Giulio Chinappi

In seguito alla vittoria elettorale di Sinn Féin, i media e le forze dell’ordine si stanno impegnando in una campagna mediatica per ricordare i legami tra il partito e l’IRA. Intanto, il primo ministro Leo Varadkar ha rassegnato le proprie dimissioni.

C’era da aspettarselo: la vittoria elettorale di Sinn Féin, il partito nazionalista di sinistra favorevole alla riunificazione dell’Irlanda, non poteva che creare scompiglio tra le forze dell’establishment. Per questo motivo, in seguito al successo della forza guidata da Mary Lou McDonald, i mass media e persino la polizia di Dublino si sono impegnati in una campagna mediatica per denigrare il partito, ricordare i suoi passati legami con il gruppo armato dell’IRA (Irish Republican Army) e delegittimare dunque la volontà popolare espressa attraverso il voto nelle urne.

Proprio in queste ore, il Financial Times ha riportato l’intervento di Drew Harris, commissario della polizia nazionale, che ha affermato che i legami tra Sinn Féin e l’IRA sarebbero ancora esistenti, arrivando addirittura a dire che il partito sarebbe ad oggi supervisionato dal “consiglio dell’esercito” del gruppo paramilitare.

Non si è lasciata attendere la secca la risposta della leader del partito. McDonald ha infatti ricordato ad Harris che la lotta armata dell’IRA si è oramai conclusa, e che l’attuale partito non ha nulla a che vedere con quell’epoca. La stessa McDonald è infatti la prima leader nella storia di Sinn Féin a non avere un passato di coinvolgimento diretto nella lotta armata, fatto che ha aiutato gli elettori a superare il precedente ostracismo nei confronti del partito. “Non rispondo per l’IRA, non sono un portavoce dell’IRA. Sono il capo del Sinn Féin, e vi sto dicendo che la guerra è finita“, ha dichiarato McDonald.

Anche Michael Martin, leader del partito di centro-destra Fianna Fáil, si è lasciato andare a dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti del partito più votato dagli irlandesi. Secondo Martin, il partito di McDonald non rispetterebbe gli “standard democratici”, ed avrebbe causato problemi le cui vittime “non hanno mai ottenuto giustizia”.

Appare chiaro come questo ed altri attacchi siano stati orchestrati per mettere i bastoni fra le ruote al partito più votato dai cittadini della Repubblica d’Irlanda, e soprattutto ai tentativi di McDonald di formare un nuovo governo di centro-sinistra, dopo anni di dominio dei partiti di destra. In attesa che i partiti irlandesi vengano a capo del difficile enigma della formazione del nuovo governo, il taoiseach (primo ministro) in carica, Leo Varadkar, appartenente al partito di centro-destra Fine Gael, ha rassegnato le proprie dimissioni al presidente Michael Higgins. Il quarantunenne, in carica dal giugno 2017, manterrà comunque il proprio ruolo insieme ai ministri del suo esecutivo fino a quando non si arriverà alla formazione di una nuova maggioranza.

Per il momento, sia il partito Fine Gael di Varadkar, passato dal primo al terzo posto in occasione delle ultime elezioni, sia l’opposizione di Fianna Fáil, l’altro partito di centro-destra che ha ottenuto il maggior numero di seggi, hanno escluso la coalizione con Sinn Féin, utilizzando come pretesto principale proprio il passato rapporto del partito di sinistra con l’IRA. Tuttavia, le differenze tra i partiti riguardano soprattutto le politiche progressiste e popolari che Sinn Féin vorrebbe mettere in pratica, oltre alla questione della riunificazione con l’Irlanda del Nord, che provocherebbe un inevitabile scontro diplomatico con il governo britannico.

I primi tentativi di votazione nella camera bassa del parlamento irlandese, la Dáil Éireann, si sono risolti in un nulla di fatto, visto che nessuno dei candidati alla guida del governo ha raggiunto la maggioranza. Tuttavia, Mary Lou McDonald ha ottenuto più voti sia rispetto a Leo Varadkar che nei confronti di Micheál Martin, leader di Fianna Fáil. Per la prima volta nella storia repubblicana irlandese, un candidato premier non appartenente a Fine Gael o a Fianna Fáil è giunto primo in uno scrutinio. Il quarto candidato, Eamon Ryan del Green Party, ha ricevuto il minor numero di consensi.

Per dare i numeri, McDonald ha ottenuto 45 voti favorevoli, 84 contrari e 29 astensioni; Martin si è fermato a 41 voti favorevoli, 97 contrari e 19 astensioni; il premier uscente Varadkar ha ottenuto il voto di soli 36 deputati, mentre in dodici hanno espresso un parere positivo nei confronti di Ryan. La prossima seduta è prevista per il 5 marzo, nella speranza che le contrattazioni tra i partiti portino alla formazione di una maggioranza.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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