La comunicazione politica attuale ha fatto uno scatto in avanti negli ultimi anni, quando si parla della paura del diverso, dell’estraneo, del migrante. La narrazione identitaria prevalente usa questa chiave di lettura: l’odio, la discriminazione. E fornisce una facile soluzione ai problemi attuali alla periferia del paese Italia, da cui spesso le sinistre si sono allontanate per far spazio a vuoti, colmati spesso da luoghi di incontro che hanno intessuto elementi identitari forti: richiami al passato, alla razza, all’unità nazionale.

di Enrico Strano

 

In queste palestre di vita, che sia una palestra fisica o una strada o un bar, vengono eviscerati e attuati quei piani che a livelli più alti della politica sono proposti come soluzioni semplici a problemi complessi.
I media tradizionali e non ripropongono più o meno gli stessi contenuti, dando forza a queste proposte e proponendo un solo slogan: ora basta, ora è troppo. Troppi immigrati. Ma quando è troppo?

 

Il problema e la soluzione

Il problema in sé lo conosciamo e chi più chi meno si è visto investito: chi non ha più lavoro perché assumono un immigrato al posto suo, chi decide di togliere il figlio dalla classe perché vi sono troppi compagni stranieri e c’è chi si arrabbia perché una casa popolare spetterebbe prima a noi, agli italiani, a quelli che c’erano prima.

L’immigrazione è il tema cardine che ha rischiato e rischia di compromettere gli equilibri fragili delle nostre periferie, che già hanno visto impoverimento, immigrazione ed emigrazione, disoccupazione, spaccio di droga, perdita dell’identità e della socialità.

La cronaca degli ultimi giorni è un insieme di brutte storie, risultato di due fattori che vanno presi insieme e non isolatamente: ci sono tanti immigrati che non fanno niente (dato non vero, ma che ha alta visibilità se ci si sposta nelle periferie e nei luoghi di ritrovo dei migranti) e lo Stato non ha fatto niente per tutelare gli italiani da quei soggetti che si ritrovano da noi senza un lavoro e commettono delitti.
La mattina del 2 Febbraio, Luca Traini decide di impugnare una pistola e fare pulizia e giustizia da sé, dare un segnale forte, scuotere la coscienza del paese, laddove sente che non è presente uno Stato forte che risolva i problemi reali della persone.

Persone come Pamela, fuggita da una comunità per tossicodipendenti, e successivamente uccisa da un ragazzo nigeriano, Innocent Osenghale. Il cadavere occultato in due valigie, lavato con candeggina, il pube asportato probabilmente per non far emergere lo stupro, e il corpo fatto a pezzi. Una storia macabra, orribile, nella stessa città dove vive Luca. Luca che era innamorato di una ragazza romana tossicodipendente. Scende in strada e via a cercare il nero, il diverso, il migrante, le persone che possono aver fatto o che faranno cose simili.

 

Da dove cominciare

In questi anni, politica e comunicazione politica hanno subito uno scollamento, uno scollamento che riguarda i temi e le soluzioni proposte. Perché le soluzioni di chiusura delle frontiere, gli hotspot, la militarizzazione, passano tutti da un meccanismo ben più ampio, che è quello comune europeo e
chi imbastisce meglio temi dell’odio, della chiusura delle frontiere e dello stop della migrazione, ha anche assenze medie più alte nel parlamento europeo: segno di disinteresse nel richiedere una coesione maggiore ad un livello superiore, perché si strutturino nuove politiche in grado di rispondere realmente al problema.

Questo lassaiz-faire, è in realtà il serbatoio da cui si attinge l’odio. Se l’impianto legislativo attuale, a livello italiano ed europeo, non è in grado di rispondere al dramma della migrazione, il problema rimane lì intatto, convogliato nei quartieri. Accendendo quei focolai di scontro utile a far crescere il voto delle destre.

Dalla Bossi-Fini ad oggi nessun passo è stato fatto nel nostro paese. Non esistono controlli precisi per chi non ha cittadinanza. Dublino III fa permanere il dovere di prendersi in carico della persona arrivata al primo paese europeo di sbarco e le ricollocazioni in altri paesi tendono a diventare solo un miraggio, un tentativo mal riuscito.

 

Armare le mani

Le responsabilità per quanto avvenuto sono da chiarire al più presto, condannando fermamente quanto avvenuto in questi ultimi anni, condannando la retorica, l’odio, la rappresaglia e i comportamenti da lupo solitario che sono l’altro lato della medaglia del terrorismo.

Perché ad armare la mano di Luca Traini è stata anche la retorica, l’ondata di odio verso il diverso, la richiesta di sicurezza nelle città, la richiesta di “diritti prima per qualcuno in particolare”.
Quando un gruppo politico arma la mano di qualcuno è già un atto terroristico, si rende mandante dell’attuazione di un preciso scopo ideologico, mentre i media gli fanno da cassa di risonanza.
Nella realtà dei fatti, vi sono sei persone sono rimaste ferite, una ragazza è stata orrendamente trucidata, e una campagna elettorale sta iniziando, un passo indietro o una soluzione è quanto meno urgente.

 

http://www.sinistraineuropa.it/linguaggi/il-ruolo-odio-nella-comunicazione-politica-odierna/

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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