthi in Yemen hanno nulla di simile. È quindi assolutamente evidente che il bersaglio di queste armi sarà proprio l’Iran, appena deliberatamente aggredito.

Il che ovviamente significa che gli USA non solo stanno supportando un genocidio, ma stanno preparando una guerra di aggressione contro una nazione di 85 milioni di abitanti che va a sommarsi alla disastrosa guerra in Ucraina contro il secondo esercito del mondo. L’Iran dista oltre ottomila km dagli USA, ma poco più di mille km dall’Europa.

Cosa facciamo per salvare il futuro dei nostri figli?

Mentre i peggiori minchioni straparlano di antisemitismo per silenziare i costruttori di pace si sta rapidamente realizzando lo scenario peggiore, quello in cui ai nostri figli verrà messo un fucile in mano e verranno spediti a farsi ammazzare.

Non succederà ai figli dei ricchi, ovviamente: il figlio di Netanyahu non è mica a Gaza, è in Florida a godersi la vita.

Sting, negli anni ’80, scriveva a proposito della paura di una guerra con l’Unione Sovietica: “spero che anche i russi amino i loro bambini”.

La domanda che mi faccio è: noi italiani, così famosi nel mondo per i legami familiari, li amiamo davvero i nostri figli? Siamo davvero così rimbecilliti da non afferrare la solare evidenza della corsa alla guerra, o semplicemente ci interessa di più tifare per Sinner?

Aaron Bushnell, prima di immolarsi davanti al consolato israeliano, inviò un messaggio a ciascuno di noi: se ti stai chiedendo cosa faresti per impedire un genocidio, beh, è ciò che stai facendo in questo momento.

Adesso possiamo aggiungere un altro pezzo: ti sei mai chiesto cosa faresti per cercare di salvare i tuoi figli dall’essere ammazzati in guerra? La risposta, per decine di milioni di italiani, è purtroppo la medesima: niente di niente di niente.

*Alessandro Ferretti è su https://alessandroferrettiblog.wordpress.com/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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